“Per un pugno di sgay”, Tra pregiuzi sessuali e il seducente potere del denaro

Data:

Al Salone Margherita di Roma, fino al 9 aprile 2017

Oggi come oggi si parla sempre più di società aperta alle novità scientifiche, alle tendenze generazionali e della moda,ma sarà poi vero e sono stati rimossi i canoni e parametri con cui si valutava la nostra società fino agli anni 80’? Siamo fermi nelle nostre convinzioni etiche o le modifichiamo ed adattiamo a seconda che ci convenga o meno e siamo schiavi della valutazione, stima, degli altri o ci comportiamo in piena autonomia di coscienza accontentandoci magari di quello che onestamente guadagniamo ogni giorno? Il rapporto con i nostri parenti è legato solo ai vincoli di sangue oppure all’utile interesse che da loro ci può venire? Come vengono accolte in famiglia scelte di vita lontane da ciò che i nostri genitori hanno stabilito per noi in relazione alle loro regole e decalogo di vita, magari per soddisfare nei figli le loro mancate realizzazioni? Queste problematiche sono state affrontate con lucido sarcasmo dall’arguta penna del censore politico e sociale Francesco Pingitore nel brillante ed incisivo lavoro Per un  pugno di sgay in cui la famiglia di commercianti alimentari e norcineria Persichetti viene scossa dal sospetto e poi dalla conferma con l’invito a cena, che il figlio Lucio e fidanzato con il femmineo nel portamento e nel vestito Terry, rampollo d’una facoltosa madre americana. Loro per l’onore e gli ideali civili e religiosi sono contrari a questo matrimonio e cacciano via i due ragazzi, con l’italo americano che rifiuta una relazione clandestina. Manuela, la mamma di Lucio, per la sua dignità non uscirebbe più di casa se i due si sposassero. La tematica non è nuova giacchè l’affrontò già il romanziere V. Brancati nel suo capolavoro “Don Giovanni in Sicilia” insieme all’impotenza sessuale e qualche anno l’abbiamo considerato in “fidanzato di mio figlio” al Teatro de’ servi. La comunità nell’ottica dell’autore non è unanimente pronta per le diversità ed il “GAY PRIDE”, ma possono intervenire circostanze a modificare tale radicale determinazione. Nel testo i genitori di Lucio,Maurizio e Teresa incarnano con pungente ironia e dura acrimonia da Martufello e Manuela Villa, resteranno sconvolti e muteranno parere sul connubio gay da contrarre negli USA allorché da lì arriverà la notizia di una favolosa eredità da parte di uno zio, tale Miki Mancini, magnate d’una catena di locali promiscui. Terry accetterà di nuovo la relazione ed i genitori faranno progetti in grande! Una catena di stabilimenti per maiali tibetani lui, un attico lussuoso con piscina lei, discoteca e barca a vela per i giovani. Si prepareranno con sfavillanti abiti alla cena, ma se fosse tutto solo uno scherzo come in “Parenti serpenti”? Per verificare l’affettività reale dei congiunti e le loro reazioni alla supposta eredità? Restare beffati e con un palmo di naso sarebbe dire poco dopo tanti “castelli in aria” e Terry e Lucio che deciderebbero alla fine? La famiglia che posizione dovrebbe prendere in certi casi?Quella neutrale di Papa Francesco non corrispondente al piano teologico divino e solo laica per la libertà di coscienza degli individui?Andate al Salone Margherita, dove si gustano anche “Le penne all’arrabbiata” per saperlo! Insieme agli spassosi e brillanti Martufello e Manuela Villa, con un breve secondo tempo tutto loro tra barzellette e canzoni, recitano con seria e misurata professionalità gli attori emergenti Andrea Dianetti e Sebastian Morosini. Al Salone Margherita fino al 9/04.

Susanna Donatelli

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