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La febbrile rappresentazione della vita di van Gogh

Data:

Dal 9 al 19 maggio 2019 al Teatro Leonardo di Milano MTM

Un incontro naturale, quasi necessario, quello tra la pittura di van Gogh e il teatro di Corrado D’Elia. Una sintonia di emotività.

Come ben racconta la pièce Io van Gogh, in scena al Teatro Leonardo di Milano dal 9 al 19 maggio, l’artista olandese sentiva l’esigenza impellente, bruciante, inevitabile di RAPPRESENTARE la vita, al punto da chiedersi se fosse più reale ciò che aveva di fronte agli occhi oppure la propria percezione. (“Sogno di dipingere, dipingo quel che sogno”).

Il format teatrale che Corrado D’Elia ha creato negli ultimi anni è percorso da un’analoga urgenza di vivere, interpretare, raccontare con monologhi le vite e i pensieri di alcuni snodi topici della nostra cultura. Con testi originali, musiche di impatto e allestimenti scenici essenziali ed emozionanti, abbiamo ri-vissuto le sensazioni di Ulisse, Beethoven, Strehler e rivisitato opere celeberrime come Don Chisciotte, Iliade, Moby Dick.

Corrado D’Elia vive, interpreta e riproduce l’avventura artistica di van Gogh con soluzioni sceniche estremamente semplici, ma di grande efficacia.

Solo in scena, seduto per tutto il tempo. Confidente nella potenza di un testo le cui rime sono una melodia fascinosa piuttosto che una meccanicità ingombrante. Efficace nel trasmettere con l’energia del corpo le mille sfumature emotive di un artista.

La bella scenografia di Chiara Salvucci è essenziale, ma al tempo stesso estremamente efficace nel comunicare brividi ed emozioni. Il palco, percorso da strati di paglia che ricordano i famosi campi dal folgorante giallo estivo (“questo campo di grano, questo eterno ondeggiare sarò io”), come il grande sfondo vuoto, cambia di colore, assumendo le tonalità via via più intonate all’atmosfera esistenziale.

La pièce è un susseguirsi di brevi racconti (quadri? bozzetti?) che dipingono i passaggi di una vita tormentata e avventurosa, con cesure quasi sempre affidate a musica dura e prepotente.

Un viaggio emozionante.

Una vita difficile, segnata subito da un venire al mondo a suo modo tristemente simbolico. Esattamente un anno prima, infatti, era morto il fratello, di nome Vincent. Ereditarne il nome ha assunto molto presto il sapore amaro di rappresentare una seconda scelta, il surrogato di un bimbo, quello sì, sinceramente desiderato.

Si racconta del bisogno prepotente, quasi dolore fisico, di rappresentare la realtà nei suoi colori con la consapevolezza di una febbrile enfasi. “La normalità è una strada lastricata” scriverà “E’ comoda per camminare, ma non vi cresce nessun fiore”.

La rapida vicenda amorosa è la risposta al “breve bisogno di dare e ricevere amore”.

Quello che in qualche modo riceverà dal fratello Theo che, pur lontano dalla cittadina di Arles in cui si era trasferito, sarà una presenza costante e rassicurante. E’ tutta gialla, dentro e fuori, la casa di Arles ed è luogo e colore di felicità.

Il periodo parigino, il tempestoso rapporto con Gaugin, la consapevolezza del proprio stato che gli altri definiscono pazzia, il mistero del suicidio, il corpo esposto tra i suoi quadri: scorrono parole, emozioni, colori, suoni che avvolgono.

Un artista della pittura dalla grande anima raccontato, ma è meglio dire vissuto, da un artista del teatro che ben sa toccare i tasti del cuore.

“E’ sempre il cuore quello che ci colpisce, come l’emozione ciò che inseguiamo ogni volta con i nostri racconti. Sarà proprio questo dunque che andremo a raccontare”.

Guido Buttarelli

IO, VINCENT VAN GOGH
9-19 maggio 2019          MTM Teatro Leonardo di Milano
con Corrado d’Elia                           progetto e regia Corrado d’Elia
scene e grafica Chiara Salvucci      assistente alla regia Sabrina De Vita
tecnico luci Christian Laface            tecnico suono Gabriele Copes

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