I vangeli apocrifi arricchiscono il contesto della vita di Gesù in “La buona novella”

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Certe volte il fascino storico e la profondità della dottrina sociale e religiosa di cui furono portatori personaggi leggendari  solleva l’interesse perfino di coloro che respingono a priori questi esseri superiori e che fino a quel momento non hanno voluto avere niente a che fare con loro non riconoscendogli un valore indiscusso ed un messaggio tale da meritare l’attenzione d’uno studio e seria riflessione per una scelta di campo motivata e da giustificare con asserzioni contrarie. Vi sono in questa prospettiva coloro che rifiutano in nome della scienza e del determinismo empirico la teoria creazionistica del Cristianesimo ed in codesta ottica potremmo citare il filosofo e frate nolano Giordano Bruno bruciato per eresia a Campo dei Fiori il 17 febbraio del 1600 ed oggi tra i modernisti il matematico ligio al pensiero scientifico Odifreddi, insieme a tutti i nichilisti e relativisti del nostro tempo a partire dal drammaturgo Luigi Pirandello di cui abbiamo rivisto con piacere la novella “Così è , se vi pare” domenica scorsa alo stabile di Roma con il nuovo direttore artistico Luca De Fusco; tale scritto in atto unico dell’agrigentino fu il fondamento della verità soggettiva e relativa, non più assoluta da cui sarebbe derivato il romanzo “Uno, nessuno e centomila ”cui già s’allude in siffatta breve composizione vertente sullo scontro dialettico tra il signor Ponza funzionario comunale e la signora Frola per l’identità della moglie dell’impiegato. Dunque gli atei per respingere l’idea di Dio devono almeno porsi il problema, mentre vi sono coloro che non se lo chiedono e reputano di vivere ugualmente bene. Costoro sono gli agnostici e tra questi va annoverato il cantautore genovese Fabrizio De André che, scosso nella sua coscienza dal drammatico sequestro che subì in Sardegna nel frattempo che era in villeggiatura nell’isola insieme alla sua compagna Dori Ghezzi, trovò il  pretesto per domandarsi  chi fosse il Cristo venuto a redimerci dal peccato e sconfiggere la morte con la Fede in Lui rivelatore del Padre, promettendo, a chi lo riconosceva liberamente con un atto di adesione al suo “evangelio” o lieto annunzio, la vita eterna in Paradiso ed il conforto della Pace interiore e Speranza su questa terra nei momenti di sofferenza e dolore, come quelli che visse lui in mano ai banditi dell’”Anonima sequestri” nell’impervia Barbagia con il nuorese e logudorese del  Gennargentu. Uscito provato da tale indimenticabile esperienza, che mise a cimento la sua fermezza di resistenza ed indomito carattere con la tempra della sua ferrea volontà di sopravvivenza, volle farne un’epopea musicale che potesse restare a testimonianza di coloro che ammiravano la sua indole e vena di geniale versificatore canoro, impreziosito dal contatto con quella terra brulla ed arida che aveva scelto come sua naturale residenza e seconda patria natia. L’album “La Buona Novella” fu dato alle stampe dall’autore nel 1970 come un’opera da camera arricchita dall’estrapolazione dai Vangeli apocrifi di note avvaloranti con circostanze non conosciute ed ulteriori personaggi la personalità di Cristo discendente dalla casa di Davide co Santa Anna e Gioacchino che partorirono Maria , a cui bisognava dare uno sposo e pertanto un tale Isaks capo della categoria dei falegnami fu incaricato di selezionare quello più adatto che fu intravisto nella persona di Giuseppe, cui poi sarebbe apparso in sogno l’angelo sussurrandogli di non avere paura di prendere in moglie Maria perché in lei si sarebbe realizzato lo Spirito divino per volontà del Padre. Adesso il teatro di Bolzano con il teatro della Toscana , delle Marche ed il Carcano di Milano riprendono in mano con la regia di Giorgio Gallione il lavoro e ne fanno uno splendido prodotto in prosa e musica del Teatro Canzone in cui l’ascolano Neri Marcorè funge da fine dicitore raccordatore e sublime cantore, rievocando i fasti ereditari della casa di Abramo ed Isacco, Giacobbe, per arrivare fino a Davide e poi cantare i principali fatti dell’esistenza di Cristo fino alla fatale Passione e morte in Croce sul Calvario ,  affiancato dal ladrone buono Tito il cui nome è ricavato dai Vangeli non riconosciuti e pertanto apocrifi .Egli è supportato da un a splendida orchestra  polistrumentale in cui Giua è chitarra e voce ,Barbara Casini chitarra e percussioni ,Anais Dragoo suona il violino ,Francesco Negri il pianoforte ed Alessandra Abbondanza la fisarmonica, ma tutti cantano anche splendidamente e Rosanna Naddeo incarna la “Stabat mater lacrimosa iuxta  crucem” fino a che le fu affidato il discepolo prediletto Giovanni come suo figlio spirituale, ovvero la Chiesa da proteggere e custodire .Le canzoni di Fabrizio sono intrecciate ai brani apocrifi cui egli s’è ispirato: dal Protovangelo di Giacomo al Vangelo Armeno dell’Infanzia di Gesù per toccare frammenti dello Pseudco – Matteo.  I pezzi originali quindi degli altri Vangeli e le canzoni si fondono mirabilmente nell’interpretazione sentita e fatta propria da Marcorè sul palcoscenico dove   la curva della grande  struttura centrale in metallo  s’accoppia con il vicino basamento ferreo della rosa mistica da cui scendono in estatica visione svolazzante dall’alto dolci petali quali espressione della fonte sacra e mitica, letteraria, nella descrizione rielaborata dall’apprezzato cantore genovese, del primo Maestro protosocialista e “rivoluzionario” del mondo a titolo della fratellanza e della Carità universale, sapendo perdonare secondo la massima “Nessuno tocchi Caino” e rimettere i debiti e le mancanze dell’altro nei nostri confronti fino a “Settanta volte sette” come Cristo insegnò a Pietro in nome d’un’incommensurabile Misericordia umana a somiglianza di quella del Padre ,a cui immagine siamo stati fatti .De André disse che un artista deve saper commentar gli avvenimenti del suo tempo; oggi  in verità ne stanno accadendo di drammatici a cominciare da tre guerre: in Ucraina, Palestina  e del clima per un arduo cambiamento della relazione con il “gas serra “ e l’ozono, usando gli strumenti dell’Arte che rappresenta in sommo grado. Per un cantante, letterato, filosofo ed umanista, non  vi possono essere che l’allegoria, la metafora dell’Amore sacrificale nella sua doppia Natura umana e divina ed il paragone. Il Coro delle madri ed il popolo può essere rapportato a quello ucraino ed ebraico che ha protestato davanti alla Knesset e casa di Nethaniau per non intendere la causa della trattativa ed accordo di tregua con Hamas  per la liberazione degli ostaggi, senza voler insistere nella sua protervia  belligerante e spietata determinazione di distruggere la città di Rapah nella striscia di Gaza a Sud , vendicandosi pure dei bombardamenti iraniani su Israele nonostante la moderazione invano raccomandatagli da Biden , che ha precisato che gli USA non parteciperanno alla reazion e su Teheran al fine d’una reciproca deterrenza. La “Buona Novella” è durata 80 minuti e sarà replicata al Quirino alias Gassman fino  al 28 p.v.; pure se liturgicamente non siamo più nel tempo di Natale ma ordinario della Chiesa per giungere a quello di Pentecoste, è stata ugualmente seguita dalla gremita platea con concentrato interesse per il supporto cognitivo degli apocrifi evangelici alla trasposizione teatrale della Sacra Rappresentazione Redentrice di Cristo.

Giancarlo Lungarini

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