Al Teatro delle Muse di Roma, fino al 26 novembre 2017
Fin dall’inizio della storia la famiglia è stata sempre caratterizzata dalle liti e divisioni interne, dalla differente tipologia dei fratelli Abele e Caino, mentre con l’economia mercantile e comunale del Medioevo si sono costituite le classi sociali. Da qui con la raffigurazione delle problematiche antropologiche e civili del vivere, con la comicità popolare e satirica della “commedia dell’arte” del ‘500 in cui v’erano l’ataviche maschere d’Arlecchino e Pulcinella, gli Zanni o Servitori, poveri diavoli dei ricchi, rispetto ai Balanzone e Pantalone,dotti medici e mercanti avari rielaborati nei canovacci di Moliere e Goldoni. Tutto ciò innescò una rivalità fiera intorno alla fame dei diseredati e privi dei diritti primari che portò prima alla rivoluzione francese e poi alle migrazioni dei primi del 900 con le valige di cartone per l’America, mentre Tommaso di Lampedusa con il capolavoro Il gattopardo affrontò la tematica dell’incrocio delle classi con la relazione sentimentale tra Tancredi, nipote del principe Salina Don Fabrizio, ed Angelica Sedara figlia del sindaco.IL commediografo A. Petito su questi argomenti,in particolare quelli della miseria e della fame dei poveri degli anni trenta,compose una divertente e satirica opera immaginando che Pulcinella macchietta comica partenopea,incarnasse emblematicamente questa situazione dei disperati, destinati ad essere ignorati e travolti dal fato come nella selezione naturale della specie di Darwin. Riprendendo tale pulcinellata del grande autore vesuviano, il giovane scrittore emergente dello spazio di via Forlì Geppi Di Stasio esprime la speranza che la delusione profonda dei bassi e vicoli spagnoli del cuore della città del golfo per la mancata evoluzione sociale della propria condizione possa essere superata con la rimpatriata dei congiunti arricchitisi laboriosamente nel paese con la bandiera a stelle e strisce.Dunque i due personaggi centrali della commedia rivisitata a distanza di circa un secolo: due fratelli, lo spiantato Ciccillo, impersonato con perfetto e salace umorismo da R.Santoro,affittuario di un barone a cui deve 4 mensalità, circondato da una moglie ignorante ma astuta e pronta alla sarcastica battuta,da vicine litigiose e pettegole,che muore di fame e s’augura che il fratello Giacomino in arrivo con la nave e la fidanzata dagli USA gli risolva i guai.Intanto la figlia s’innammora di Veniero, figlio dell’aristocratico padrone di casa, che con il suo esattore,interpretato dalla colonna caricaturista A. Lubrano, pretende il dovuto e sbeffeggia l’inquilino, specie allorché ”lo zio Tom” sostiene, giungendo a piedi, di non avere denaro, ma debiti e s’installa in casa, come la cognata, volendo essere mantenuto. Il povero Ciccillo non sa come fare,ma per amore fraterno spinge la moglie ad impegnarsi tutto,pur detestando sempre più l’invadente ospite.Naturalmente lo scontro tra i due fratelli diventa pure una partita a quattro per le due coppie che reggono il teatro: da una parte: Rino Santoro e Wanda Pirol, dall’altra Geppy Di Stasio e Roberta Sanzò. Il barone offende l’intera famiglia offrendo loro un lauto banchetto, ma alla fine sarà proprio lui ad essere umiliato e dover pagare con lo sberleffo ricattatorio di Giacomino la sua prosopopea,rimproveratagli pure dalla moglie Carlotta. Ma l’Americano e la sua ”miss Mary” vestita come la statua della libertà sono davvero poveri? L’amore giovanile interlasserà? Come finirà? Lo spettacolo sarà al teatro delle muse fino al 26 novembre.
Susanna Donatelli