“Le braci” di Sándor Márai al Piccolo Eliseo

Data:

Fino al 9 febbraio 2020 al Teatro Piccolo Eliseo di Roma

Le braci, tratto dal romanzo del 1942 dell’ungherese Sándor Márai, elabora il sentimento di disumanizzazione della società moderna. È uno spettacolo sulla memoria di un’amicizia finita sotto le ceneri della Grande Guerra, un’amicizia indissolubile tra due uomini ormai anziani, Henrik e Konrad, che si sono conosciuti in gioventù.
Il fuoco brucia fino a che diventa brace e per ridestare il sentimento sopito delle fiamme bisogna soffiarci su. Dal loro ultimo incontro sono passati quarant’anni durante i quali entrambi hanno convissuto con un segreto: hanno amato la stessa donna, Krisztina, moglie di Henrik morta a trent’anni.
Ci troviamo nel salone di Henrik in una Vienna di fine impero, con carta da parati a righine verdi, poltrone in velluto rosso, una stufa, un tavolino e una porta. Qui tutto è rimasto al suo posto in attesa di questo momento, la casa e il suo padrone hanno chiuso le porte al mondo, consegnando anima e destino alla solitudine.
La vita e l’opera di Márai, così come quella del protagonista, sono profondamente impressionate dai cambiamenti del tempo, dal caos politico ed economico e dalla rivalutazione dei valori.


La scena si fa luogo di flashback in cui Henrik è un giovane generale militare, fedele all’impegno e al giuramento, è testimone di un sistema di valori quali dignità, disciplina e onore, che sta cadendo a pezzi sotto il suo sguardo. Konrad nel mondo militare si sente intrappolato, dentro è uno spirito libero e irrequieto, un’artista che ama la musica, sente la patria come un sentimento che è stato offeso e così abbandona tutto per una disonorevole fuga ai Tropici.
Nel sottosuolo dei protagonisti, vi è la sintesi del conflitto dei due mondi, quello passato idealizzato e quello presente e moderno, che vengono ad accavallarsi tra fine Ottocento e inizio Novecento.
I due cercano solo un modo per mettere la parola fine a qualcosa rimasto in sospeso per quarant’anni ma in realtà non dialogano, non si guardano, si scambiano monologhi tormentati che parlano a sé stessi e non portano da nessuna parte. Vicini sulla scena, sono separati dall’impossibilità di comunicare. Henrik ha dunque atteso invano una rivincita. Ottimi gli attori Renato Carpentieri e Stefano Jotti nell’accennare malinconia, ostinazione e inadeguatezza, in posture gessate come i loro abiti.
La regia di Laura Angiulli vuole una scena monotona e uniforme, priva di azione, tutta affidata al testo e a piccoli movimenti tra una poltroncina e l’altra, che portano i personaggi ad alienarsi nei propri passi.
Krisztina ha un diario che lascia leggere al marito, su cui annota tutto. Se una persona è così aperta da confidarti tutti i suoi segreti, probabilmente ha qualcosa da nasconderti. Cos’è la fedeltà? La passione è davvero così forte e disumana? Bisogna essere coerenti con sé stessi o rispettosi degli altri?
Il finale non assesta nulla, si esce da questo spettacolo come si dovrebbe uscire ogni volta da teatro: con almeno una domanda in più di quando si è entrati.

Livia Filippi

Le braci
dall’opera di Sándor Márai
adattamento Fulvio Calise
con Renato Carpentieri e Stefano Jotti
drammaturgia e regia Laura Angiulli
scene Rosario Squillace
disegno luci e foto Cesare Accetta
produzione Il TEATRO COOP. PRODUZIONI GALLERIA TOLEDO

Seguici

11,409FansMi Piace

Condividi post:

spot_imgspot_img

I più letti

Potrebbero piacerti
Correlati