Enzo G. Castellari, romano di nascita, nel cinema ha fatto di tutto (essendo figlio d’arte, ha avuto modo sin dall’infanzia di assistere alle riprese dei film), dallo stuntman all’attore, anche il pugile, ma questa non era la sua vocazione. Al suo attivo, sono innumerevoli le partecipazioni a film e commedie, richiesto anche come aiuto regista, affiancando il suo nome a registi noti, sino a dirigere i propri film, iniziando, data la richiesta di genere, con spaghetti western, polizieschi e avventurosi, tutti destinati al successo di botteghino. Essendo davanti e dietro la macchina da presa, al seguito di eccellenti personaggi cinematografici, è sembrato palese chiedergli alcune indiscrezioni o aneddoti di cui è stato testimone, la sua risposta è caduta nel vuoto forse per non mettere in imbarazzo alcuni noti personaggi.
Ritengo di essere un sostenitore di quanto sto per scrivere: La fortuna bussa ogni giorno alla tua porta… il difficile è farla entrare! Questa volta inaspettatamente, grazie anche al momento fortunato di richiesta di film genere western, il regista in questione, la fece entrare, presentando una pellicola dal titolo: “Quel maledetto treno blindato”, un film ben fatto, stiamo parlando del 1978. A distanza di tempo, un grande regista cinematografico di fama internazionale, decise di riprendere questa pellicola facendo un remake. Fu così che il “lavoro di Castellari” prese un nuovo nome: “Bastardi senza gloria” di Quentin Tarantino. Fu affascinato da quel film e di com’è stato eseguito, tanto che non smise mai di elogiarlo pubblicamente in diverse occasioni per la bravura del maestro Enzo G. Castellari. Vorrei ricordare uno per tutti “Keoma” con l’attore Franco Nero, considerato uno dei più bei western mai realizzati, oppure “La polizia incrimina, la legge assolve”. Nella grandezza di cineasta, in Castellari c’è tanta umiltà umana, oltre la vitalità che sprigiona durante i suoi racconti della sua vita, potremmo stare ad ascoltarlo all’infinito senza mai stancarci. Solitamente si dice “una vita spesa per qualcosa”, ecco lui è uno di quelle persone che per il cinema ha dato molto e continuerà ancora. Prima di conoscerlo, avevo un tormento, come un tarlo mi perseguitava una domanda: A cosa si riferiva quella “G” puntata tra il nome e il cognome, ebbene, quando all’inizio scrissi la parola “figlio d’arte”, non era tanto per dare un tono alla pagina, ma perché la sua famiglia è coinvolta interamente nel mondo cinematografico, a iniziare dal padre Marino Girolami, grande regista, poi lo zio Romolo Guerrieri, anch’egli regista del film giallo-sexy “Il corpo di Deborah” di cui il regista Tarantino nel suo ufficio conserva un suo poster gigante. In aggiunta vi è anche, senza dilungarci nel descriverlo, il non meno noto fratello Enio Girolami. Negli anni Cinquanta/Sessanta era uno tra le bellezze nostrane del cinema italiano, a quel tempo predominavano i “belli”, richiestissimi sugli schermi cinematografici, paragonandoli ai “Tronisti di oggi” della televisione.
Mi piacerebbe terminare questa intervista fatta al regista Enzo G. Castellari durante il ciclo di proiezioni “Guardie & Ladri” indetto dal 16esimo Piemonte Movie, lasciandovi con una frase che riporto del suo recente libro: “Il bianco spara!” E’ divertente sapere lo stupore dell’acuto Castellari ragazzo, andando sul set dei film diretti dal padre, quando notava che tutti gli interpreti indossavano camicie di color giallo, non per forma estetica, bensì: se fossero state di colore bianco, la fotografia all’epoca senza colori (stiamo parlando di pellicole in bianco/nero), ne avrebbe patito, com’è noto, perché “il bianco spara” se viene ripreso, mentre il giallo, lavorando sull’otturatore ha una resa migliore. Lui ne fece un film. Piccoli grandi trucchi… per un grande artigiano del cinema!
Daniele Giordano