Dal 23 al 25 giugno 2017 in occasione della rassegna Notti d’estate, la commedia antica a Catania
Il primo appuntamento della rassegna “Notti d’estate, la commedia antica” ha come protagonisti indiscussi, Tuccio Musumeci e Miko Magistro, nell’opera di Menandro Dyskolos adattata e diretta da Romano Bernardi.
In seguito, dal 14 al 16 luglio 2017, il teatro Greco Romano di Catania ospiterà Casina di Plauto, per la regia di Giuseppe Argirò, con Giuseppe e Micol Pambieri e l’attore napoletano Vittorio Viviani; mentre per la notte delle stelle cadenti, il 10 agosto, a calcare lo spettacolare palcoscenico etneo sarà Edoardo Siravo ne Il ciclope di Euripide, testo tradotto e adattato da Filippo Amoroso, con la regia di Angelo Campolo.
La pièce del poeta greco, prodotta dal Teatro Stabile di Catania e dal Teatro della Città, racconta le peripezie d’amore che il ricco e affascinante Sostrato, Salvo Piro, è costretto a patire prima di arrivare al cuore della bella Criside (Debora Bernardi), la quale a causa del carattere burbero del padre Cnemone (Magistro) vive isolata dal mondo, avendo come unica compagnia la serva Simiche (Margherita Mignemi). A fungere da paraninfo tra i due ragazzi sarà il servo di Sostrato, Pirria (Musumeci), un compito all’apparenza semplice che innescherà una serie di vicissitudini risolte solo a conclusione di spettacolo quando si arriverà al tanto sospirato lieto fine.
È già chiaro dalle prime battute che ci troviamo di fronte a uno spettacolo leggero, e se la commedia lo è per definizione, l’introduzione cabarettistica del dio Pan (Plinio Milazzo) non lascia alcun dubbio. Tuttavia sarà con l’ingresso in scena di Tuccio Musumeci che la platea andrà letteralmente e a giusta ragione in visibilio. La proverbiale simpatia dell’attore, la sua capacità di tenere il palcoscenico come pochi artisti, uniti all’affetto del pubblico, creano un mix esilarante soprattutto grazie ai magnifici partner di scena, Salvo Piro, come superba spalla e Margherita Mignemi come eccellente contraltare. Non è difatti una scelta casuale che gli sketch e i monologhi dei due comici siano in dialetto siciliano, arricchiti da modi di dire e frasi fatte, per tenere cadenzato il ritmo dello spettacolo.
I personaggi sono costruiti attorno a modelli classici e universali ma risentono al contempo della tradizione attorale sicula, una scelta facilmente riscontrabile nelle regie del milanese Bernardi, il quale da sempre più di chiunque altro riesce a cogliere queste sfumature.
Gli elementi più esaltati sono quelli comico-grotteschi, non mancano doppi sensi, come il refrain della “differenza tra uomo e donna” a cui Criside in maniera allusiva fa più volte ricorso, o la ricerca spasmodica di un compagno di vita da parte dei due servi. Magistro ci regala un personaggio che si lascia plasmare con facilità, per cui la riluttanza verso l’essere umano sembra svanire in fretta. Le coccole e l’affetto di Pirria, che palesano anche una componente omosessuale, e la folle disavventura nella quale si troverà coinvolto, modificheranno totalmente e irrimediabilmente la sua indole.
Ottimo anche il connubio di costumi e musica, i primi colorati e divertenti contribuiscono a evidenziare i personaggi, mentre l’elemento sonoro esalta l’umorismo delle diverse situazioni.
Colpisce positivamente anche l’imponente scenografia che come i costumi è firmata da Giuseppe Andolfo, composta da alte mura, una fontana e un grandioso pozzo con le fattezza di Dioniso.
In un contesto già ricco di colpi di scena e battute la scelta di presentare in maniera dirompente la maga Panfile, (Maria Rita Sgarlato) e i suoi seguaci Davo (Antonio Castro) e Sicone (Enrico Manna) ha un effetto ridondante che dilata eccessivamente il tempo rallentandone anche il ritmo.
Uno spettacolo gradevole applaudito con entusiasmo dal pubblico presente.
Laura Cavallaro