“Spirito allegro” e il vergognoso vizio del microfono

Data:

Venezia, Teatro Goldoni, 12 e 13 gennaio 2017

Blithe Spirit andò in scena per la prima volta nel 1941, all’ombra del nascente conflitto mondiale. L’autore, Noël Coward, dileggia col miglior British humor il mondo del paranormale e l’upper class contemporanea, ritratta in una raffinata ambiguità morale. Tempi comici perfetti, frequenti giochi di parole all’interno dei dialoghi e caratterizzazioni assai efficaci determinarono il successo della commedia, ancora oggi un must see tra le plays londinesi. Se la critica attaccò duramente Blithe Spirit per il poco rispetto con cui trattava un tema serio come la morte, il pubblico invece ne decretò il successo. Ben 1997 furono le repliche nel West End, a cui seguirono trasposizioni cinematografiche, radiotelevisive, musicali e riprese successive, tra cui degna di nota è quella del 2009 a Broadway con Rupert Everett protagonista e Angela Lansbury irresistibile Madame Arcati.

Molte aspettative sono riposte nella versione italiana – Spirito allegro – portata in tournée da Leo Gullotta, disattese in parte sia sul piano formale che tecnico. Ezio Antonelli sceglie un impianto scenico ibrido. Complementi d’arredo in proscenio delimitano avanti e dietro di essi uno spazio  d’azione piuttosto limitato, mentre alle spalle la parete è ricreata tramite proiezioni digitali per inserirvi effetti speciali funzionali alle atmosfere spiritate, ma dall’eccessiva bidimensionalità. I pregevoli costumi della sartoria Tirelli si prestano ottimamente alle volontà del regista Fabio Grossi, ossia evocare una sorta di film alla Lubitsch.

Assecondando la vicinanza fisica, riunire cioè attori che rispecchino esteticamente i protagonisti, concetto visceralmente caro al teatro anglosassone, Grossi imprime a ogni personaggio il giusto contenitore, poco approfondendone però la sostanza. Gioca a sfavore suo e degli interpreti l’imperdonabile amplificazione, oggigiorno reiterato stupro dell’arte drammatica che non esige mistificazioni. Chi si presenta quale convinto professionista, se sa “portare la voce”, non dovrebbe scendere al vergognoso compromesso del microfono. Se vi si ricorre, sussiste la necessità di mascherare lacune vocali insuperabili per età o indole. Esso sortisce, almeno nella serata in questione, un effetto nefasto perché appiattisce la recitazione, amplifica rumori altrimenti impercettibili e infastidisce l’orecchio quando i toni si alzano. Il Charles Considine di Gullotta conta sul repertorio espressivo a cui negli anni ci ha abituato in TV, tra smorfiette, ammiccamenti e comici trasalimenti. Madame Arcati ha alle spalle interpreti memorabili, Lansbury in primis, a cui Betti Pedrazzi pare ispirarsi parecchio. Spettrale il fantasmino Elvira, la procace Valentina Gristina, mentre la petulante Ruth trova in Federica Bern terreno fertile, costretta com’è nel cicaleccio tipico del doppiaggio d’antan. Secondo Grossi, la signora Bradman di Chiara Cavalieri deve essere stupida, non si capisce perché. Il dottor Bradman di Sergio Mascherpa possiede la bonarietà sorniona del miglior caratterista anni Quaranta. A Rita Abela il ruolo apparentemente secondario della cameriera Ruth, semplificato rispetto alle volontà del commediografo che ne risalta, attraverso la parlata, le origini popolane. Non è l’unico intervento sul testo poiché anche il finale è ritoccato. Nell’originale, infatti, le due defunte litigano distruggendo la dimora perché il loro amato marito tira fuori gli altarini. Queste battute vengono eliminate, modificando così il senso della critica di Coward alla dubbia moralità della classe agiata. Tutti santi, tutti buoni, ma Blithe Spirit, signori miei, è altro, non certo una love comedy.

Applausi calorosi da parte del nutrito pubblico alla prima, compresi anche alcuni studenti.

Luca Benvenuti

 

Spirito allegro
Di NoëlCoward
Personaggi e interpreti:
Charles Considine: Leo Gullotta
Madame Arcati: Betti Pedrazzi
Edith: Rita Abela
Ruth Considine: Federica Bern
Signora Bradman: Chiara Cavalieri
Elvira: Valentina Gristina
Dottor Bradman: Sergio Mascherpa
Regia: Fabio Grossi
Scene: Ezio Antonelli
Costumi: Sartoria Tirelli
Musiche: Germano Mazzocchetti
Produzione Diana Or.i.s
Foto Tommaso Le Pera

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