“Inbox”: Facebook come inconscio collettivo. La tragedia del mondo virtuale al palcoscenico

Data:

Egitto, Cairo, Festival Internazionale del Teatro Professionale “FAS”

Facebook costituisce un’eccezionale oppotunità di informazione, apprendimento, svago e comunicazione che supporta adolescenti e adulti nello svolgimento delle attività quotidiane. Pertanto nel mondo di Facebook si affronta la vita tramite le false identità con le maschere preferite da ognuno.

Lo spettacolo egiziano Inbox, scritto da Sameh Mahran è stato rappresentato in Egitto al Festival Internazionale del Teatro Professionale “FAS” 2016, ottenendo il premio della drammaturgia – il secondo premio dopo quello del Festival Nazionale del Teatro egiziano nella sua nona sessione. L’artista Abdul Rahim Hassan ha anche ottenuto il  premio come migliore attore uomo insieme all’artista Heras.

»Inbox» è uno spettacolo che racconta la storia della tragedia della sostituzione della nostra vita con un mondo virtuale chiamato Facebook. Vede la regia di Jalal Othman, arredamento e vestiti di Rama Farouk, musica di Salah Mustafa, illuminazione artistica di Mohamed Ashry.

SAMEH MAHRAN
SAMEH MAHRAN

Ogni bambino ha il suo mondo immaginario creato con la sua fantasia e considerato come un compagno ideale con cui il bambino si confronta per i piccoli problemi.

In questo senso, tale mondo è un amico perfetto per il bambino, ma quando si esagera e il bambino gli sta appresso tutti i momenti, si tratta di un caso patologico.

Questo però non è un vero disastro, ecco quello più serio: se l’intera società, giovani e uomini anziani e donne vivono con la loro fantasia questo mondo virtuale e costruiscono i loro sogni tramite questo mondo del social networking siamo di fronte ad un disastro universale!

Il Drammaturgo Prof. Sameh Mahran[1] propone tale grave questione sociale con il suo spettacolo che mette in scena la storia del matrimonio tra una ragazza e un vecchio, che si sono conosciuti su Facebook.

La ragazza lascia il suo giovane povero amato per cercare una soluzione più facile, perché l’uomo anziano rappresenta la corruzione politica ed economica,  avendo raccolto la ricchezza con la speculazione dei sogni dei poveri sfruttando le loro manifestazioni.

Lo spettacolo rappresenta il conflitto tra il sentimentale e il materiale, e la protagonista alla fine sceglie di godersi una vita finta e falsa che preferisce all’amore e ai sentimenti veri. Ma è vero che accadono queste cose nella realtà? Certamente ci si sciocca dinanzi all’immagine reale e non dinanzi a quella del mondo virtuale di Facebook, già predisegnata della figura dell’uomo. Le scene sono inframezzate da brani musicali e la pièce finisce con delle risate isterische del protagonista.

“Inbox” è  uno spettacolo egiziano che appartiene alla tendenza del post-modernismo nel teatro, la quale sostiene un’esplosione interna delle forme artistiche, il che conduce alla cosiddetta Iperrealtà o realtà eccessiva in cui il reale e l’immaginario diventano inseparabili e indistinguibili.

Questo spettacolo ci costringe a rivedere se stessi nei confronti di questo mondo illusionario di Facebook, considerato come un inconscio collettivo che, in parallelo alla realtà, accumula i sogni vaghi degli utenti, i loro desideri irrealizzabili, i loro istinti insoddisfatti, e le ambizioni fallite…

Tutto ciò trova finalmente, come un canale di sfogo, una maniera perfetta per essere tradotto in poche lettere, cuoricini finti e simboli emozionali, ma che vanno a finire con una tragedia quando ci si scontra con l’autentica immagine della realtà…!

Nermin Shawky

[1] Sameh Mahran, nato il 1954, è un Professore ordinario egiziano di drmmaturgia al Cairo, Ex rettore dell’Accademia di arti in Egitto dal 2009: 2014

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