ADA NEGRI, una poetessa tra politica e condizione sociale

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Il 3 febbraio si celebra il 150° anniversario della nascita di Ada Negri, la poetessa che dalla miseria si consolidò come maestra prima e grazie alle sue poesie divenne professoressa, senza tralasciare l’impegno verso le donne in difficoltà.

Un cammino lungo, di attesa e di osservazione, dagli occhi di bimba in portineria della nonna a quelli di donna impegnata come insegnante e come letterata.

La sua prima raccolta Fatalità (1892) non passò inosservato a Sonia Albini, giornalista del “Corriere della Sera”, che colpita dalla scrittura irruente e dolorosa della giovane maestra di Motta Visconti (Lodi) le dedicò un articolo, facendola divenire un caso letterario, a poco più di vent’anni. Nella sua seconda collezione di poesie, Tempeste, uscita nel 1895, affrontò temi sociali rivoluzionari espressi con un linguaggio molto moderato.

La sua vita fu densa di avvenimenti, l’impegno sociale che la vede fondare insieme a Ersilia Majno l’Asilo Mariuccia (1902), rifugio per donne e bambine vittime della prostituzione, esistente ancora oggi con intenti verso i minori in difficoltà.

Quindi non solo professione di insegnante ed impegno sociale, ma soprattutto madre di Bianca (1898) e di Vittoria morta ad un mese dalla nascita. La raccolta Maternità (Milano 1904) e Dal Profondo (1910) testimoniano il passaggio all’interiorità.

In quel periodo, dal 1903 al 1911 è titolare delle Cronache del bene al “Corriere della sera” e autrice di articoli d’attualità e reportage. Allo scoppio della prima guerra mondiale, Ada è in Svizzera per seguire la figlia negli studi, dopo la separazione dal marito.

Esce la raccolta Orazioni (1918) su orazioni patriottiche tenute dalla scrittrice, avvicinandosi alle idee di Mussolini allontanandosi definitivamente dal socialismo democratico. Al “Popolo d’Italia” diventa amica di Margherita Sarfatti e scrive per “la Stampa” accettando le direttive del regime fascista che si affermerà nel ’22.

Solo nel 1926 ritorna al “Corriere della Sera” quando Ugo Oietti ne diventa il direttore, rimanendovi come giornalista fino alla sua morte nel 1945.

Nel 1926 e nel 1927 venne nominata per il Premio Nobel per la Letteratura (vinto nel 1926 da Grazia Deledda e nel 1927 da Henri Bergson), mentre nel 1931 vince il premio Mussolini a coronamento alla sua carriera di intellettuale del regime. Nel 1940 fu la prima donna membro dell’Accademia d’Italia, fondata durante il regime fascista e sua diretta emanazione.

L’accostamento al regime fascista ha di fatto sì che l’opera ed il nome di Ada Negri furono dimenticati, se non addirittura rimossi. Solo intorno agli anni ’80 grazie ad un musicologo Mario Genesi, che si dedicò al recupero sistematico della vastissima produzione musicale di compositori italiani, tra i quali Pier Adolfo Tirindelli, basata sui versi della poetessa lodigiana.

Un’autrice che nonostante tutto non è stata dimenticata, infatti a lei sono dedicate scuole, strade, perfino un francobollo, emesso da Poste Italiane l’8 marzo 2019 con la serie celebrativa ‘Il genio femminile italiano’, nella quale Ada Negri, sopranominata Dindin, è inserita insieme con Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureata al mondo, la grande matematica milanese Maria Gaetana Agnesi ed Eva Mameli Calvino prima donna a ottenere una cattedra universitaria.

Lodi si appresta a celebrarla nel suo 150° dalla nascita il prossimo 3 febbraio attraverso il Comitato per le celebrazioni che si occuperà di eventi, convegni scientifici, esposizioni, appuntamenti musicali e iniziative rivolte alle scuole che si svolgeranno nel corso del 2020.

Dice Lorenzo Maggi assessore alla cultura: “Diamo così finalmente una veste istituzionale a un progetto di omaggio alla poetessa lodigiana, prospettato già da alcuni anni, ma mai adeguatamente formalizzato, almeno fino ad oggi”.

“Di noi donne nessuno ha mai capito nulla e abbiamo troppo orgoglio per dir forte il nostro segreto patimento.” (Ada Negri)

Laura Scoteroni

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