“FLASHDANCE”: Perché sfidare un mito?

Data:

Al Teatro Nazionale di Milano, fino al 31 dicembre 2017

Ha debuttato a Milano una seconda versione teatrale italiana, dopo quella del 2010 di Flashdance, celeberrimo film del 1983, icona del suo tempo. La storia di Alex, che di giorno lavora come saldatrice in una fabbrica e di sera come ballerina in un locale, che si innamora del suo ricco datore di lavoro, Nick, che sogna di studiare per diventare una danzatrice professionista, ha ispirato tutte le ballerine della sua generazione, e non solo. Chi, soffrendo alla sbarra o china sui libri, aspettando la lezione di danza, non ha sognato di poter avere la stessa fortuna di Alex? Un film-mito, con una colonna sonora splendida firmata Giorgio Moroder, interpretato da Jennifer Beals nel ruolo di Alex, che, come spesso succede, dopo questa esperienza non ha più fatto nulla di così eclatante. Alex è lei, e cercare di emularla è praticamente impossibile, perché nell’immaginario collettivo ha il suo volto e la sua bellissima tecnica di danza. Non particolarmente bella, ma azzeccata nella parte della ragazza qualunque, autodidatta, che sogna un futuro diverso dalla fonderia. La produzione della Stage Entertainment, che ha portato in Italia tanti musicals, vede una versione del film (uno dei pochi a nascere come film e non come musical teatrale) abbastanza distorta. Tante cose sono state modificate. Per esempio, la migliore amica di Alex, Jeanie, che sogna di diventare una stella del pattinaggio sul ghiaccio, non c’è: al suo posto troviamo il personaggio di Gloria, una collega ballerina del locale. Il locale concorrente da Zanzibar è diventato Chamaleon; l’ex moglie di Nick, Katie, non compare proprio.
Sfidare un mito di queste dimensioni è un’impresa non da poco, ma la regista Chiara Noschese, stupenda performer lei stessa, si prende il rischio. Alex è Valeria Belleudi, una delle tante ex Amici: regge decisamente bene il confronto, bella voce, buona tecnica di danza, anche lei riccia ma con il bruttissimo vizio di sistemarsi i capelli in continuazione; per una volta, si vede un’artista che si diverte e ci mette l’anima, al contrario di molte interpreti troppo meccaniche e poco convinte, anche se, senza dubbio, è difficile non fare confronti con il mito. Nick è Lorenzo Tognocchi, altro ex Amici, abbastanza insignificante: presenza scenica poco incisiva che fa rimpiangere, e parecchio, Michael Nouri. Gloria è una carinissima Elisa Lombardi, bella voce e bella caratterizzazione del personaggio; nello stess locale dove lavorano Alex e Gloria ci sono anche altre due interpreti femminili: Kiki, la stupenda Ilaria De Rosa, dalla voce pazzesca, è senza dubbio la voce migliore del cast; oltre a lei, Rossella Contu è Tess, brava e simpatica. Jimmy, il cugino cuoco che sogna di fare il comico ma con davvero poca fortuna, è l’ex Jersey Boy Marco Stabile: nel ruolo, sicuro di sé, molto simpatico, è davvero un piacere averlo sul palco. Completano il cast la splendida Hannah di Altea Russo, indimenticabile Frau Blucher in Frankestein Junior, che è l’anziana insegnante di danza classica rimasta al suo periodo nei Ballet Russes ma capace, con questa regia, di battute e simpatia senza pari, e C.C., il padrone del Chamaleon, Michel Altieri, un personaggio negativo, decisamente sbruffone ed anche poco pulito.
La regia è bella, dinamica, a volte un po’ troppo con salti di scena a destra e sinistra; le coreografie di Marco Bebbu molto jazz, come si usava al tempo del film, con un corpo di ballo solido, pochi danzatori maschi e poco in evidenza, brave le ragazze.
Dal punto di vista musicale, lo spettacolo è abbastanza deludente: la durata si allunga molto a causa di una serie infinita di canzoni inedite in italiano che nulla hanno a che fare con l’originale; di contro, non tutti i brani del film sono presenti, e quelli che ci sono, sono in inglese: un pasticcio linguistico fra inglese ed italiano che non giova alla riuscita dello spettacolo. C’è Maniac, anche se purtroppo solo accennata; c’è il What A Feeling! finale, interpretata nel film dalla voce spaziale di Irene Cara, c’è Manhunt, il celebre pezzo dove la grandissima Cynthia Rhodes danza con una maschera da football americano, con la coreografia completamente stravolta. Ma perché? Altri pezzi cult come He’s A Dream, Lady Lady, Lady, Romeo, Imagination, Seduce Me Tonight non sono proprio presenti; in compenso, questi nuovi brani che, indipendentemente dal valore artistico, nulla hanno a che fare con il titolo. Il pubblico si aspetta il film, perché un film così cult non si può cambiare. Perché sfidare un mito?

Chiara Pedretti

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