Da sabato 3 a sabato 10 giugno 2017 ore 20.00 e domenica 11 giugno ore 15.00 – Arena del Sole di Bologna
Uno spettacolo del Teatro dell’Argine di e con 1.000 bambini, bambine e adolescenti tra cui i 50 special (che poi sono 90), il Coro di Voci Bianche e il Coro Giovanile del Teatro Comunale di Bologna (dal 3 al 6 giugno) i bambini e le bambine di Montegallo, L’Aquila e Mirandola (8 giugno), con gli attori e le attrici del Teatro dell’Argine: Clio Abbate, Giacomo Armaroli, Micaela Casalboni, Lea Cirianni, Vittoria De Carlo, Deborah Fortini, Giulia Franzaresi, Paolo Fronticelli, Gigliola Fuiano, Gloria Gulino, Francesco Izzo Vegliante.
“Da anni ci stiamo interrogando su come fare arte con la città. Su come creare dei percorsi di bellezza partecipata. È così che è nato Le Parole e la Città (Vincitore premio Nico Garrone 2015 e Finalista Premio Ubu 2015), è così che stiamo lavorando a Futuri Maestri.” Fin dalla sua fondazione, nel 1994, l’infanzia e l’adolescenza sono sempre state uno dei punti focali del lavoro del Teatro dell’Argine. Futuri Maestri ha dato compiutezza artistica a questo cammino che sta al confine fra le discipline e che è anche un cammino umano e dentro l’umano e, forse proprio per questo, fortemente teatrale.
“Come artisti, – dichiarano i registi Nicola Bonazzi e Andrea Paolucci – ci intrigava da un lato indagare come bambini e ragazzi vedono il mondo in cui viviamo e la loro forza, energia, capacità di leggere, sovvertire, sconquassare questo tempo; dall’altro, volevamo far incontrare loro le arti e gli artisti, con le loro opere e i loro luoghi. Il teatro come creatura generata dall’incontro fra due bellezze: la bellezza della giovinezza e quella delle arti.”
Dunque, non un saggio, una rappresentazione di fine laboratorio, bensì un percorso che vuole essere genuinamente artistico e fortemente teatrale.
Cinque parole chiave (amore, guerra, lavoro, crisi, migrazione) hanno guidato il filo della drammaturgia dello spettacolo, che ha preso a prestito testi di grandi autori teatrali – da Majakovskij a Brecht, da Pasolini ad Aristofane, da Sofocle ad Ariosto – e li ha messi a confronto con le interviste realizzate con i ragazzi su quelle cinque parole: gli Antichi Maestri a confronto con i Futuri Maestri. Lo spettacolo è un gioco di cori che si inseguono, di voci che si rincorrono, di coreografie che portano l’azione sui palchi e in platea, di parole nate dal lavoro che gli artisti del Teatro dell’Argine hanno fatto con i giovanissimi partecipanti nel corso di due anni di interviste, laboratori, incontri e prove: una pratica di teatro condiviso, un ambizioso lavoro di ascolto e di partecipazione attiva.
C’è una grande bellezza nell’idea di uno spettacolo con 1.000 bambini e ragazzi, 15 artisti e 9 ospiti dei più diversi ambiti. Immaginare uno spettacolo su questi temi con 1.000 attori è decisamente impresa epica.
Scriverlo con 1.000 bambini rasenta la follia. Puntare a realizzare un’opera che trascenda i confini del saggio di fine anno e assurga a opera artistica compiuta e autonoma potrebbe sembrare utopia. Epico, folle, utopico. Come il teatro.
Dentro questa parabola epica, il contemporaneo fa irruzione anche grazie all’intervento in scena di nove maestri del nostro tempo, uno diverso per ogni sera di rappresentazione: piccoli grandi eroi del nostro quotidiano, uomini e donne comuni che hanno deciso di alzarsi e agire, di dare un contributo forte ed esemplare al nostro presente nei più diversi campi, dalla medicina al giornalismo, dall’accoglienza ai migranti alla legalità. I nove maestri hanno preparato per i giovani presenti una loro lettera, come eredità e viatico per il prosieguo del viaggio.