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La paradossale reazione violenta d’un ristoratore vessato dalle tasse nella nuova esilarante commedia di LA ROTTAMAZIONE DI UN ITALIANO PERBENE

Data:

Al Teatro Sala Umberto di Roma, fino al 19 gennaio 2020

Gli Italiani non ne possono più di lavorare per oltre metà dell’anno per lo stato pagando l’imposte e dunque crescendo l’ondata di protesta verso l’attuale governo che non si decide a tagliarle, riducendo il cuneo fiscale,per cui facilmente l’opposizione sovranista ci specula sopra,nonostante abbia anch’essa i propri guai. Facendosi interprete di tale malumore dei nostri connazionali, che sentono il dovere sociale di contribuire al mantenimento dello stato per garantire i servizi di pubblica utilità, non evadendo il fisco,con crescente responsabilità morale come sosteneva il cavaliere, bensì onorandolo con onesta coscienza secondo l’etica indicazione del compianto prof. Padoa SCHIOPPA, già ministro del tesoro,il geniale ed umoristico attore ed autore partenopeo Carlo Buccirosso ha composto la sua nuova icastica pièce. In questa intitolata: ”La rottamazione di un italiano perbene” immagina che l’imprenditore ALBERTO PISAPIA titolare del noto ristorante: ”Il picchio rosso” che in parte rimanda al suo scrittore,sia stato condotto al limite della depressione e schizofrenia paranoica dalla richiesta esosa dell’ufficio dell’entrate che non fa altro che mandargli cartelle da onorare tramite il postino, impersonato dal piccolo ed istrionico Davide Marotta, a cui ha spaccato una sedia in testa procurandogli una vistosa lacerazione per cui vorrebbe denunciarlo. Il poveretto, in preda al suo deliquio demenziale, è costretto irritato a morte con la suocera che è solo il solerte funzionario direttore dell’agenzia, che spesso, come denuncia”striscia la notizia”con il suo trombetta in nome dell’ingiustizie subite dai cittadini, agiscono unicamente per guadagnare i premi di produzione sulle somme introitate, salvo poi arrivare a delle riduzioni o conciliazioni di fronte ai frequenti ricorsi inoltrati. Pisapia non pensa di fare altrettanto con speranze di successo, bensì d’aggravare la sua posizione con sogni ed allucinazioni di violenza che si susseguono per tutto lo spettacolo, mentre la figlia VIOLA assiste amorevolmente nei vuoti di memoria e facendogli le flebo,al contrario del filippino Danilo su cui scarica le sue nevrosi trattandolo da sciocco ed insulso servitore. La moglie Valeria non ne può più del suo stato d’inibita frustrazione sconsiderata, come le cartelle che vengono mandate al macero con un’intesa preventiva,accodandosi il figlio MATTEO più debole caratterialmente ed imbelle,mentre l’avvocato Ernesto suo cognato cerca di trarne vantaggio, nonostante tentativi di mediare rabbonendo il postino. Nel primo tempo Alberto prova a strozzare l’arzilla suocera, interpretata da una suggestiva TILDE DE SPIRITO, salvata in extremis e ricoverata di nascosto nella canonica di DON MATTEO che si limita a proferire consigli di saggia condotta cristiana;mentre nel secondo tempo ci troviamo nella cucina del locale dove si vorrebbe tenere una cena di gala per 67 invitati per rilanciare la fama gastronomica ed il buon nome.Improvvisamente si presenta in pigiama ALBERTO che sequestra la vecchia CIEMENTINA condotta su una carrozzella e detta le sue condizioni per non affettarla o tagliarle la gola, rivelando alla premurosa figlia mediatrice dove si trovano i suoi risparmi.Intanto la moglie ha ritrovato il successo di cantante sciantosa di tanti anni prima e se la sta spassando in ufficio,ebbra con il cognato.preparandosi il marito a vendicare l’onta delle corna,cui il postino ha assistito scandalizzato,ma…o forse è tutta un’invenzione onirica del decrepito e distrutto Pisapia?; chi intorno al letto festeggia le sue nozze d’argento con la ritrovta pace ed unione familiare?Starà a voi scoprirlo fino al 19 gennaio, riflettendo sul valore sincronico ed artistico della compagnia di giro ”Ente Teatro Cronaca” di BUCCIROSSO e su quanto abbia tratto d’ispirazione da”il miracolo di don ciccillo” e quello che è veramente frutto del suo talento.

Susanna Donatelli e Giancarlo Lungarini                                                                                                                                                                                                                                     

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