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“Genesi” di Marco M. Pernich

Data:

20 aprile 2016, Teatro alle Colonne, Milano

Marco Pernich crea lo spettacolo ispirandosi al libro del teologo Blenkinshopp intitolato:
“Creazione Decreazione Nuova Creazione” (ed. EDB Bologna).

Uno spettacolo per certi versi unico quello di ‘Genesi’ di Marco M. Pernich, in scena al Teatro alla Colonne di Milano.  Unico nel senso che sembra improprio definirlo ‘spettacolo’ in quanto, fin dal suo inizio, accoglie in scena gli spettatori dove vivranno, tutti insieme ma distinti, la dimensione del ‘qui e ora’ ma ab initio. Saliamo così idealmente sul palco invitati con gentile fermezza dalle note del 1° movimento di’“L’Histoire du Soldat” di Igor Stravinskij dove, come soldatini, ci accomodiamo in un suggestivo gazebo e diveniamo creature passeggere buttate giù, per capriccio?, da un Eloìm creatore di Angeli; angeli simpaticamente e giustamente invidiosi degli esseri umani che possono toccare e godere le cose e infine persino morire. Certo noi esseri umani creati risultiamo stravaganti, ci amiamo e ci ammazziamo fra noi e, per questo, Eloìm a volte si arrabbia pure, ma niente drammi, niente colpe o colpevoli, l’Avversario, il male, deve comunque avere un suo ruolo. Un diluvio servirà momentaneamente a dare una ripulita, poi si vedrà. Intanto, e fortunatamente, grazie alla donna-custode-di-memoria, la moglie di Noah, la Memoria, come un vecchio tronco galleggiante nell’oceano primordiale, niente è o sarà mai perduto per sempre. E’ il non sense che dà il vero sense al reale che quindi si può, volendo, vivere nella vera gioia, quindi oltre le egoistiche e transeunti cose materiali; a conti fatti, conviene più la pratica dell’amore che quella dell’odio. A tal fine facciamo dunque quel che si può al meglio che si può, visto che non ci sarà una seconda occasione, ovvero non lo sappiamo né mai lo sapremo. E’, infine, su questo che Marco Pernich sembra amabilmente volerci suggerire di riflettere sulle note del 5° e ultimo movimento dell’“Histoire du soldat’. La piéce affascina anche grazie alla suggestiva scenografia, all’ottima interpretazione della giovane Stefania Lo Russo che modula i diversi ruoli con una maestrìa da attrice consumata, di Vincenzo Paladino, nel ruolo di un insofferente Noah, alla voce fuori campo di Paolo Buglioni che recita brani della Genesi, e alla musica dell’“Histoire du Soldat” di Igor Stravinskij egregiamente eseguita da Matteo Carminati al pianoforte, Leonardo Cella al violino e Fabio Busetto Datto al clarinetto.

Ombretta De Biase

 

vincitore miglior regia dell’ edizione 2015 del Premio Fersen
scritto e diretto da Marco M. Pernich
Con Stefania Lo Russo e Vincenzo Paladino

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