Trieste, Teatro Lirico Giuseppe Verdi, dal 14 al 18 dicembre 2016
Di fronte alle opere di Emanuele Luzzati, scomparso quasi dieci anni fa il 26 gennaio 2007, siano esse illustrazioni o scenografie, si ha l’impressione di essere invitati ad entrarvi per accedere ad un mondo incantato costituito da più livelli, ricolmo di prospettive che aiutano a vedere la vita nella sua interezza: il bene e il male, la gioia e il dolore sono rappresentati in modo lieve, perfettamente chiaro anche ai bambini che sanno cogliere il tutto in modo naturale, libero da sovrastrutture che ne ottundano la vista. Non sfuggono a questa logica le scene e i costumi realizzati nel 1989 per Lo Schiaccianoci, realizzato assieme ad Amedeo Amodio allora Direttore Artistico dell’AterBalletto. La magica meraviglia creata dalla musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij per quest’opera appare qui in tutta la sua bellezza attraverso l’incontro tra questi due artisti capaci di darne un’interpretazione dotata di molti piani di lettura; entrambi avevano saputo arricchire il proprio mestiere guardando al di là di una singola specializzazione (ballerino, coreografo e regista l’uno, scenografo, illustratore e maestro nelle arti applicate l’altro) e ciò ha permesso loro di giungere ad allestimenti dal sapore unico.
La versione francese (scritta da Alexander Dumas padre) del racconto di E.T.A. Hoffmann cui si era ispirato il compositore russo viene qui messa da parte e la trama primitiva viene arricchita di ulteriori spunti che portano lo spettatore in un mondo fiabesco capace di mescolare con sapienza alchemica le atmosfere originali con altre prese a prestito da diversi autori o tradizioni (Jakob e Wilhelm Grimm, Lewis Carrol, le fiabe popolari russe…). Si assiste così ad uno spettacolo che incanta attraverso una lettura non edulcorata, in grado di donare ad ognuno tante emozioni, spesso opposte, che costituiscono l’essenza e la funzione fondamentali di questo tipo di racconto. I giochi d’ombre, ideati dal “Teatro Gioco Vita” e messi in scena dalla compagnia “L’asina sull’Isola” evocano immagini che inquietano, rassicurano o divertono, sollecitano la fantasia e rimandano ad altri generi di spettacolo. C’è una voce (Gabriella Bartolomei) che ogni tanto si inserisce per evidenziare qualche episodio più intimo con parole e suoni onomatopeici. C’è pure un topo gigante (poi uomo orologio) sui trampoli che appare e scompare. Magnifiche le due coppie di solisti: i principals del New York City Ballet Ashley Bouder e Andrew Veyette e Anbeta Toromani e Alessandro Macario del Teatro di San Carlo di Napoli. I trentasette ballerini del Corpo di ballo Daniele Cipriani Entertainment sono impeccabili e lo stesso vale per l’Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi diretta da Alessandro Ferrari, che accompagna con maestria il gioco dell’orologiaio Drosselmeier (Valerio Polverari e Umberto de Santis), ambiguo e inesauribile creatore di automi, il quale a sua volta sorveglia quel che avviene in palcoscenico con attenzione paterna, vero regista dell’intera vicenda anche quando si tratti dei sogni di Clara (Ashley Bouder e Anbeta Toromani), la fanciulla che immagina viventi tutti i propri giocattoli, quelli posseduti da tempo come pure l’ultimo ricevuto, lo Schiaccianoci (Andrew Veyette e Alessandro Macario).
È davvero meritoria l’iniziativa di Daniele Cipriani che ha acquistato e fatto restaurare, assieme ad altri, questo allestimento dell’AterBalletto con l’intento di recuperare il repertorio italiano del balletto di fine Novecento; sarebbe un vero peccato perdere un patrimonio di così grande valore artistico ed umano.
Paola Pini