Di primo acchito, la lettura del programma può spiazzare e sorprendere, ma già in seconda pagina gli organizzatori avvisano che il Festival “I Mille occhi”, giunto quest’anno alla sua quindicesima edizione, è “sperimentale e popolare assieme”, progettato con la precisa di volontà di “togliere le barriere tra i film di ogni epoca (oltre che di ogni paese)” facendo espliciti riferimenti a Dreyer, Rossellini e Artaud. Ci sono, è vero, dei percorsi che aiutano lo spettatore ad orientarsi in questo dedalo complesso, ma forse può essere più stimolante lasciarsi guidare dal proprio intuito, dalla curiosità suscitata dai titoli o dagli autori, ipotizzare con leggerezza un itinerario e lasciarsi prendere dalla bellezza del paesaggio o cambiare improvvisamente strada, qualora il sentiero sembrasse essere troppo impervio, sentendosi tranquilli e liberi di farlo. I numerosissimi eventi, tutti ad ingresso libero, si svolgono in modo diffuso per Trieste: in tre caffè (Teatro Verdi, San Marco, Specchi), nella galleria d’arte DoubleRoom e presso la sala del Civico Museo Teatrale C. Schmidl, oltre al Teatro Miela, sede delle proiezioni. In essi sarà possibile trovare, dal 16 al 22 settembre, molteplici tasselli di questo articolato programma, cui si aggiungono passeggiate organizzate alla scoperta dei set scelti dai tanti registi, nel corso dei decenni, tra le vie e le piazze della città.
Come è giusto avvenga di fronte ad un labirinto, quando lo scopo è far sì che chi vi entra possa ritrovarsi, l’architetto ha fornito al visitatore una chiara mappa, una sua chiave, evidenziando i diversi percorsi. Di questi, quelli più ricchi di appuntamenti sono senz’altro: il “Premio Anno Uno”, a cura di Mila Lazič, dedicato quest’anno a Vlado Škafar, cineasta e letterato sloveno del quale viene presentata l’intera opera; “Beloved and Rejected”, un’interessante retrospettiva curata dal Olof Möller grazie alla quale, attraverso la proposta di pellicole prodotte nella Repubblica Federale Tedesca dal 1949 al 1963 si offrono spunti per riflettere sulla condizione attuale dei migranti, dei rifugiati e delle vittime di guerra; “Dalla pietà all’amore”, con proiezione di film prodotti dal 1910 al 1990 e recuperati grazie alla fattiva collaborazione con la Cineteca del Friuli; “Cinema di poesia, dal Friuli (dedicata a Siro Angeli e al 40° anniversario del terremoto in Friuli) alla Sicilia (sul legame tra Franco Scaldati e Franco Maresco)”, cui si aggiungono molti altri.
In tutto questo non mancano delle storiche visioni, come la versione integrale di “Nostra Signora dei Turchi” di Carmelo Bene alla presenza di Lydia Mancinelli, o l’anteprima assoluta de “Il documento” di Mario Camerini che si pensava perduto o, ancora, la versione estesa di “Paisà” di Roberto Rossellini. Da segnalare anche, a margine del Premio Anno Uno, la mostra allestita presso la galleria DoubleRoom, della pittrice e musa del regista Joni Zakonišek.
Di fronte ad un programma così imponente per il livello, la rarità di molte proposte, i temi trattati e gli infiniti possibili collegamenti l’ideale può essere davvero seguire il consiglio del Direttore Artistico Sergio M. Grmek Germani di “non seguire un singolo evento, ma piuttosto lasciarsi trasportare dalle suggestioni dei tanti possibili intrecci e particolarità” offerte dal festival.
Per ulteriori informazioni e per visionare l’intero programma: www.imilleocchi.com
Paola Pini