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Ricordando Henrik Ibsen in “Casa di bambola”

Data:

Henrik Ibsen nel 1879 durante il suo creativo soggiorno ad Amalfi scrisse “Casa di bambola” che venne portata in scena il 21 dicembre 1879 a Copenaghen. Resta memorabile lo spettacolo che vide l’interpretazione dell’attrice russa Alla Nazimova (Nora) che fu protagonista teatrale nello spettacolo del 1907 e della conseguente trasposizione televisiva nel 1922. In Italia la prima fu il 9 febbraio 1891 al Teatro dei Filodrammatici di Milano e rappresentata dalla Compagnia Drammatica della città di Roma con protagonista una grande Eleonora Duse. La Rai mandò successivamente in onda quattro edizioni della commedia ed interpretarono il ruolo di Nora: (Lilla Brignone), (Giulia Lazzarini), (Ottavia Piccolo) e (Micaela Esdra). La trama: Nora è una donna capricciosa che vive comportandosi a tratti come una bambina, litigando e gioendo con il marito Torvald che la chiama amorevolmente “allodola”. Nora è ricattata da Krogstad per un prestito illegale. Appena Torvald viene a conoscenza del fatto e per paura di vedere persa la sua reputazione prende una infausta decisione. Il marito in preda alla disperazione sfogherà la sua ira, allontanando da casa la moglie senza percepire minimamente che il comportamento di Nora è stato dettato dall’immenso amore che ha per lui. In seguito solo grazie al provvidenziale intervento di un’amica tutte le cose tornano al loro posto. Torvald perdona la moglie che tornerà a vivere nella sua abitazione. Ma lei non è più quella di prima. Ormai si sente una donna tradita. Nora purtroppo ha compreso a sue spese che il marito non era proprio come lo aveva idealizzato e che lei è sempre stata considerata da lui non una donna ma una marionetta in una casa di bambola. Per questo seguendo la sua coscienza prende la decisione di andarsene da quel luogo, abbandonando il marito e le sue ipocrisie.
Ibsen così scrisse sulla sua commedia:
«Ci sono due tipi di leggi morali, due tipi di coscienze, una in un uomo e un’altra completamente differente in una donna. L’una non può comprendere l’altra; ma nelle questioni pratiche della vita, la donna è giudicata dalle leggi degli uomini, come se non fosse una donna, ma un uomo».
La ristretta moralità dell’epoca rovesciò una critica negativa sull’Opera giudicandola di estremo femminismo. Addirittura in Germania fu costretto a cambiare il finale.
Ibsen nel gennaio 1880 dichiarava:
«Casa di bambola “ha sollevato una fortissima reazione; le fazioni si fronteggiano bellicose; l’intera grossa tiratura del libro, 8.000 esemplari, è andata esaurita nel giro di due settimane e si sta già preparando una ristampa. Oggetto della contesa non è il valore estetico del dramma, ma il problema morale che pone. Che da molte parti sarebbe stato contestato lo sapevo in anticipo; se il pubblico nordico fosse stato tanto evoluto da non sollevare dissensi sul problema, sarebbe stato superfluo scrivere l’opera.»
Solo il tempo ha dato ragione al grande drammaturgo norvegese, infatti “Casa di bambola” è un testo talmente importante che L’originale è conservato nella Biblioteca Nazionale Norvegese di Oslo. L’opera è stata definita dall’Unesco “Patrimonio della Memoria del Mondo”.

Giuliano Angeletti

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