Roma, Teatro della Cometa, dal 21 febbraio all’11 marzo 2018
Gennaro Cannavacciuolo torna in scena a Roma, al Teatro della Cometa fino all’11 marzo, con uno dei suoi imperdibili, particolarissimi, raffinati recital. Il mio nome è Milly – una diva tra guerre, prìncipi, pop e varieté, è l’omaggio che il grande artista tributa a Carolina Mignone, cantante e attrice nata ad Alessandria, in Piemonte, nel 1905. Un personaggio, lo confesso, di cui non sapevo nulla, a parte quel poco di documentazione ricercata dopo aver appreso dello spettacolo imminente. Anche per questo gli show di Cannavacciuolo sono imperdibili, perché hanno il merito, oltretutto, di farci conoscere artisti che sono parte integrante e affascinante della storia di questo Paese. Fosse solo questo, e non è poco, potrei finirla qui. Ma quando si apre il sipario, anzi da quando si varca l’entrata al foyer di un qualsiasi teatro in cui si esibisce lui, avviene qualcosa di magico, come risucchiati da una porta spazio tempo, grazie alla quale la realtà quotidiana rimane sospesa e ci si immerge nelle atmosfere, nelle epoche raccontate, in un limbo difficile da spiegare ma molto più facile da vivere sul momento. Con la sua grazia, direi con l’immenso rispetto con cui Cannavacciuolo affronta il grande lavoro di documentazione sui personaggi che ci propone di volta in volta, lo spettatore può godere non solo di un racconto in parole e musica, ma addirittura entrarci dentro, trovarsi al fianco di un’artista, in questo caso della bellissima e forte Milly, il cui volto viene svelato da gigantesche fotografie che con misurati gesti Gennaro fa ruotare verso la platea. E allora siamo tutti nel varietà degli anni 20, accompagnati dalle canzoni spiritose tipiche del genere, riusciamo a vedere gli incontri di Milly con il Principe Umberto, ascoltiamo e immaginiamo Cesare Pavese mentre scrive lettere appassionate alla vedette, senza ricevere mai una risposta, camminiamo sotto la Tour Eiffel nel periodo francese dell’artista piemontese. La guerra, il ritorno in Italia dall’America, le difficoltà a riprendere quota nel mondo dello spettacolo, poi il fortunato incontro con Strehler, il teatro brechtiano, fino alla grande popolarità al fianco di Mina, con Milly ospite fissa in televisione a Studio Uno, con un ricco repertorio di canzoni degli anni 20, 30 e 40, fino agli ultimi anni di vita (il suo ultimo recital fu a Palermo nel 1980, poco prima della sua morte) e le sue interpretazioni, tra i tanti, di brani di De Andrè, Lauzi, Aznavour, Endrigo.
Un grande ed elegante omaggio alla bella e coraggiosa Milly, donna dalla ferrea volontà e dignità, questo spettacolo di Cannavacciuolo, accompagnato in scena da tre eccellenti musicisti quali Dario Pierini al pianoforte, Andrea Tardioli al clarinetto e sax, Francesco Marquez al violoncello. Si chiude con una toccante frase di Milly, che affermava: “Vorrei morire cantando, perché solo sul palcoscenico sento di avere quei venti anni che nella vita non ho avuto mai!”. Si riaccendono le luci in sala, torniamo alla nostra quotidianità, ma con un prezioso tassello in più di conoscenza e grati ad un artista come Cannavacciuolo, anche lui prezioso e raro come un diamante nel panorama teatrale italiano.
Paolo Leone