“Il maestro + Margherita” di Gianni Petrizzo. Leggerezza di un incanto perso nei ricordi del tempo

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Esce nelle sale il film del regista Gianni Petrizzo “Il maestro + Margherita”. Ci vuole coraggio, oggi, a parlare di sentimenti, o dell’incanto di un amore puro, autentico e di anime “povere e semplici” (come recita il titolo di un romanzo della Ortese). In una lingua che oscilla tra l’italiano letterario e un dialetto corposo, sonoro, con i tagli di luce in bianco e nero che ricordano il neorealismo di Fellini e Pasolini, il regista Gianni Petrizzo e lo sceneggiatore Giovanni Laurito rielaborano, attraverso l’innesto delle stesse evocazioni simboliche, il cinema dell’epoca che vanno a raccontare come in una favola antica, recuperata con una grazia, una leggerezza, un incanto che non possono lasciare il pubblico indifferente.Il film Il Maestro e Margherita rappresenta, in un racconto corale, una vicenda d’amore e di memoria, una storia ambientata in un Cilento arcano e remoto, a metà tra gli anni Cinquanta e Sessanta. È un risveglio alla vita, alla partecipazione umana, una favola antica: a Tolve, un borgo del Cilento, un giovane maestro, trasferito da Salerno al primo incarico, scopre una realtà contadina sconosciuta, riti e tradizioni antiche che lo riempiono di stupore fino a farlo innamorare di Margherita, una giovane donna del paese che trasforma la poesia dei libri in espressioni semplici e naturali, attraverso la magia della natura e dell’invisibile. Così, attraverso questo legame d’amore, le montagne, i pascoli, le povere case in pietra riescono a raggiungere una loro suggestiva poetica autonomia per diventare come metafore parlanti che non hanno quasi bisogno della parola per farci ascoltare, capire, sentire l’arcano stupore e la purezza di quei sentimenti che si vogliono raccontare. Altri temi centrali sono poi il costante contrappunto tra infanzia e vecchiaia, l’eterno conflitto fra verità e inganno, il tema del doppio e degli equivoci che si intrecciano nelle sequenze umoristiche del film.

La cifra stilistica che connota “Il Maestro e Margherita”si riconosce nel “sublime dal basso”, vale a dire nella capacità di legare l’elegia al comico, i versi di Leopardi al dialetto viscerale del Cilento, i registri lirici alla comicità tipica della commedia dell’arte.
La scena è essenziale, la fotografia, eccellente, denota la volontà di rappresentare quasi senza filtro quei personaggi umili, innocenti che vivono lontano, tra le cose perdute nella memoria dei racconti dei nonni.
Sul genere della novella o del racconto sociale, si innesta la parabola “epifanica”, una “rivelazione” di un racconto senza tempo, una parabola che dà modo al regista Petrizzo di omaggiare nella sua pellicola certe soluzioni stilistiche à la Fellini. Il film rappresenta un prodotto di grande promozione culturale ed è stato recitato nel paese di Cannalonga con la partecipazione di attori e musicisti e cantanti cilentani (come l’eccellente Angela Bruno) che interpretano brani musicali inediti. Come evidenzia lo sceneggiatore, Giovanni Laurito: “Questo lavoro, dal punto di vista cinematografico, è un chiaro riferimento alle commedie italiane degli anni ‘50-‘60, a partire da Pane, Amore e Fantasia di Comencini, omaggiato nel film con la scena dei titoli di testa, citazione dell’arrivo del maresciallo De Sica in corriera al paesello presso cui presterà servizio, ed espressamente menzionato nella scena finale. I personaggi sono tutti positivi, anche il più complesso, quello di Francesco Maio che interpreta il bidello Rossello, è un character tragicomico che incarna lo spirito atavico dell’arte di arrangiarsi, così ben rappresentato in tante pellicole della commedia all’italiana. Visivamente però in sceneggiatura è un incrocio fra Marty Feldman (Igor del Frankenstein jr di Mel Brooks, del quale ricalca la prima apparizione) e Tina Pica. Gli altri personaggi sono il maestro Giacomo Ricci – Antonio Vita – timido in amore come Mastroianni davanti alla Loren, ma capace, come un epigono del professore dell’Attimo fuggente, con il solo strumento della poesia, di far prendere coscienza ai propri piccoli alunni, delle proprie potenzialità e del significato della cultura come strumento di emancipazione. Anche lui verrà però cambiato, nella acquisita consapevolezza che la felicità è conseguenza non metà del contesto, ma dell’approccio con il contesto stesso. Margherita (Antonia Tomeo) è la Lollobrigida, la Loren. I ragazzini, Pietro (Bartolo De Vita), Lorenzo (Daniele Sottolano). Antonino Nese è il cantastorie, reale e metatestuale, il filo diretto dell’autore con lo spettatore, l’unico che buca la quarta parete e si rivolge in camera. Ci sono tante citazioni nascoste, mi piace ricordare il De André delle Nuvole, tradotto in dialetto, nella scena in cui le due amiche interpretano le forme delle nubi. In definitiva con questo film ho voluto far rivivere un mondo che non c’è più. Quello che ho conosciuto dai racconti dei miei genitori, quello delle foto in bianco e nero del loro album. Quando i sentimenti erano candidi e si nutrivano anche di attese, come nella tenera immagine di Margherita (Antonia Tomeo) che, quasi nascosta, aspetta la fine delle lezioni per poter incontrare “per caso” il Maestro Giacomo”.

Carmela Lucia

Il maestro+Margherita Italia, 2018 Commedia b/n Durata 88 minuti Regista Gianni Petrizzo Produzione Film Studio Soggetto e sceneggiatura Giovanni Laurito Attori protagonisti Antonio Vita, Antonia Tomeo, Francesco Maio, Bartolo De Vita, Daniele Sottolano, con la partecipazione straordinaria di Antonino Nese e la partecipazione amichevole di Vittorio Sgarbi. Riprese a Cannalonga, Colonna sonora originale di Giovanni Laurito eseguita da Angela Bruno, Francesca Filpo, Carmine Rosalia

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