Essere Leonardo da Vinci – Un’intervista impossibile

Data:

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Assicurazioni Generali. 2 aprile 2019

Siamo nani, purtroppo convinti che sia inutile salire sulle spalle dei giganti che ci hanno preceduto. Non ci proviamo nemmeno, convinti come siamo di vivere un’epoca diversa da tutte le altre, bastante a se stessa, privi di debiti nei confronti di ciò che riteniamo ormai finito.

Ovviamente non è così. Basta cogliere l’occasione data da qualche illustre anniversario per scendere rovinosamente dal nostro fragile piedistallo e, umilmente, tentare di imparare qualcosa di nuovo dagli uomini vissuti centinaia di anni fa, se il recente passato non ci appare sufficientemente istruttivo.

Un’ottima occasione per praticare tale nobile esercizio si è realizzata grazie a “Essere Leonardo da Vinci” (di cui quest’anno ricorre il cinquecentesimo dalla morte) in scena al Rossetti di Trieste per una sera soltanto.

Il gioco drammaturgico delle interviste impossibili è sempre intrigante: una struttura collaudata nella quale è possibile inserire un grande della storia e fare di lui un po’ quel che si vuole. Pescando a piene mani dalla biografia, dagli scritti suoi o dei contemporanei, cui si possono aggiungere spunti tratti dagli studi successivi, spesso ponderosi, si integra con la fantasia ciò che manca. Massimiliano Finazzer Flory è autore, interprete e regista dello spettacolo, un’impresa non facile di fronte alla sfida che comporta l’incontro con un personaggio simile, ma molto allettante, ben riuscita anche grazie alla presenza di due “intervistatori”, Gianni Quillico e Jacopo Rampini, funzionali per far emergere la distanza temporale e concettuale con i nostri tempi che nel serrato dialogo a tre si risolve, anche se non del tutto, com’è logico che sia.

Il Cenacolo, Monna Lisa, schizzi e disegni tra i più noti appaiono sullo sfondo nel corso della serata. Al centro della scena ci sono un tavolo, con una candela accesa, e tre sedie; più defilato un cavalletto con sopra un grande manoscritto lasciato chiuso; qua e là qualche pila di libri.

I due nostri contemporanei giungono diversamente armati: Gianni Quillico appare con carta e penna, mentre Jacopo Rampini  porta con sé un notebook sul quale digiterà le risposte del Maestro (Massimiliano Finazzer Flory) il quale, parlando la lingua del suo tempo (le battute affidate al protagonista sono tratte dagli scritti teorici di Leonardo stesso) risponde alle incalzanti domande dei due.

Fin da subito si definisce “inventore e interprete della natura”, racchiudendo in un brevissimo spazio l’esistenza di un genio universale, emblema di quando possa essere alta e imperitura l’attività apparentemente disordinata di una personalità eclettica ai massimi gradi (“la divisione dei saperi indebolisce la conoscenza”), capace di passare dall’amatissima pittura (“poesia muta”), all’ingegneria più avvenieristica passando per precisissime tavole anatomiche (disegnate in un’epoca in cui era altamente proibito sezionare i cadaveri), sempre alla ricerca dell’essenza ultima del mondo per comprendere l’Uomo, senza perdere mai di vista l’elemento ludico (nutrito da un’insopprimibile “paura e desiderio del mistero”), essenziale origine dei tanti interrogativi intorno alla sua figura.

Ciò che rende particolarmente efficace l’intero spettacolo è forse il progressivo e inevitabile smarrimento che si sviluppa nell’animo dei due cronisti, portatori convinti di una “verità” che li fa sentire all’inizio superiori e derivante dalle tante conoscenze della tecnologia contemporanea.

Poco a poco la prosopopea delle loro certezze si smorza per essere sostituita da una sempre maggior sorpresa ammirazione, unita a uno stupore inevitabile e commovente.

Siamo nani. Riconoscerlo sarebbe di certo un buon modo per iniziare, con umiltà, a crescere.

Paola Pini

 

Foto Giovanni Gastel
Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Sala Assicurazioni Generali
2 aprile 2019
Essere Leonardo Da Vinci
Un’intervista impossibile
drammaturgia, regia e interpretazione Massimiliano Finazzer Flory
con la partecipazione di Gianni Quillico e Jacopo Rampini

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