“Barberìa”. Quando il teatro incanta

Data:

Roma, Teatro della Cometa (via del Teatro Marcello 4) dal 19 al 30 ottobre 2016

Gianni Clementi è un poeta delle cose della vita. Le coglie, le cura, sa come fissarle su un foglio, abilissimo nella scelta del cantore di turno, dell’aedo che riesca a infondere la sacralità nei suoi scritti portati sulla scena, il luogo destinato all’elevazione al cielo dei suoi pensieri, che vi restano scolpiti, spesso  con un sorriso amaro. Più semplicemente, il luogo destinato ad incantare o respingere il pubblico presente: il teatro. Ecco, al Teatro della Cometa, fino al 30  ottobre, uno strepitoso Massimo Venturiello e i suoi compagni musicisti in scena, assolvono perfettamente a questo compito, quello di incantare, con Barberìa – barba capiddi e mandulinu. Il compito proprio del teatro vero, quello fatto bene e con cura, senza improbabili sofismi atti a convincere, senza quasi mai riuscirvi, delle profondità cerebrali dei presuntuosi. Qui, grazie all’autore e al protagonista, si assiste ad un’ora di poesia con uno di quei rari spettacoli in cui si prova dispiacere quando finiscono.

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In Barberìa, la storia di un picciotto siciliano costretto a rientrare in patria da quell’America dei sogni dove i genitori erano immigrati, per essere stato testimone di un omicidio in un barbershop, Venturiello riesce col suo racconto a dipingere un quadro di una Sicilia del passato, nel “bianco e nero” dei ricordi, prima della modernità che cancella tutto, e di un ragazzo che scopre e sente sua quella terra. Un passato breve alle spalle e le incognite di un futuro sconosciuto ma ricco di colori, di calore, di suoni e di odori, di personaggi bizzarri che accolgono il giovane parente emigrante di ritorno. Tutto questo e molto di più ci illumina da quel palco grazie alla straordinaria interpretazione di Venturiello e dei musicisti “da barba”, figure quasi mitologiche che stazionano giornate intere nella nuova barberìa, drammaturgia nella drammaturgia, musica dell’anima di un popolo e di una cultura misteriosa, di grande fascino e dignità. Restiamo abbacinati da tanta luce, da tanto colore, da tanta poesia, riusciamo a sentire il profumo degli aranceti e della brillantina. Un grandissimo attore, uno spettacolo che è una carezza, un soffio di vento leggero che mitiga l’arsura di giornate frenetiche che non sanno più apprezzare il sole, un tramonto, un’atmosfera, un sapore, la lentezza e la poesia. Quella di un giovane ragazzo di bottega che si troverà un tesoro tra le mani e saprà custodirlo. Quella del teatro, quando è rapimento totale e dal quale si esce migliori di quando si è entrati.

Paolo Leone

Barberìa, barba capiddi e mandulinu, di Gianni Clementi.
Con Massimo Venturiello e l’orchestra “da barba” siciliana diretta da Domenico Pontillo. Compagnia Popolare Favarese: Peppe Calabrese chitarra e voce, Maurizio Piscopo fisarmonica e voce, Mimmo Pontillo mandolino, Raffaele Pullara mandolino, Mario Vasile percussioni. Regia di Massimo Venturiello
Si ringrazia l’ufficio stampa del Teatro nella persona di Maya Amenduni

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