I laboratori scenografici del Teatro Verdi hanno una storia lunga e significativa, segnata da importanti allestimenti e dal fatto di essere stata una scuola prestigiosa per numerosi tra i migliori realizzatori scenografici.
La sempre maggior complessità delle scenografie nel corso dei decenni ha comportato, dopo la chiusura delle soffitte del teatro avvenuta nel 1981 per motivi di sicurezza, alla ricerca di luoghi sempre più ampi ed estesi, fino ai primi anni del XXI secolo quando si stabilì l’attuale sede in un vastissimo capannone situato alle Noghere, nella Zona Industriale di Trieste, in modo da poter accentrare in un unico luogo il laboratorio di scenografia, quello per le costruzioni in legno e ferro, oltre agli uffici adibiti alla progettazione; tutto questo è oggi regolarmente utilizzato dai numerosi teatri della città.
L’intera struttura è protagonista del prossimo allestimento che vedrà in scena a Trieste, dal 7 al 15 aprile, il Tristan und Isolde di Richard Wagner ed il servizio fotografico qui proposto è ad esso dedicato.
Queste immagini sono lo specchio di una professionalità che si è saputa mantenere e sviluppare , sempre al passo con i cambiamenti di gusto e di materiali, che dalla carta speciale dipinta a mano nei primi anni del Novecento ha portato all’uso della tela per modificarsi poi radicalmente, sostituendo la bidimensionalità con vere e proprie costruzioni anche molto complesse, grazie alle possibilità offerte dai nuovi materiali, ai macchinari ed a tecnologie sempre più avanzate.
La presenza umana resta però, in modo costante, sempre fondamentale e le significative foto scattate da Federico Valente lo testimoniano in modo chiaro e ineludibile : in esse si riesce a cogliere la cura usata nello svolgere ogni singolo comp
ito, eco della presenza viva di quanto appreso dai Maestri d’Arte che li accompagnarono e che continuano ad accompagnare chi a questo affascinante mestiere si avvicina, in modo non dissimile nello spirito da quanto avveniva nelle antiche botteghe.
Trieste è stata e continua ad essere un crocevia, certamente al limite dei confini italiani, ma al centro di un vasto territorio d’incontro secolare fra tre culture molto diverse, quella romanza, quella slava e quella germanica che qui convivono, abituate ad un dialogo mai interrotto. Nei territori limitrofi, a nord e ad est in particolare c’è una grande vitalità per quanto riguarda l’attività teatrale e la produzione di spettacoli dal vivo. Chissà se nel prossimo futuro questa ideale situazione geografica e la presenza sul territorio di questo importante patrimonio possano unirsi in modo da cogliere appieno le potenzialità di una condizione che fa chiaramente della marginalità un punto di forza?
Paola Pini