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BAROLO: IL RE DEI VINI… IL MIGLIORE AL MONDO! 

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Le scoperte su certi avvenimenti alle volte sono stravaganti se non addirittura singolari, uno per tutti fu quello della penicillina, casi analoghi li troviamo ovunque, quello che stiamo per narrare risalgono a molti anni or sono…
Per entrare nel merito della narrazione, dovremo ripercorrere a ritrosi 2500 anni di storia, invitandovi tra i filari e chi per primo si dedicò alla sua coltivazione. Gli Statielli, antica popolazione preromana chiamata anche Liguri Stazielli, dimoravano a Carystum, una piccola città di Aquae Statiellae (l’odierna Acqui Terme), si narra che furono decimati dai romani, questo succedeva in seguito ma prima quelle terre, oltre a ospitare il popolo ligure ci furono i Galli che apprezzarono molto quel sublime nettare tanto caro a Bacco, i primi estimatori di questo vino. Certamente quel vino non era come lo conosciamo oggi, sebbene continuiamo a saperne poco del suo passato, giacché la storia si tramandava verbalmente, con il risultato che alcune notizie ritornavano leggermente distorte o confuse. Il territorio di questi ultimi, come in gran parte dell’Italia furono invase dai popoli nordici, le guerre sembravano non avessero fine e inesorabilmente il tempo continuava a scorrere… e noi per “accorciarlo” ci addentreremo nel vivo del discorso iniziale, parlando della nascita di questo prezioso vino: Il Barolo. Si narra, di una spedizione di vino che per ragioni irrilevanti al nostro discorso, ritornò dal lontano Brasile nuovamente al mittente. Il legittimo proprietario pensò che il tempo trascorso del carico tra l’andata e il ritorno, più lo “sbattimento delle onde” contro la stiva durante la navigazione, avesse sciupato il contenuto della botte. Per averne la certezza occorreva assaggiarlo, lo stupore fu immensurabile, comprese da subito che il “soggiorno obbligato” in nave, anziché rovinare, il vino gli diede corposità, con l’invecchiamento aveva accentuato le caratteristiche organolettiche suscitandogli reazioni emotive a ogni sorso. Le origini più certe e vicino alla sua scoperta su come lo conosciamo, sono state catalogate intorno agli anni trenta, il merito si attribuisce a due illustri personaggi del Rinascimento piemontese. Stiamo parlando della giovane moglie Juliette Colbert de Maulevrier, sposa per volere di Napoleone al marchese Tancredi Falletti di Barolo che insieme all’enologo francese Louis Oudart e Benso conte di Cavour, riuscirono a fare riconoscere quel vino meritandosi il titolo conferito dalla corte di Torino definendo il Barolo “Il vino dei Re, re dei vini”! Un così pregiato nettare, non poteva passare inosservato nei convivi, tanto da destare curiosità a re Carlo Alberto chiedendo alla marchesa Colbert un campione di quel vino, inebriandosi bevendolo al punto che Juliette Colbert, inviò 325 botti del pregiato vino in modo che possa deliziarsi ogni giorno dell’anno, sentendone la corposità che mutava di volta in volta. Le curiosità in questo racconto si susseguono al punto che il re entusiasta del dono ricevuto, decise a sua volta di acquistare una tenuta e produrre una sua produzione personale. Se vi siete posto il perché del “numero delle botti” non corrisponda ai giorni dell’anno… sta a voi scoprirlo… Come sempre anche qui non mancheranno le scuole di pensiero, a tal punto ne nacquero due sul vino Barolo: quello abboccato del generale Francesco Staglieno e quello secco del francese Louis Oudart. A prescindere da queste notizie, il vino Barolo per eccellenza è prodotto da uve Nebbiolo in purezza, ha un carattere molto austero e tannico, in trasparenza si presenta di colore rosso rubino con riflessi aranciati, avvicinandolo all’olfatto non si può non notare assidue note fruttate e floreali. Il suo lungo percorso prima di essere imbottigliato sarà minimo di tre anni il suo invecchiamento, oltre sarà definito Barolo Riserva, di cui diciotto riposando in botte per darle la sua “carica polifenolica”. Il suo sublime bouquet si riconosce dal profumo della sua terra, grazie alla corposità, è accostato a piatti nobili come il tartufo. Tutti i vini invecchiati rossi e corposi si bevono a una temperatura che varia tra i 18° e i 20° gradi, prima di portarlo in tavola sarebbe meglio decantarlo.

Daniele Giordano

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