“Elvira”. La realtà del teatro contro le barbarie

Data:

Piccolo Teatro Grassi, Milano, dall’11 ottobre al 18 dicembre 2016

Là fuori, Parigi è occupata dai nazisti. E’ il 1940.

Dentro al Conservatoire d’Art Dramatique il famoso attore francese Louis Jouvet insegna a una giovane attrice come recitare l’ultima scena del IV atto del Don Giovanni di Moliere. E’ il monologo in cui Elvira, pervasa da un amore non più passionale ma di soave santità, supplica il marito Don Giovanni di redimersi dalla sua vita dissoluta.

Il maestro Jouvet (ovviamente Toni Servillo) educa al teatro tre giovani attori (oltre alla Elvira di Petra Valentini, Francesco Marino impersona Don Giovanni e Davide Cirri Sganarello) con severa costanza, in una continua, incessante introspezione psicologica del personaggio e dell’atteggiamento che deve tenere chi lo rappresenta.

Là fuori è guerra. Dentro, il teatro è testimonianza della vita, attraverso la sua rappresentazione sul palcoscenico.

Le sette lezioni in cui si svolsero le prove, per precisa volontà di Jouvet, vennero stenografate per tramandarne la testimonianza, e diversi anni più tardi furono poi trascritte in forma teatrale da Brigitte Jaques. Il testo nella traduzione di Giuseppe Montesano è rappresentato al Piccolo Teatro Grassi di Milano, fino al 18 dicembre, da Toni Servillo che ne è regista e protagonista.

“Ogni volta che avete la sensazione che una cosa vi viene facile, parlo di una cosa ottenuta, senza sforzo, QUESTO NON E’ BENE”. Una delle primissime frasi dello spettacolo annuncia subito uno dei temi che innervano la piece.

La fatica della ricerca delle sfumature di Elvira, dell’abbandono delle proprie paure personali da parte dell’attore. La fatica come strumento per la creazione di valore. Più di settant’anni fa si realizzava la ribellione alla barbarie nazista attraverso la nobiltà del teatro e della vita in esso celebrata. Oggi possiamo azzardare il paragone della fatica che si oppone al dilagare della facilità, della superficialità e, nel caso specifico del teatro, al compiacimento della tecnica fine a se stessa, al protagonismo.

corriere_dello_spettacolo“Recitare è l’arte di smuovere la propria sensibilità per trovare nuove voci, nuove strade, nuovi PUNTI DI PARTENZA…. Mentre la tecnica che non viene dal sentimento crea banalità, convenzione, luogo comune, sciocca tradizione”. Lo sforzo dell’attore di lavorare sulla propria interiorità parla alla vita di tutti, propone il modello di atteggiamento da tenere per aprirsi alla poesia della realtà che ci circonda.

Non stupisce dunque che il rigore di questo approccio severo incontri un tenace atteggiamento generazionale di resistenza ostile.
“Si sente benissimo che, quando vi dico qualcosa, questa non vi ha toccato direttamente, che malgrado tutto c’è stato d’impulso una piccola reazione, una reazione ‘contro’ “. E’ la dialettica che si crea invariabilmente tra maestro e discepoli. Come non ricordare anche i frustranti tentativi di dialogo con i figli di tanti genitori ?

Oltre alla magistrale performance attoriale di Toni Servillo, va menzionata la difficile prova della giovanissima Petra Valentini, chiamata alla ripetizione del monologo di Elvira secondo sfumature e atteggiamenti di progressiva intensità, per avvicinarsi infine alle indicazioni del maestro.

La vita reale pretese il pagamento di duri prezzi da due delle protagoniste di quelle prove nel 1940. Alla giovane attrice (Paula Dehelly) venne proibito di calcare le scene, in quanto ebrea. La donna  (Charlotte Delbo), che stenografò le sette lezioni, per la sua appartenenza alla Resistenza fu deportata ad Auschwitz, da cui ebbe la fortuna di tornare.

Così come torna a noi l’ammonimento delle sette lezioni di Jouvet: essere costantemente in ascolto della rivelazione interiore di ciò che siamo, in relazione a ciò che facciamo.

Guido Buttarelli

Piccolo Teatro Grassi
dall’11 ottobre al 18 dicembre 2016
Elvira
(Elvire Jouvet 40)
di Brigitte Jaques © Gallimard
da Molière e la commedia classica di Louis Jouvet
traduzione Giuseppe Montesano
regia Toni Servillo
costumi Ortensia De Francesco, luci Pasquale Mari
suono Daghi Rondanini, aiuto regia Costanza Boccardi
con Toni Servillo, Petra Valentini, Francesco Marino, Davide Cirri
coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Teatri Uniti
Foto Fabio Esposito

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