Vi ricordate quando il Po, con i suoi chilometri 652 per l’esattezza, il fiume più lungo d’Italia, e dalla sorgente attraversa le regioni: Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, era navigabile sino alla foce!
Come potete ricordarlo Voi, magari qualche vostro nonno forse, loro potrebbero ricordarlo.
Un tempo in questo fiume si diede un gran da fare come navigazione, trasportava merci e passeggeri lungo tutto il suo percorso. Siamo a conoscenza di com’era usato il fiume Eridano (antico nome del Po) già al tempo dei romani, insediati nella città di Augusto Taurinorum (oggi Torino) e forse ancor prima dai Celti.
All’epoca non c’erano ancora i ponti, e fu così che nacquero i ”traghettatori”, che trasportavano persone o cose dall’altra sponda con una modica somma di denaro. Furono i Savoia a dare l’importanza meritata a questo meraviglioso fiume, è stupefacente vederlo sgorgare da uno zampillo situato al Pian del Re, all’interno del Parco del Monviso, ma ritorniamo a valle. Siamo nel 1911, in città c’è fermento, si tratta di un evento a dir poco mondiale, l’EXPO, è stata la prima esposizione internazionale dell’Industria e del Lavoro. Torino in quel momento era al centro del mondo, l’ha sempre saputo e sostenuto pur mantenendo l’aplomb sabaudo. Qualche tempo dopo, per dare maggiore risonanza al fiume pensarono di realizzare delle “crociere di navigazione”, prima con l’imbarcazione Vittoria, che aveva una vaga somiglianza alle imbarcazioni della Louisiana. Forse dalla finestra di casa, Emilio Salgari nel vedere il fiume Po con delle imbarcazioni, sarà stato ispirato per scrivere alcuni dei suoi celebri romanzi d’avventura, è cosa risaputa che il Salgari non ha mai visitato quei luoghi esotici, i suoi racconti erano frutto di fantasie e ricerche fatte nelle biblioteche.
Seguitando il discorso sui natanti, ci fu in seguito il Torino e infine il Venezia, due imbarcazioni fatte d’occasione. Con i festeggiamenti di Italia ‘61, finì anche l’avventura dei battelli, che fecero ritorno al loro abituale ricovero, per cui si dovette aspettare tanto per rivedere sul Po il varo di due gemelle: Valentino e Valentina. Gloriosi traghetti per tradizione, su di esse si sono sperimentati moltissimi eventi, iniziando dalle feste private, ai cocktail serali, non ultime le cene romantiche, apprezzate dai torinesi, moltissimo dagli stranieri, perché il tragitto si estendeva dal ponte Vittorio Emanuele I (ponte della Gran Madre), superando il ponte Balbis (ex ponte Vittorio Emanuele III) per giungere sino al ponte Umberto I (Ospedale Molinette)… Torino vista da un’imbarcazione, nel costeggiare le sponde del fiume, è molto suggestiva.
Come sempre i corsi d’acqua possono giocare pessimi scherzi dovuti alla trascuratezza nel non pulire gli argini o mettere a rimessa i battelli in caso di sosta o pericolo di grande affluenza d’acqua. Il 27 novembre 2016 l’impetuosità delle acque del Po scardinava gli ormeggi delle due gemelle trascinandole con potenza a morte certa… contro i pilastri del ponte della Gran Madre…
A noi piace terminare il finale di questo racconto come avesse un’anima, aggiungendo un pizzico di malinconica fantasia: Il natante Valentino s’intrappose tra il ponte e il battello Valentina, purtroppo per lui non ci fu scampo e si abissò salvandola dal naufragio… Così finì la storia delle imbarcazioni sul fiume Po, che diede gioie e dolori alla città di Torino.
Daniele Giordano