TAVO: VI RACCONTO “ANNABELLE”, IL MIO NUOVO SINGOLO

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Oggi incontro il giovanissimo cantautore TAVO, nome d’arte di Francesco Taverna (Alessandria, classe ’93), che ci parlerà del suo nuovo brano “Annabelle” (Noize Hills Records). Questo si trova in rotazione radiofonica dal 13 dicembre 2019 ed è disponibile sulle piattaforme digitali dallo scorso 6 dicembre 2019.
TAVO è una figura emergente nel panorama indie pop italiano. Dopo il suo primo concerto, al Circolo Ohibò di Milano, trova presto spazio su palchi come Rocket club (Linoleum), Spaghetti Unplugged, Le Mura, Tendenze Festival, Radical Sheep Festival, Arezzo Wave e molti altri ottenendo riconoscimenti come Miglior performance live e Roster, artista rappresentante Soundreef. Viene definito su riviste di settore (Stormi, RUMORE, ExitWell) come “Uno dei profili più interessanti del panorama indie italiano” con il suo album d’esordio “Funambolo” (Noize Hills Records, 2018), una raccolta di melodie leggere e testi falsamente ironici che dipingono situazioni di vita dall’equilibrio instabile.

Ciao Francesco, innanzitutto è un piacere intervistarti e grazie di aver scelto il Corriere dello spettacolo per parlarci del tuo nuovo singolo. La prima domanda che ti voglio fare è su di te: ci racconti chi è Francesco Taverna?

Sono sono nato e cresciuto in un paese della provincia di Alessandria che chiama Sale, un paese di quattromila di abitanti. Sono cresciuto con i miei nonni che erano veneti, per una mia scelta, in una casa che apparteneva alla chiesa, poi è mancato il nonno, sono rimasto solo con la nonna e ho iniziato dopo a scrivere e suonare, un po’ per mettere su carta e sfogare così un momento difficile passato in quella casa. Da lì ho continuato a suonare, suono da quando avevo 12 anni, come chitarrista. Ho frequentato il Conservatorio di chitarra jazz. In seguito, avendo accumulato tantissime canzoni, ho deciso di lanciarmi. Nel 2016 ho conosciuto l’etichetta Noize Hills Records, che mi ha prodotto (e con cui sto ancora collaborando), ho pubblicato il primi singoli “Prima elementare” e “Sistema solare” e nel 2018 come sai è uscito il primo album“Funambolo”.

Passiamo a parlare di “Annabelle”. Questo tuo nuovo brano, di cui conosco come è nato – non lo voglio dire io, ma voglio che ce lo racconti tu. Ma prima voglio esprimere la mia ammirazione nei tuoi confronti. Ammirazione e apprezzamento perché sei giovane, con la voglia di comunicare, associando – permettermi dire – un tuo impegno determinato e cioè quello di fare una ricerca sul tema dell’amore, innalzare questo grande sentimento e portarlo alla luce attraverso la canzone. E con queste parole lascio a te la parola per raccontarci “Annabelle”… 

Questo è un pezzo particolare. Praticamente io abito in una casa, una cascina a cui stavo facendo dei lavori di restaurazione e ad un certo punto sotto l’intonaco del muro abbiamo trovato una scatoletta di metallo contenente delle monete e una lettera datata intorno al 1850; in questa lettera c’era questo uomo (Ennio) innamorato di una donna di nome Maddalena, che nella canzone è diventata “Annabelle”. Ci ho messo tanto a decifrarla, però alla fine ho capito che Ennio elogia l’amore per Maddalena, per più della metà della lettera. Alla fine la situazione diventa drammatica, perché lei è sposata (erano amanti quindi) e lui la saluta con un addio, sottolineando la sua non volontà di mettere fine alla storia. Mi ha colpito questa vicenda e così mi sono messo a riflettere su quel periodo in cui essere amanti probabilmente non era visto bene. Ma dal mio punto di vista credo che quel periodo era molto più spontaneo e forse gli amanti si amavano veramente, poiché i matrimoni il più delle volte, probabilmente, erano fatti per convenienza sociale, ricercando poi l’amore altrove. La cosa più romantica è che Maddalena ha tentato di conservare nel tempo quell’amore. Io spero di essere riuscito a dare voce a quell’amore, così come me lo sono immaginato.

Ebbene, prima di passare all’altra domanda, mi permetto di chiarire che prima quando sostenevo il tuo impegno a volgere ricerca sul tema dell’amore, facevo riferimento proprio a questa lettera. Dalle tue parole si comprende che di questa lettera hai fatto anche tesoro. Ma non solo, hai dato voce a lei, ma anche all’amore in generale. Ecco, quello che intendo è che tu ci insegni che questo sentimento può essere rivisitato, valutato, attraverso le proprie emozioni, ma anche con la capacità di ricostruire il sentimento vivente in una storia. Quindi, come dici tu: “lasci spazio al dipinto in ogni racconto”, dipingi una storia e dai la possibilità di dare agli altri la possibilità di dipingere attraverso il racconto, in tutt’uno in cui associ l’amore vissuto in prima persona all’amore di un racconto o di una storia passata, così come accade con “Annabelle”.

Esatto, vado a cercare quelli che sono i punti in comune con un amore del 1850 e l’amore di oggi.

Infatti, se tu ascolti le canzoni , esse sono sempre legate alla contemporaneità. La musica e le canzoni camminano insieme al cammino dell’uomo. Si descrive il tempo dell’uomo senza guardare al passato. Quindi tu fai qualcosa di molto particolare, che racchiude un grande messaggio anche di natura socio – educativa. Da tutto questo, mi sorge spontaneo domandarti: Come vede Francesco l’amore?

È un po’ difficile avere una visione sull’amore. Quando siamo innamorati forse abbiamo poca consapevolezza, poi quando un amore finisce entriamo un altro tipo di loop in cui ci vediamo una fregatura… ma una bella fregatura.

Quali programmi hai per presente?

Sicuramente uscirà un nuovo album, abbiamo già iniziato a lavorare e vorrei fare anche tanti concerti. Abbiamo presentato in anteprima il tour “Il tempo di ballare” (quindi prende il nome del singolo tour) al Laboratorio Sociale di Alessandria insieme ai “Sick Tamburo”ed è stata una bella data.

Dalle tue parole si capisce molto bene la tua voglia e desiderio di fare tanti concerti e quindi incontrare tante persone e donare tante emozioni. Grazie Francesco del tuo tempo che mi hai dedicato e dedicato al Corriere dello Spettacolo. Un grande in bocca al lupo.

Giuseppe Sanfilippo

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