Il cinema aveva bisogno di una svolta, non certamente per la qualità artistica, che continua a seguire libertà di visione per un pubblico di élite, ma per il mainstream. Così in un patto di sangue con i prodotti televisivi sta trovando una rinascita “economica”.
Infatti abbiamo visto che le piattaforme di pay tv hanno imparato a produrre e ospitare serie di alta qualità, tanto da essere paragonate al cinema per cast, regia, movimenti di macchina, musica; per dirne alcune.
Il cinema ha visto affiorare un competitore agguerrito e si è trovato a dover difendere la sua posizione. Perché non basta affermare l’unicità dell’esperienza visiva quando di contro i ritmi serrati del lavoro e la predisposizione sociale all’individualismo portano a favorire la poltrona di casa propria. Soprattutto se si ha uno schermo in 4k grande quanto il divano. Per non parlare poi della possibilità di vedere la puntata quando si vuole e quanto si vuole. Si può interrompere, riprendere e mai finire.
La produzione cinematografica non può ignorare questo processo, deve comprenderlo e capire come confrontarsi: casomai traendo un proprio vantaggio.
La Marvel così sta dando agli amanti della serialità un’esperienza amplificata rispetto alla televisione.
Ossia ha sfruttato la struttura seriale al cinema, con un linguaggio epico.
Avengers Infinity War è un capitolo della saga che vale quanto una stagione di Game of Thrones.
L’esperienza che propone agli spettatori è quella di poter seguire insieme una storia raccontata in più parti, poter continuare a nutrirsi di attesa e colpi di scena strabilianti.
Avengers Infinity War doveva essere diviso in due parti: uno e due, poi si è deciso di affibbiare titoli diversi a queste. L’ultimo capitolo di questa “serialità” uscirà il prossimo anno con un titolo ancora misterioso. Sembra che contenga infatti una vera rivelazione per l’andamento degli eventi. Chi ha visto questo Avengers capirà benissimo, essendoci un vero punto interrogativo sul finale che prelude una rivoluzione. Anche questa efferatezza e drasticità della trama, che non si guarda indietro, almeno sembra, e non si affezione, pare, ai suoi personaggi è insolito. Questo è il brivido da moderna serie tv, lo spiazzamento di cui si droga lo spettatore casalingo.
Sfruttarlo al cinema è una rivoluzione e un’ottima mossa di marketing che non sappiamo ancora se sarà coerente fino in fondo, dato che i personaggio possono ancora “tornare sui loro passi” con Avangers 4.
Poco importa, bastano queste emozioni provate al cinema in maniera inedita per credere di partecipare al cambiamento. Ma questo non basta per dire che Avengers Infinity War sia un buon film.
Lo è invece far luce del suo equilibrio narrativo: mantiene l’attenzione sia sulla vicenda principale che sulle sotto-trame. Il film stesso è diviso in sotto-capitoli in cui sono contenuti i diversi Avengers visti nei film dedicati, a ognuno viene dato il proprio spazio per difendere il ruolo che ha nella battaglia. Ciò che sta mettendo in gioco, cosa rischia di perdere e cosa guadagnerebbe e perché lo fa. Seppure è un meccanismo didascalico, si camuffa bene grazie ai commenti musicali di Alan Silvestri che presentano I Guardiani della Galassia, piuttosto che Iron Man o Black Panter e il tono che li accompagna. Pare un omaggio a tutti i protagonisti, che vengono accolti con i loro valori e il loro significante a cui il film sottende in modo camaleontico.
Anche questo è entusiasmante e seriale: vedere in un solo prodotto un insieme omogeneo. Per questo pare più una stagione che una puntata.
Infine va dato merito al villan: Thanos (Josh James Brolin) è un vero personaggio che non vive di riflesso. Non è l’ombra di Iron Man (Robert John Downey Jr), ma è altro da sé, non pensa il contrario, ma differente. Ha una sua visione che mette in discussione lo spettatore. Non parliamo più solo di bene e male, non si tratta di stare con il buono o il cattivo, piuttosto si tratta di comprendere che ruolo si ha nel mondo, come poter affermare il proprio io e cosa significa migliorarlo.
Thanos ha le sue motivazione che dimostra con fatti e parole, rivelando sensibilità e forza con cui combatte e capacità di rischiare tutto, anche ciò che sostiene sia la cosa più cara, si fa portavoce di alcuni valori, rappresenta una fetta d’umanità.
Questo dovremmo aspettarci da un cinecomics: non un messaggio edulcorato, non un antagonista che rafforza il protagonista.
Altrimenti continueremo a vivere sentendoci giusti e sbagliati, legittimati a punire ignorando l’altro. Non sto dicendo che a questo punto vale tutto, che non esiste più legge, ma piuttosto che bisogna imparare a capire l’altro punto di vista per sapere se valga o no combatterlo. Che bisogna riflette sulle questioni prima di schierarsi a priori, come facevamo dichiarando di essere dalla parte degli Avengers o dei loro antagonisti.
Non resta che vederlo, per comprendere fino infondo di cosa stiamo parlando e poi ditemi se valga o meno qualche riflessione.
Federica Guzzon