Trieste, Politeama Rossetti, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Assicurazioni Generali, dal 10 al 14 maggio 2017
Una stagione ricca come quella proposta dal Politeama Rossetti, con sessantuno spettacoli in cartellone fra prosa, danza, musical e proposte dedicate ai giovanissimi, può permettersi di presentare due testi dello stesso autore; se l’autore è Arthur Miller, la scelta è molto stimolante; se infine si tratta, com’è stato, di compagnie di tutto rispetto, il beneficio per il pubblico è assicurato.
Il prezzo è un testo risalente al 1968 non molto praticato in Italia; la traduzione di Masolino D’Amico costituisce la prima edizione italiana in volume, realizzata proprio per la messa in scena 2015/2016 della Compagnia Orsini.
Il titolo della pièce rappresenta il centro intorno al quale tutto ruota, non soltanto in senso reale e pragmatico, ma anche e soprattutto in senso metaforico.
Due fratelli, dopo sedici anni dalla morte del padre, si rivedono per la prima volta e, con immensa fatica da parte di entrambi, si aiutano reciprocamente a fare i conti con se stessi e con il lascito morale lasciato loro dai genitori; attraverso il bilancio delle rispettive esistenze stabiliscono il prezzo di quel che resta e dal quale partire per affrontare il tempo che rimane.
L’arrendevolezza di Victor Franz (Massimo Popolizio, che firma anche la regia), che preferì limitarsi ad un impiego come poliziotto, costringendosi con la moglie Esther (Alivia Reale), che soffre di crisi depressive, ed il figlio ad una vita di rinunce e sacrifici per sostenere il padre, ma nascondendo a se stesso la realtà dei fatti; la ribellione di Walter (Elia Schilton) , il fratello di Victor che invece scelse di puntare tutto sulla propria carriera di medico, ma costretto a rivedere anch’egli le proprie priorità; la serena presenza di Gregory Solomon (Umberto Orsini), mediatore di mobili quasi novantenne, figura centrale che li guida e li sostiene nella difficile impresa di scavare nel profondo della memoria individuale per riuscire a condividere qualcosa che permetta a tutti di riposizionare i tasselli sparsi di quel rompicapo costituito dalla loro storia familiare; si svolge come un vero e proprio duello in punta di fioretto, elegante come i mobili messi in vendita in vista dell’imminente demolizione dell’edificio in cui erano stati costretti a trasferirsi a seguito della Crisi del 1929.
È uno scontro pieno d’affetto reciproco, in cui l’ironia riesce a smorzare la durezza delle parole ed è carico di un’immensa attenzione e rispetto da parte di ciascuno per la sensibilità dell’altro. In essa si inseriscono Esther e Solomon entrambi consapevoli della grande delicatezza di quel che sta avvenendo. È faticoso per tutti, ma mai violento.
La grande difficoltà della messinscena de Il prezzo, espressa in modo magistrale dagli attori della Compagnia Umberto Orsini, sta proprio nella grandissima importanza data da Arthur Miller ai toni, che gli interpreti devono mantenere costantemente lievi, senza caricare troppo la tensione che è già molto presente in quel che viene detto, proprio per far passare il desiderio di risolvere una volta per tutte le reciproche incomprensioni, ma senza turbare gli equilibri interni di nessuno, soprattutto di Victor, l’elemento più fragile. Non è possibile parteggiare per l’uno o per l’altro perché entrambi hanno in qualche modo ragione; in fondo, come ripete spesso Solomon, “dipende sempre dal punto di vista”.
Paola Pini