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LA DIVA LOREDANA: COSA TI ASPETTI DA ME. La regina della canzone italiana ci canta l’incertezza che domina le nostre anime  

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Oggi ritorno a parlare del legame tra filosofia di vita e musica e lo faccio con una grande regina della canzone italiana: Loredana Bertè. Nata il 20 settembre 1950 a Bagnara Calabra (RC), terza di quattro figlie, tre anni dopo la sorella Domenica Bertè (Mia Martini), scomparsa il 12 maggio 1995 a soli 47 anni. Trascorre la sua infanzia a Porto Recanati, in seguito ad Ancona. Nel 1965 circa, dopo la separazione dei genitori, si trasferisce con la madre e le sorelle a Roma. Frequenta l’Istituto d’Arte e, nel frattempo, muove i primi passi nel mondo dello spettacolo insieme alla sorella Domenica e all’amico Renato Fiacchini (Renato Zero). Partecipa a varie trasmissioni televisive/radiofoniche come “Bandiera Gialla” su Radio Rai 2 e “Stasera Rita!” ( nel corpo di ballo di Rita Pavone, chiamato “I Collettoni” e ”Le Collettine”). Calca le tavole del palcoscenico teatrale con “Hair”, edizione italiana del 1969. “Ciao Rudy” è invce del 1972 e, con Renato Zero, è tra i protagonisti della prima opera-rock mondiale firmata Tito Schipa Jr. “Orfeo 9”. Ad “Hair” seguirà un’esperienza indimenticabile in Messico dove Loredana si avventurerà con, tra gli altri, l’amica Stefania Rotolo. Nel 1970, il caso le vorrà protagoniste in sala d’incisione, a Roma, per la RCA. Il disco in questione era “Per un pugno di Samba” di Chico Buarque de Hollanda. Lolò e Mimì prestano le loro voci in numerosi pezzi dell’album del cantante brasiliano. Da qui, musicalmente parlando, il passo verso il successo è breve. Per Mia Martini la consacrazione vera e propria arriva nel 1972 con “Piccolo Uomo”, con cui vince il Festivalbar e, l’anno dopo, bissa la vittoria al festival con il capolavoro “Minuetto”, in assoluto il suo 45 giri più venduto. Il 1974 è un anno fondamentale per le sorelle Berté: Mia Martini è considerata dalla critica europea la cantante dell’anno: i suoi dischi escono in vari Paesi del mondo e registra i suoi successi in francese, tedesco e spagnolo, ottenendo consensi significativi anche all’estero. Loredana invece incontra Alfredo Cerruti e Enrico Riccardi, con cui registra il suo primo LP: “Streaking”, anticipato dall’apparizione estiva al Festivalbar 1974 con il singolo “Volevi un amore grande”. Seguirà l’uscita del brano che cambierà la vita di Loredana: “Sei bellissima”. È del 1978 il suo secondo grande successo, lo storico brano scritto da Ivano Fossati “Dedicato”, ma è nel 1979 che Loredana mostra di essere una vera fuoriclasse[1] con il suo capolavoro “E la luna bussò”[2]. Intorno a lei tanti artisti che hanno collaborato con la mitica Lory: Luciano Tallarini, Gianni Ronco, Lele Melotti, Ricky Portera, Mauro Balletti, Mario Lavezzi, Vince Tempera, Ivano Fossati, Oscar Prudente, Oscar Avogadro, Pino Daniele, Enrico Ruggeri, Gianni Bella, Phil Palmer, Mogol, Battisti, Fausto Leali, Ivan Graziani, Rossana Casale, Giulia, Mango, Bruno Lauzi. E chissà quanti ne stiamo dimenticando… All’inizio degli anni ’80 Loredana tra un disco di successo e l’altro decide di trascorrere un intero anno a New York per studiare l’inglese e realizzare il suo prossimo lavoro discografico. In questo periodo conosce e frequenta Andy Warhol e la sua Factory. Rimane nella storia la realizzazione da parte del team di Warhol del video “Movie“, unico videoclip musicale a cui abbia lavorato Warhol. Nel 1982 il grandissimo successo del brano “Non sono una signora” viene incoronato con la vincita del Festivalbar dove l’artista si presenta vestita da sposa. Del 1986 è la sua prima apparizione al Festival di Sanremo con il brano scritto dai fratelli Mango “Re”: il pancione finto con cui si esibisce la prima serata desta molto scalpore, conquistando, il giorno dopo, le prime pagine di tutti i quotidiani nazionali. Nel1988 partecipa per la seconda volta al Festival di Sanremo con il brano “Io, sì io”. Si concederà solo una breve pausa e nel1991, presenta a Sanremo “In questa Città” di Pino Daniele. Nel 1993 torna al Festival di Saremo con la sorella Mimmì con il brano “Stiamo come stiamo”, che darà il benvenuto al 33 giri “Ufficialmente Dispersi”, insieme a “Mi manchi” che accompagnerà l’estate dello stesso anno, al Festivalbar.[3] È il periodo in cui Loredana si scopre cantautrice di un certo spessore (grazie, forse, proprio al dolore del suo recente vissuto, il matrimonio e con Bjorn Borg e il tennis) e con la collaborazione di Philippe Leon, anno per anno, tira fuori singoli quali “Amici Non Ne Ho” e “Angeli & Angeli” (Festival di Sanremo 1994 e 1995), confezionando l’album live “Bertex – Ingresso Libero”, sotto la supervisione del suo discografico Renato Zero. La morte della Mimì segna profondamente Loredana, che ne rimarrà devastata per sempre, motivo ricorrente di ispirazione per le opere future. Seguono, infatti, una serie di brani dedicati alla sorella, come: “Luna”, “Zona Venerdì”, “Mufida” (che significa “sorella” in arabo). A “Luna” segue il disco “Un pettirosso da combattimento”, e Loredana ritorna in tour.

Il nuovo millennio si apre con la partecipazione allo spettacolo teatrale, tenutosi alle Terme di Caracalla a Roma, “Gerusalemme” ( 2001 – 2002 ) con Carla Fracci, il corpo di ballo del Teatro Dell’Opera di Roma e Tullio De Piscopo. Dello stesso anno è la sua toccante reinterpretazione di “Una storia sbagliata” di Fabrizio De Andrè, durante un omaggio dedicato all’artista, scomparso l’anno prima, al teatro Carlo Felice di Genova (insieme ad altri artisti). Segue la regia “video” di Asia Argento a tre brani che fanno parte del mini cd “Dimmi che mi ami” del 2002: “Io Ballo Sola”, “Notti Senza Luna”, “Mercedes Benz”. La Argento coinvolge Loredana in questo progetto, chiamato “Loredasia” (i video verranno poi inseriti in un unico DVD, presente nella POP-UP edition dell’album BABYBERTE’ del 2006). Nel 2004 partecipa a “Music Farm”, il primo reality-show che coinvolge cantanti affermati. La RAI punta tutto su Loredana e non ne fa mistero. Il risultato è stupefacente. La Bertè ne diventa subito l’assoluta protagonista. In seguito, riesce a prodursi da sola il nuovo album “Babyberté” (2005), incidendo in analogico le sue nuove canzoni. “Babyberté”ottiene subito il “disco d’oro” schizzando ai primi posti della classifica dei dischi più venduti. Nel 2008 presenta a Sanremo “Musica E Parole”.  Quell’anno la Berté ha vinto uno speciale premio alla carriera istituito dalla città di Sanremo, oltre al Premio Sala Stampa Radio tv (per la sezione Campioni). Ha, inoltre, ritirato il “Premio della Critica Mia Martini” vinto dalla sorella Mia Martini nel 1982, con il brano “E non finisce mica il cielo” e il Venice Music Awards le assegna il “Premio come miglior interprete femminile dell’anno”[4]. Nel 2012 torna al Festival di Saremo con Gigi D’Alessio con “Respirare” di D’alessio e D’agostino.

C’è tanto da raccontare e dire sulla carriera di Loredana, ma salto molte cose, ricordando che trionfa nell’estate 2018 con il brano “Non ti dico no”, in coppia gruppo musicale italiano Boomdabash. Come sempre è lei, la Mitica e Unica, la grande Loredana. La stessa che quest’anno è tornata sul palco del teatro Ariston per la 69° edizione del Festival di Saremo 2019, qui dov’è stata la star di questa edizione con il brano “Cosa ti aspetti da me”, testo di G. Curreri, P. Romitelli e G. Pulli. Un brano molto impegnativo che solo la grande Loredana poteva interpretare così magistralmente. Lo stesso in cui rintracciamo non solamente una storia d’amore fatta di dubbi, incertezze, ma molto di più… la condizione umana della nostra epoca, dove, appunto, viviamo l’amore in modo incerto. “C’è qualcosa che non va/ Per essere seduti qui/ Per dirsi almeno/ E dire/ almeno le cose inutili/ Che ti sembra vero solo se…”: Si parla di un amore in crisi, forse della fine di una storia, in un contesto in cui ci si dicono cose inutili, che sembrano vere.

“Doveva andare poi così./ Che vuoi dare tutto/Vuoi dare tutto e resti lì/ Ed io ci credevo/ Ed io ci credevo sì/ Ci vuole soltanto una vita/ Per essere un attimo/ Perché ci credevi/ Perché ci credevi sì/ Ti aspetti tutta una vita/ Per essere un attimo…”: in quei momenti in cui un amore arriva alla fine, ci troviamo a dirci “Doveva andare poi così…” in un contesto in cui vorresti dare amore, ma poi tutto crolla in un attimo, proprio nel momento in cui realizzi quel tuo bisogno di dare tutto. Queste parole raffigurano proprio una parte umana che forse non riveliamo, e cioè il desiderio di dare un tutto in amore, connesso anche al bisogno di essere amati, di ricevere un “tutto”. Questo davanti a un amore in cui credevamo. Un credere che non appartiene solo a un Io, ma anche al Tu che ci troviamo davanti, come dice la canzone “Tu ci credevi”… e ci vuole una vita per essere un attimo. Inteso come istante in cui tutto quello che desideri lo trovi. Un attimo lo possiamo interpretare come un momento in cui i due trovano quello che cercavano. Il momento dell’equilibrio che ogni singolo individuo ricerca. Laddove Loredana dice una cosa esemplare, vale a dire che in quell’amore finto, non solo esiste una delusione, ma si narra che anche se le cose sono cambiate, la protagonista della storia è consapevole che lui era vero. Allo stesso tempo, il brano rivela un altro aspetto umano. Quando finisce un amore, siamo convinti che non esiste un altro amore. Questo ci sembra impossibile. Allo stesso tempo, questo brano, parla di aspettative – infatti un amore non è fatto solamente di sentimenti, ma anche di aspettative, in un contesto in cui non c’è solamente una donna che le manifesta, ma chiede all’uomo quali siano le proprie. Infatti, il testo afferma: “Che cosa vuoi da me/ Che cosa vuoi da me/ Cosa ti aspetti dentro te/ Che tanto non lo sai/ Tanto non lo vuoi/ Quello che cerchi tu da me/ Che cosa vuoi per me/ Che cosa vuoi per te/ Cosa ti aspetti in fondo a te….”: una donna che invita l’uomo – per amore – a comprendere cosa vuole per sé e cosa vuole per lei. C’è filosofia? Credo di più, e cioè un messaggio d’amore puro. Un amore è fatto da due persone, che hanno delle aspettative, ma allo tempo un amore è fatto dal desiderio e dalla volontà di volere il bene per l’altro e non solo per se stessi. Amore è anche questo, anzi sopratutto questo. Amore è aspettarsi che l’altro voglia il tuo bene e non solo il suo.

Un brano ricco di contenuto, dove si parla di una fragilità che blocca le nostre azioni, in un’epoca in cui forse non sappiamo quello che cerchiamo e rifiutiamo quello che vogliamo. In un contesto in cui vi è una donna forte, ma che non nasconde la sua fragilità e sensibilità. Aspetto comune anche agli uomini. Siamo in un periodo storico in cui dobbiamo cercare noi stessi, dentro di noi, nelle nostre anime. Un brano profondo, che a mio avviso al Festival di Saremo avrebbe meritato di più. In ogni modo, non è un premio che fa una vittoria o un successo, ma l’apprezzamento e il consenso del pubblico.

Giuseppe Sanfilippo

[1] In Loredana Bertè website, Biografia – www.loredanaberte.it, 01/03/2019

[2] In Loredana Bertè website, Biografia – www.loredanaberte.it, 01/03/2019

[3] In Loredana Bertè website, Biografia – www.loredanaberte.it, 01/03/2019

[4] In Loredana Bertè website, Biografia – www.loredanaberte.it, 01/03/2019

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