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Home/ Recensioni / Arte e Cinema / “Eyes”. Come ritrovare la perduta umanità di fronte alla tragedia

Mag

28

“Eyes”. Come ritrovare la perduta umanità di fronte alla tragedia

  • 28 Maggio 2019
  • Arte e Cinema, Da Sapere..., News
  • Cinema, Stefano Duranti Poccetti

“Eyes”: sono proprio gli “occhi” a essere protagonisti di questo cortometraggio scritto e diretto dalla giovane regista ventiquattrenne Maria Laura Moraci, che con questo lavoro è in grado di parlarci in modo forte, intenso, ispirato, della violenza di genere. Ma perché sono gli occhi a essere così importanti? Perché è attraverso questi che la Moraci identifica l’indifferenza dentro la quale le persone si rinchiudono, questo almeno finché non accade un qualcosa di emotivamente sconvolgente che possa distogliere dal proprio egoismo.

Gli occhi sono fondamentali, perché la regista pensa di dipingere le palpebre dei protagonisti con finti globi, cosicché possa diventare palese quel senso di posticcio che allontana dall’intrinseca umanità. I personaggi – il primo che apre il corto è una prostituta – si ritrovano a una fermata dell’autobus. Sono tutti persi nei loro mondi, non sono predisposti ad aiutare l’altro, ma anzi a giudicarlo, come quando giunge un trans, del quale due amiche si prendono gioco, inventando che il suo bus è già passato e che non tornerà più. Restano così, chiusi in se stessi e al prossimo, almeno finché non accade “qualcosa”, quando si odono delle grida di donna che sta subendo una violenza. All’inizio rimangono immobili, poi pian piano gli occhi si aprono e quelli dipinti lasciano il posto a quelli veri. Infine si alzano tutti, correndo verso la direzione della tragedia.
Il corto è dedicato a Niccolò Ciatti, giovane deceduto nel 2017 in una discoteca a causa di un calcio in testa gratuito (il video è visibile alla fine del film). Era morto davanti alla noncuranza delle persone, che guardavano senza interferire. Eppure la regista ci lancia una speranza: davanti alla violenza non si può rimanere inermi; davanti a un episodio del genere non si può stare fermi, ma bisogna trovare coraggio, eroismo, senso civico, bisogna ritrovare la propria umanità…

 

A dialogo con la regista Maria Laura Moraci

Da dove l’idea di creare questo corto sulla violenza di genere?

Volevo realizzare qualcosa sul tema dell’indifferenza e della violenza, dopo aver appreso la triste notizia su Niccolò Ciatti. Il senso del corto è proprio che la violenza è violenza ed è grave allo stesso modo di qualsiasi tipo essa sia (stupro o aggressione/rissa) e a chiunque venga rivolta (uomo o donna che sia..) Poi il progetto ha visto la luce grazie anche a Maurizio Rosci, Anna De Nardo ed al crowdfunding di Produzione dal Basso, ed è stato girato in meno di 24h. Daniele Ciprì si è rivelato molto gentile e disponibile, dimostrando sin da subito interesse per il progetto e per la sceneggiatura che gli avevo inviato via mail. Lo ringrazierò a vita per la sua estrema capacità di ascolto.

Come ti è venuta invece l’idea di utilizzare gli occhi dipinti per rappresentare l’indifferenza delle persone?

L’idea è nata a metà dicembre 2017 nell’ambito di un corso di recitazione alla YD’Actors ed è venuta in mente a me e ad altre due attrici, protagoniste del corto, Elisa Fois e Francesca Aledda, durante un esercizio sul sensoriale della vista. Gli occhi dipinti disegnati aperti su palpebre chiuse, è proprio una metafora per indicare il guardare senza vedere veramente.

La regista Maria Laura Moraci

La violenza è un tema particolarmente sentito, a tuo parere perché oggi gode di una così grande diffusione mediatica? Nei decenni passati ce n’era meno o era semplicemente più nascosta?

Gode di una grande diffusione mediatica perché ormai c’è una forte esaltazione della violenza e spettacolarizzazione della stessa. Nei decenni passati credo che ce ne fosse ugualmente alla stessa maniera, ma che fosse più celata e con meno prove che la testimonino (tipo i video). Oggi sembra che ce ne sia di più, perché appena succede qualcosa, le persone corrono a riprenderla col proprio smartphone perdendo anche il senso tra realtà e finzione, perché filtrate da uno schermo, e quelli che dovrebbero intervenire, fisicamente o anche chiamando la polizia, rimangono lì zombie inermi a guardare.

Stefano Duranti Poccetti

“Eyes”: sono proprio gli “occhi” a essere protagonisti di questo cortometraggio scritto e diretto dalla giovane regista ventiquattrenne Maria Laura Moraci, che con questo lavoro è in grado di parlarci in modo forte, intenso, ispirato, della violenza di genere. Ma perché sono gli occhi a essere così importanti? Perché è attraverso questi che la Moraci identifica l'indifferenza dentro la quale le persone si rinchiudono, questo almeno finché non accade un qualcosa di emotivamente sconvolgente che possa distogliere dal proprio egoismo. https://www.youtube.com/watch?v=2QYkmFU9_0I Gli occhi sono fondamentali, perché la regista pensa di dipingere le palpebre dei protagonisti con finti globi, cosicché possa…
“Eyes”. Come ritrovare la perduta umanità di fronte alla tragedia
“Eyes”. Come ritrovare la perduta umanità di fronte alla tragedia
2019-05-28
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    • Pino Caruso , Il teatro è una forma di felicità interrotta dall’esistenza.

    • Orson Welles , Il teatro resiste come un divino anacronismo.

    • Giorgio Albertazzi , Teatro è guardare vedendo.

    • Louis Jouvet , Niente di più futile, di più falso, di più vano, niente di più necessario del teatro.

    • Arthur Miller , Il teatro è così infinitamente affascinante perché è così casuale. E’ come la vita.

    • Joël Jouanneau , Scrivere, è annerire una pagina bianca; fare teatro, è illuminare una scatola nera.

    • Federico Garcia Lorca , Il teatro è poesia che esce da un libro per farsi umana.

    • Terrence Mann , Il cinema vi renderà famosi; la televisione vi renderà ricchi; ma il teatro vi farà bene.

    • Eduardo De Filippo , Il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita.

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