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#Realiti (Teatro Cometa Off): Intervista ad Alessia Amendola e Michele Botrugno

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Riproponiamo un’intervista della nostra Flavia Severin, realizzata venerdì 4 Dicembre 2015

Mi chiedevo, visto che lo spettacolo è incentrato su un reality show. Il finale cambia ogni sera?

AA: Il finale cambia ogni sera.

MB: Non c’è sempre un vincitore…

 Perché queste eliminazioni? Perché dare più importanza a una storia rispetto a un’altra?

AA: Inizialmente scrivendo c’era stata proprio una scelta precisa sullo scegliere X o Y, perché abbiamo visto in tutti questi anni dove i reality hanno spopolato, che si regalava la vittoria a chi è più debole o più fragile, o insomma a chi ha qualche problemino fisico o di salute.

MB: La menomazione è vista come qualcosa di spettacolare.

AA/MB: Facciamolo vincere porello!

AA: Soprattutto nei talent è capitato.

MB: Vinceva chi aveva dei problemi, dei difetti fisici. Questa cosa emergeva praticamente sempre. O magari vinceva chi aveva una famiglia disgraziata alle spalle. Nello spettacolo c’è – ed è evidente – uno stereotipo dei personaggi, che però sta intorno a noi. Spesso e volentieri sono nostri coetanei. E quindi alla fine di questo processo di scrittura era necessario scegliere chi dovesse essere eliminato. Per stasera abbiamo optato per questa soluzione.

2_realiti_Corriere_Dello_SpettacoloPerché tra i personaggi, avete scelto di rappresentare anche una sordomuta? Perché scegliere proprio questa problematica e non un’altra?

MB: Per provocazione, visto che Alessia fa doppiaggio da anni e visto che molti sarebbero venuti a teatro per lei, proprio perché conosciuta come doppiatrice.

AA: Per una volta ho voluto non parlare. Inizialmente, a dir la verità, è nata come sfida, come scherzo. Perché non fai la muta? Visto che comunque dopo 9 ore al giorno che stai davanti a un leggio, ti stanchi anche di parlare. Poi, scrivendo e soprattutto facendo lo spettacolo – perché comunque è già la terza volta che lo facciamo, nel 2014 al Furio Camillo e nell’estate 2015 al Fringe e ora siamo qui – ho scoperto un mondo!

Quanto è difficile stare sul palcoscenico senza dover dire nulla?

MB: E’ difficile ascoltare, ma non ascoltare nessuno. Perché Alessia comunque è anche la regista dello spettacolo, quindi sa bene dove, come e quando. Sa tutti i movimenti, deve stare molto attenta a non cadere con l’occhio nella direzione di chi parla. Abbiamo studiato molto, ci siamo informati, abbiamo visto come reagiscono le persone che hanno questo problema e in quali occasioni. Come hai visto, nelle varie cene che ci sono state, lei guardava spesso un punto fisso.

AA: A proposito di informazione e di informarsi, volevo dire che ci siamo basati tantissimo su fatti di cronaca reali. Sentendo telegiornali, su internet.

MB: Beh proprio la scrittura di #Realiti è nata così. Soprattutto per quanto riguarda la donna vittima di violenza.

AA: Ma anche il tema della ludopatia, il video Poker.

MB: La ricca annoiata: tutti cliché insomma! Abbiamo sottolineato questa cosa: è palese.

AA: Abbiamo cercato di usare degli stereotipi, però poi a livello registico e soprattutto a livello recitativo, gli attori hanno cercato di essere meno cliché possibili.

MB: Abbiamo cercato di umanizzarli. In realtà poi quando abbiamo scritto #Realiti, abbiamo più che altro pensato al perché. Noi stavamo a casa e stavamo guardando un telegiornale che ha messo ai voti se vedere oppure no le decapitazioni dell’Isis. L’83% delle persone ha risposto di Sì! E allora noi abbiamo pensato: “perché dobbiamo vedere tutto?” Possiamo anche non vedere tutto! #Realiti nasce proprio così: evidentemente vogliamo vedere tutto.

E poi ultima domanda, più che altro una curiosità: com’è essere registi, autori, e anche attori?

MB: Una croce! No comunque, bello, bellissimo! Anche perché gli attori sono bravissimi e sono anche amici, che è molto difficile in questo ambiente. E devo dire che è complicato mantenere l’attenzione da attore, perché pensi ovviamente alla regia, pensi a tutto. Poi quando sei in scena, devi anche recitare.

AA: Io non avrei potuto fare altrimenti, con tutta la paura del caso che avevo, dato che questa è la mia prima regia. E poi avendo scritto questo testo io, non avrei potuto farlo dirigere da altri. #Realiti lo sento veramente tanto mio. Ogni parola, ogni virgola! Farlo dirigere da qualcun altro? No. Abbiamo plasmato e pensato noi tutti i personaggi. Tutto doveva essere come dico io, perché noi siamo i “genitori” di #Realiti.

Ci tengo troppo. Ne comportava una gran fatica e un rischio, ma ora è un’enorme soddisfazione. Il segreto è stato fidarsi degli altri, fidarsi dei pareri di chi avevamo intorno, della nostra squadra, dei nostri attori, o di chi guardava le prove e diceva: “Secondo me, dovreste ragionare su questo o su quello”. Per me è stata fondamentale la collaborazione, essendo sia attrice, che autrice, che regista.

MB: Beh, la cosa che ha aiutato oltre a questa è stata che comunque noi eravamo in due. E oltre che supportati, ci siamo divisi. Lei si occupava di determinate cose, ed io mi occupavo di altre.  E’ molto complicato dirigere un attore, soprattutto da attore, perché l’attore ti fa le domande che tu faresti a un regista.

Ringraziamo Alessia Amendola e Michele Botrugno per l’intervista.

Flavia Severin

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