Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Assicurazioni Generali, dal 7 all’8 aprile 2017
The Family è uno spettacolo messo in scena dalla Compagnia del Teatr Semianyki e proposto dal Politeama Rossetti di Trieste nell’ambito del cartellone “TsDanza 3.0”.
Sono in sei ad esibirsi sul palcoscenico (Olga Eliseeva, Alexander Gusarov, Kasyan Ryvkin, Marina Makhaeva, Elena Sadkova e Yulia Sergeeva), ma gli stessi ne sono anche i brillanti ideatori e registi coadiuvati, in modo perfetto da Boris Petrushanskij per la realizzazione delle scene, Anna Mamontova per i costumi, Sergey Ivanov per il suono, Valery Brusilovskiy per le luci e Ravil Baygeldinov per gli effetti speciali .
Questo esilarante congegno ad orologeria ha bisogno, per funzionare come si deve, anche del fondamentale apporto dei tecnici Nikolai Orlov e Murad Kutuev, come ad esempio nell’episodio in cui il figlio, scrive a lungo su di una lavagna invisibile ed il rumore del gesso su di essa segue attimo per attimo tutti i suoi movimenti con una precisione sorprendente.
Sono tanti i numeri ideati e messi in scena da questi artisti, uno ben collegato all’altro dal principio fino al gran finale da commedia horror, ma incapace di spaventare chicchessia.
Un po’ clown, un po’ mimi, un po’ attori, costituiscono una famiglia scombinata e numerosa. Tra enormi lenzuola stese, un pigiama che veste assieme tutti i quattro figli e danze nei sacchi, si presentano nell’ordine: la madre, costantemente sul punto di partorire, che alterna maldestri tentativi educativi con le attenzioni per il marito; le tre figlie, ognuna con una propria caratteristica, si tratti di un fiore capace di produrre rumori, un ciuccio o una papera da passeggio desiderata da tutti, o una perversa passione per strappare la testa alle sue bambole; il figlio, armato sia di una pistola, con la quale, sparando in alto, fa cadere qua e là polli già spennati, che di una piccola sega giocattolo che usa per tentare di tagliare braccia o gambe un po’ a tutti; e infine il padre, sempre con la valigia in mano, pronto ad andarsene e dedito al piacere della bottiglia (vodka o birra non importa), capace di mangiare e bere anche quando gli viene impedito l’uso di entrambe le mani in modo alquanto fantasioso.
Sembrano tutti usciti da un fumetto surreale per come sono abbigliati e truccati, ma anche per come si comportano, mescolando il grottesco e l’assurdo con una leggera vena inquietante. Seminando con naturalezza e spontaneità tanto divertimento sul palcoscenico, ma anche fuori, sconfinando e coinvolgendo così il pubblico in platea con divertenti battaglie di cuscini, inviti a concerti in qualità di musicisti neo-assunti e in prova temporanea, con tanto di sentiti ringraziamenti e finti omaggi floreali, telefonate o approcci seduttivi da parte della madre, oggettivamente al di là di ogni possibile tentazione. Nel loro portare alle estreme conseguenze quel che avviene in una qualsiasi famiglia, sono perfidi, ma teneri, crudeli ma pure ingenui e poetici, alternando esibizioni d’assieme ad assoli in cui mostrano tutta l’abilità e la conoscenza della difficile arte di far ridere senza quasi proferir parola, artisticamente figli della Compagnia di clownerie Licedei di San Pietroburgo, fondata negli anni Sessanta del Novecento da Slava Polunin.
Paola Pini
