Microscopia del paesaggio artistico – la forma è la massa, il colore è la sua voce: funzione di quanti di luce

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Come si traduce in arte la nuova fisica novecentesca? Il mondo è diverso da quel punto di vista. L’astrattismo in pratica altro non è altro che il tentativo della pittura di imparare alcune delle tecniche fondamentali delle nuove tecnologie in grado di lavorare a stretto contatto con l’essenza fondamentale della luce, di arrivare laddove la pittura non si muove che alla maniera classica, della fotografia, mi par di poter dire chiaramente, quasi a voler matematizzare con un’espressione e una formula al neon gli oggetti da dipingere; e dal mio punto di vista infatti, quello che fa Mondrian lasciandosi alle spalle la pittura paesaggistica e la ritrattistica di cui ha in ogni caso mostrato di essere un maestro indiscusso e parecchio accademico, lezioso, quasi secentesco nel dettagliare minuziosamente i particolari di colore e forma del paesaggio olandese sulle sue tele, è di comportarsi come un apparecchio fotografico, zummando all’inverosimile, avvicinandosi all’immagine fino a farla sparire, fino a vedere l’immagine da dentro e a farci vedere come l’immagine altro non sia se non che una serie di punti luci organizzata in maniera corrispondente all’oggetto dal nostro occhio.

Sembra non ci si riesca a farsene una sola ragione valida, tanti sono i quadri di paesaggio lasciati da Mondrian al nostro squisito godimento personale e poi alle spalle, alle sue spalle, per analizzare microscopicamente cosa compone un’immagine di una realtà esterna a un quadro a una cornice; ed è infatti più facile intuire come dall’Ulisse si possa passare ai Finnegans (unico esempio di letteratura astratta) – e in questo nostro caso si può pure fare un passo indietro, si può cominciare dall’impressionismo per vedere come sono andate le cose.

In questo caso dell’Impressionismo si prende in considerazione la tecnica di pittura fatta di piccoli momenti di colore, di particelle di colore, di unità atomiche di luce, di punti luce minimi percettibili sensibilmente e a occhio nudo; e a questo riguardo io credo che questa particolare tecnica sia stata ricavata constatando come l’apparecchio fotografico scomponga l’immagine in maniera tale che questa si possa riproporre il più fedelmente possibile all’osservazione su una lastra tramite dei sali, quei sali appunto che assorbendo ciascuno singolarmente un’unica quantità di luce si comportano come tasselli di un puzzle nel restituirci artificialmente l’immagine osservata – la luce impressiona i sali che impressionano ciascuno la lastra a modo proprio da cui probabilmente, azzardo io, il termine impressionismo: impressionare la tela come la macchina la lastra e lasciamo pure perdere che i confini incerti quasi osmotici d’immagine e di oggetti e di corpi in Monet ricorda proprio le prime fotografie di inizio e di metà ottocento – non è proprio così, ma, e in ogni caso, non è qui che si farà un gran discorso sull’Impressionismo: si voleva solo dire che Mondrian ti fa capire che il colore è la luce e che la forma e la massa sono luci e colori guardati a vista; cos’è la luce quando la guardi da vicino; e se l’astrattismo è un grafico di fisica contemporanea, una fantasia tecnologica sulle unità di luci fondamentali, un paesaggio non esiste se visto da dentro a livelli microscopici, frattali, quantistici, e ne puoi ricavare solo le sue coordinate alla base, i pixels, tra addizione e sottrazione, RGB art, e i colori primari della nuova arte.

Nota: questo articolo, che vuole essere uno studio minimo sulla pittura di Mondrian, è stato scritto successivamente alla visione della mostra su Mondrian all’Aja, al Kunstmuseum, nel giugno del 2018 e prima ancora al polo museale di Santa Giulia, Brescia.

Al MUDEC, Milano, dal 24 novembre 2021 al 27 marzo 2022, si svolge la mostra: Piet Mondrian dalla figurazione all’astrazione, in cui è possibile cogliere il passaggio, nella pittura di Mondrian, dalla figurazione all’astrazione.

Emiliano Paladini

Foto: Piet Mondrian (1872-1944), Mulino Oostzijdse con cielo blu, giallo e viola, c. 1907-1908, Olio su tela, Kunstmuseum Den Haag.
Foto a cura dell’Ufficio Stampa della mostra: Piet Mondrian dalla figurazione all’astrazione

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