“Star Wars IX”: la nuova trilogia e l’intera saga avrebbero meritato ben altra conclusione…

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Nota preliminare: dato che il film è uscito da poco (mercoledì 18 dicembre), ho scritto questo commento evitando di entrare nello specifico per evitare possibili spoiler a tutto coloro che ancora non l’hanno visto.

Peccato: Star Wars IX: L’ascesa di Skywalker, il film che chiude non solo la terza trilogia di Star Wars, cominciata nel 2015 con Star Wars VII: Il risveglio della forza, ma anche l’intera saga quarantennale degli Skywalker, inaugurata nell’ormai lontano 1977 dal mitico Guerre Stellari (conosciuto anche, se preferite, come Star Wars IV: Una nuova speranza), è un’opera che fallisce il suo obiettivo principale, cioè scrivere una degna parola “fine” per una tra le serie più amate della storia del cinema.

E dire che la trilogia sequel era cominciata benino, con Il risveglio della Forza diretto da J.J. Abrams che, pur risultando quasi una copia carbone di Guerre Stellari, era un onesto film di intrattenimento che nel complesso funzionava, recuperando anche quella rassicurante dimensione favolistica e leggera – tanto affine alla Disney, al comando delle operazioni dopo aver acquistato la Lucasfilm nel 2012 – che caratterizzava la trilogia classica, e che invece era del tutto assente nella più matura e cupa trilogia prequel (episodi I, II e III) diretta dallo stesso “papà” di Star Wars. George Lucas.

In mezzo, l’ottavo capitolo Star Wars: Gli ultimi Jedi (2017), diretto da Rian Johnson, che aveva diviso pubblico e critica con alcune scelte narrative di rottura finalizzate a cercare di realizzare un prodotto originale che, pur tenendo conto della storia di Star Wars, non potesse essere catalogato – come accaduto al predecessore come una mera copia di un episodio precedente. Scelte che, inevitabilmente, avevano portato il film a discostarsi, sconfessandolo in parte, da Il risveglio della Forza.

Forse proprio la volontà di correggere il tiro rispetto al lavoro di Johnson e riportare la storia sui binari a lui più congeniali ha spinto J.J. Abrams, tornato per l’occasione alla regia, a scrivere – insieme a Chris Terrio – una sceneggiatura “di riparazione”, che però fa acqua da tutte le parti: buchi, anzi, voragini narrative, contraddizioni con gli episodi precedenti, prevedibilità, dialoghi banali e forzati, mancanza di momenti di introspezione e approfondimento dei personaggi, poche emozioni, superficialità… Il montaggio, caotico e convulso, si adegua alla sceneggiatura aggravando ulteriormente la situazione, imponendo alla storia un ritmo forsennato – più adatto a un videoclip che a un film – che priva lo spettatore del tempo necessario a gestire l’impressionante mole di fatti e situazioni da cui è letteralmente travolto. Tutto si consuma rapidamente, senza lasciare traccia. Tra raccordi narrativi misteriosamente dispersi e scene collegate col “copia e incolla”, seguire il filo narrativo (ammesso che ce ne sia uno…) del film diventa un’impresa titanica. L’abbondante ricorso al fan service, cioè alla pratica ruffiana dell’inserimento di trovate narrative piazzate ad hoc per assecondare le aspettative dei fan, infligge il colpo di grazia a una storia già traballante.

D’accordo: stiamo pur sempre parlando di un’opera cinematografica di fantasia, siamo nell’ambito della finzione e non del documentario (cioè della realtà). Ma anche un mondo, anzi, un universo immaginario come quello di Star Wars ha bisogno, per risultare credibile e comprensibile, di una storia coerente e di regole narrative altrettanto coerenti. In questo Episodio IX, forse per la smania di cercare di accontentare un po’ tutti, gli autori hanno finito per minare in tutti i modi possibili la solidità narrativa dell’universo-Star Wars, denotando una scarsa considerazione nei confronti dei milioni di fan della saga sparsi in tutto il mondo, e confidando eccessivamente nella loro indulgenza. Gli spettatori di “bocca buona”, alla semplice ricerca di un prodotto da intrattenimento e di evasione, e quelli occasionali, cioè coloro che pur non conoscendo a menadito la storia di Star Wars guarderanno il film spinti dalla curiosità, potranno in fondo anche apprezzare L’ascesa di Skywalker, che dal punto di vista cosmetico risulta impeccabile: niente da eccepire su fotografia, effetti speciali, location e colonna sonora (firmata ancora dallo storico compositore della saga John Williams).

Ma tali elementi positivi non possono certo bastare, da soli, a salvare il film, e i tanti fan ortodossi, i “duri e puri” di Star Wars, faranno invece davvero tanta fatica (anzi, forse non riusciranno proprio) a digerire scelte narrative che, per essere credute, richiedono un vero e proprio atto di fede o, più prosaicamente, una volontaria sospensione dello spirito critico e del pensiero logico.

Si poteva evitare tutto ciò? Io credo di sì. L’ascesa di Skywalker è un film “tirato via”, palesemente figlio della fretta e della confusione, elementi che probabilmente hanno regnato fin dall’inizio attorno all’operazione legata alla nuova trilogia. Forse sarebbe stato sufficiente che, una volta deciso di rimettere in gioco un marchio potente e di grande successo come quello di Star Wars, i “capoccioni” della Disney e gli autori designati per la realizzazione del progetto si fossero seduti a tavolino e, con calma, avessero pianificato accuratamente e in anticipo la struttura della nuova trilogia, evitando poi, possibilmente, cambi di idee (e di persone) in corso d’opera. Effettuare brusche virate di percorso a viaggio iniziato è un’operazione molto rischiosa: a volte ti va bene, a volte ti va male. In questo caso… beh, credo che abbiate capito come la penso.

Molto probabilmente il botteghino darà ragione ai sostenitori dell’operazione, ma ciò non toglie, dato che il denaro – per fortuna – non è l’unico parametro per valutare il successo di un’opera, che dal punto di vista artistico, comunque vadano le cose, L’ascesa di Skywalker rappresenterà una grande occasione sprecata e una cocente delusione per tanti appassionati di Star Wars.

Francesco Vignaroli

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