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ALBERI, un dialogo muto tra la natura e l’uomo

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Alberi è il cortometraggio di Silvia Girardi e Gabriele Donati; un piccolo gioiello dedicato a tutti i soggetti arborei, alla natura, e alla loro essenza poetica e immaginifica. Un lavoro che cerca di ricreare una nuova connessione, più profonda e sincera, con il mondo delle piante.

Il documentario –  selezionato in numerosi festival cinematografici tra cui Ecocine Festival e Ecobrasil Fest (Brasile), Liftoff Festival (UK), Festival “Tosaveandpreserve” (Russia), il “Dolomiti film festival” di Belluno e “Cinema e Ambiente Avezzano” – ha vinto la Stella d’argento come “miglior documentario” al Festival del Cinema Italiano, a San Vito lo Capo, sabato 12 giugno del 2021 e andrà in onda su Rai 2 il 13 luglio alle ore 23.

Alberi è strutturato in tre atti, un percorso che ci porta nelle vicende particolari di alcuni luoghi italiani caratteristici per la loro storia e per quello che raccontano, come la Quercia della località Le Checche, nominata primo Monumento Naturale d’Italia, posto ricco di storia e di sacralità, divenuto luogo di incontro e punto di riferimento della popolazione del luogo, che se ne prende cura; oppure Arte Sella, nella Valsugana,  una galleria naturale a cielo aperto, dove arte e natura si incontrano stabilendo un importante dialogo di connessione e interconnessione che porta il fruitore ad immergersi in un ambiente estremamente suggestivo, in cui l’artista è chiamato costantemente a relazionarsi con un paesaggio sempre in continua evoluzione, inserendo le opere in un contesto ambientale che può col tempo alterare e modificare la stessa opera d’arte che diventerà parte integrante del parco; e ancora, incontriamo tra le prime foreste certificata PEFC- il bosco di Piegaro  a Perugia – e i suoi progetti avveniristici per monitorare la salute degli alberi e catturarne la “voce”.

La scelta registica ha fatto si, che si mettesse in rilievo l’importanza del racconto attraverso le immagini e le parole delle persone che si prendono cura di questi posti; questi tre casi diventano cosi canali ispiratori, per ripensare al personale rapporto che noi, in primis, instauriamo con la natura, stimolando riflessioni, ponendo quesiti, invitandoci in qualche modo ad uscire e a fare esperienze per trovare “i nostri alberi”, gli esempi quotidiani che riportino in relazione con il mondo arboreo.

Diversi sono gli spunti di rinnovato pensiero che il documentario mette in evidenza, facendoci comprendere che la natura non ha mai smesso di comunicare con noi, ma siamo diventati noi, forse più ciechi e più sordi, a perdere il contatto con essa e di conseguenza anche un po con noi stessi.

Rispettare il creato, rispettare la natura, che vuol dire rispettare più noi stessi

 Alberi nasce ancora prima del documentario, possiamo dire che è un progetto di ricerca che dura da diversi anni iniziato da Silvia con lo spettacolo: Alberi che ha debuttato nel 2018. Il lavoro è una composizione di luce, corpo e suono che esplora il racconto della materia organica attraverso un movimento sensoriale, questo progetto nasce dalla passione di Silvia per il bosco, alla ricerca di alberi secolari e dalla comprensione che la sua vita è interconnessa all’ambiente.

Da questo lavoro, da poco ha preso vita un altro spettacolo, per i più piccoli, Lei e l’Albero è un mix di danza e teatro alla scoperta della vita di un albero: dal viaggio della radichetta sotto terra, all’evoluzione dei suoi rami e foglie verso il cielo.

Tanti modi per sensibilizzare ed avvicinare diverse tipologie di pubblico a questo tema estremamente importante che ha bisogno di essere accolto, ascoltato e divulgato, nella potenza dell’immagine che diventa un dialogo muto tra noi e la natura, basterebbe fare silenzio e immergersi in tutto questo, per ritrovare una dimensione più naturale, su tutti gli aspetti della vita.

Il film esorta alla sensibilizzazione di un ritorno al mondo naturale, col rispetto di chi ci da la vita, e non da padroni su chi ci permette di vivere, fare un passo indietro ed osservare che noi umani siamo ospiti su questo pianeta, e come tali, potremmo, alle volte, camminare in punta di piedi.

Cristina Zanotto

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