Ritratto d’Artista: La vita ferma, l’origine del mondo, Tumore

Data:

Al Teatro India di Roma

Il mese di maggio è stato caratterizzato allo spazio off,del quartiere Marconi dalla fotografia a tutto tondo della drammaturgia Lucia Calamaro, laureata in arte ed estetica a Parigi, viaggiatrice instancabile, attenta studiosa della vita e della psiche dei singoli individui, colti nel loro tessuto esistenziale con una scrittura fatta di solipsismi, monologhi frammentari, da cui emergono fantasmi, incubi del passato con una tecnica di flusso di coscienza, alla J. Joice lancinanti ed impietosi, ma con quell’ironia ed umorismo tragico di  matrice Pirandelliana. Questi drammi dell’animo umano sono stati ripercorsi a ritroso, come in un “flash back” negli spettacoli portati in scena al teatro India a partire dall’ultimo testo sul dolore,del ricordo dei trapassati, che non ci danno pace e ci tormentano con un istintivo senso di colpa, finché non siamo riusciti ad assorbire in noi e rielaborare la perdita ed il distacco. Tutto ciò è esplicito in “la vita ferma” composto in tre atti nel 2016 in cui in tre atti il marito deve cercare d’esorcizzare lo spettro della moglie ballerina e maestra di danza, che si materializza durante il trasloco con scatoloni in scena e non vuole uscire dalla sua mente, riandando a quando andavano insieme ai controlli medici con le varie scatole dei farmaci sul palcoscenico come i libri nel primo atto ed i fiori nel terzo in cui l’uomo s’incontra con la figlia sulla tomba della moglie/mamma. L’evento doloroso spesso tronca pure i vincoli affettivi ed infatti da tempo i due non si vedevano,per cui l’occasione è buona, per tentare di riannodare i rapporti con la festa del 40° compleanno della donna, interessandosi a lei come se avesse ancora 27 anni e rammentando quando a scuola ci si informava sul suo rendimento e la s’aiutava  a fare i compiti. Poi a poco a poco i ricordi svaniscono, la mente s’offusca e la vita diventa piatta e noiosa senza più un sussulto emotivo che la renda vibrante. Il lavoro in cui la regia della Calamaro ha incarnato i pensieri intimi nei personaggi. Gli interpreti di questa pièce sono Riccardo Goretti, Alice Redini e Simona Senzacqua. Nella seconda drammaturgia, sempre in tre atti, intitolata “l’origine del mondo” è stato analizzato un interno domestico in cui convivono madre e figlia, due esseri abulici, nevrotici, schizofrenici e da spesse sedimentazioni o turbe psichiche, un’autentica fenomenologia dell’esistenza borghese in un notturno bulimico nel primo atto,dominato come un feticcio mostruoso dal frigorifero, davanti a cui Daria bulimica è indecisa su cosa mangiare.Ella è un’inetta sveviana, dialoga spesso con la figlia Federica anche lei complessata e si dissociano spesso in paziente e dottoressa per crisi identitarie. Nel terzo atto compare infatti la psicanalista che sembra più schizzata della repressa padrona di casa, che alla sua effervescenza interiore oppone un ostinato mutismo, per mancanza di coraggio e fiducia in se stessa. A rimproverarla provvede la madre che le rinfaccia la vita fallimentare,la volontà di rinchiudersi come un guscio di protezione in casa e di essere praticamente una larva insieme alla figlia,con cui magari fa funzionare la lavatrice senza i panni. La mamma,impersonata da Daria Deflorian, è invece vulcanica frequentatrice di chiese e salotti culturali. Ovunque regna disordine:armadi spalancati, arance e mele per terra.Il testo, che è stato realizzato principalmente con la dialettica briosa e suggestiva, ma talora logorroica e virtuosistica, retorica, di Daria Deflorian e Federica Santoro ha ricevuto tre premi UBU nel 2012(Nuovo testo drammatico e miglior attrice protagonista). Questo pessimismo esistenziale sartriano,da cui per contrasto scaturisce una folle ironia,era ancora più terribile nell’esame scrupoloso e senza indulgenze della paura della malattia terminale.Nel primo testo della trilogia, l’ultimo, redatto nel 2006: “Tumore”, uno spettacolo desolato,destinato alla cupa e tragica messa in scena con Benedetta Cesqui e Monica Mariotti. Infatti si parla di quei  colpi del destino spietato che ti colpiscono nel pieno della vita e ti strappano ai tuoi cari mentre a te non resta che mostrare una notevole forza d’animo per confortare genitori e familiari, sapendo accettare fideisticamente o con intelligenza la fine senza inutili accanimenti terapeutici. Ciò è quanto accade a  Virginie Larre, storica dell’arte, stroncata da un male incurabile,prima del tempo, accompagnata in ospedale dalla madre che si lamenta frammentariamente in una scena spoglia,che una dottoressa dalla voce rumorosa ed altisonante dirige in modo gerarchico ed implacabile, negando nel colloquio con la vecchia genitrice,uno dei pochi duetti concretizzati nel dramma,ogni speranza.Sulla scena non ci sono oggetti tranne un’anta di legno simbolo di una porta della stanza,un tavolino con due tazzine di caffè ed una tavola da stiro. La malata non compare che in chiusura quando le preghiere non sono servite a nulla insieme ad un ultimo disperato intervento chirurgico; certe volte la medicina non può che riconoscere i suoi limiti, il paziente nella misura in cui vince il suo sconforto prende atto che il mondo continuerà, forse, sarà dimenticato. Tuttavia la Calamaro vuole concludere positivamente la sua dolorosa analisi del momento cruciale per ciascuno dei viventi: con il coraggio e la spiritualità si può seguire un essere apparso oniricamente munito di un’ala,in palcoscenico infatti ne manca beffardamente una, che ci viene a prendere.Insomma si è trattato di una tripla visione di una triade drammaturgica nuova meritevole di considerazione per un rinnovamento del già apprezzato repertorio classico, garanzia sicura di successo borderò.

SusannaDonatelli   

     

3 • 14 maggio
LA VITA FERMA
Sguardi sul dolore del ricordo
dramma di pensiero in tre atti
scritto e diretto da Lucia Calamaro
con Riccardo Goretti, Alice Redini, Simona Senzacqua
assistenza alla regia Camilla Brison – scene e costumi Lucia Calamaro
contributi pitturali Marina Haas – direttore tecnico  Loic Hamelin
Produzione Sardegna Teatro, Teatro Stabile dell’Umbria, Teatro di Roma
coproduzione Festival d’Automne à Paris / Odéon-Théâtre de l’Europe in collaborazione con La Chartreuse – Centre national des écritures du spectacle e il sostegno di Angelo Mai e PAV
Orari spettacolo: ore 20 _ domenica ore 18 _ Durata: I atto 50 minuti – II atto 60 minuti – III atto 35 minuti
16 • 18 maggio
L’ORIGINE DEL MONDO
RITRATTO DI UN INTERNO
scritto e diretto da Lucia Calamaro
con Daria Deflorian, Federica Santoro, Daniela Piperno
luci Gianni Staropoli realizzazione scenica Marina Haas – aiuto regia Francesca Blancato
Produzione Lucia Calamaro, 369gradi, PAV | Diagonale artistica
prodotto da ZTL_pro con il contributo di Provincia di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali in coproduzione con Armunia e Santarcangelo 41 Festival internazionale del teatro in piazza in collaborazione con Fondazione Romaeuropa, Palladium Università Roma Tre,Teatro di Roma
Orari spettacolo: ore 20_ Durata: 3 ore
19 • 21 maggio
TUMORE
UNO SPETTACOLO DESOLATO
scritto e diretto da Lucia Calamaro
con Benedetta Cesqui e Monika Mariotti
luci Andrea Berselli
Produzione Teatro Stabile dell’’Umbria in collaborazione con Rialto Sant’Ambrogio e Lucia Calamaro
Orari spettacolo: ore 20_ domenica ore 18 _ Durata: 1 ora e 40 minuti

 

                                 

Seguici

11,409FansMi Piace

Condividi post:

spot_imgspot_img

I più letti

Potrebbero piacerti
Correlati

Claudia Vincenzino, la Fotografa Ufficiale della Biennale D’Arte Internazionale di Roma 2021

E’ una giovane professionista Claudia Vincenzino, bella, sorridente e...

IL CORONAVIRUS: UN’EPIDEMIA CHE FORSE DOVEVAMO ATTENDERCI

Oggi per la prima volta scrivo una personale riflessione...

L’eterno Glauco Mauri non si rassegna al “Finale di partita”

Teatro Signorelli, Cortona. Martedì 16 gennaio 2018 “EPPURE SI CONTINUA…”...