“Vladimir Majakovskij, sono poeta e per questo sono interessante!” L’ultima opera di Alessia Duranti

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Alessia Duranti è una giovane regista e sceneggiatrice, che è arrivata ultimamente alla produzione della sua ultima fatica “Vladimir Majakovskij, sono poeta e per questo sono interessante!”, un documentario molto creativo sul grande poeta e drammaturgo georgiano.

Ciao Alessia, partiamo da lontano… come nasce il tuo amore per il voler fare cinema?

Ciao Stefano, la mia passione per il cinema è nata all’università. Fu decisivo il corso dove studiai Vittorio De Sica. Appena vidi il suo modo di recitare e il suo modo di raccontare storie capii che volevo fare quello è nient’altro. Fu Vittorio De Sica ad aprirmi la strada e a insegnarmi tramite i suoi film la sensibilità artistica e come guardare la realtà. Devo tutto a lui.

Come nasce invece la passione per Vladimir Majakovskij e perché decidere di creare un documentario su di lui?

La passione per Vladimir Majakovskij è nata nel 2017 quando vidi lo spettacolo teatrale di Arlo Bigazzi e Chiara Cappelli. Fui chiamata da loro per fare un video su un pezzo estrapolato dallo spettacolo e appena lessi le sue poesie rimasi molto colpita e ispirata da lui. Mano a mano che venivano recitate le sue poesie era come se lui fosse lì e allora decisi di dedicargli un documentario perché non ritenevo giusto che un uomo così brillante e soprattutto un poeta così immenso fosse lasciato in disparte e conosciuto solo da una ristretta cerchia di persone.

La tua opera è veramente interessante. Mette insieme teatro e interviste, dando luogo a un prodotto poetico, con Majakovskij che a tratti si presenta quale fosse un fantasma. Per questa ragione non è un semplice documentario. Tu come senti la tua creazione?

Sì, hai ragione non è un documentario classico. È sopra le righe e questo l’ho capito sin da subito. Ho sentito che per Majakovskij non bastava un semplice racconto biografico. Dovevo raccontarlo tramite le sue poesie e tramite estratti della sua vita. Una cosa molto difficile da fare. È stata una prova sia umana che artistica per me

Hai incontrato difficoltà?

Sì, ci sono state tante difficoltà. Mi sono dovuta mettere in gioco come regista perché in questo lavoro ho cercato di fare il salto di qualità artistico. Di andare oltre tutto ciò che avevo fatto fino ad ora. Quindi qui ho dovuto pretendere molto sia da me stessa sia dalla mia troupe. È stato un grosso lavoro per tutti. Abbiamo dato il massimo. Per non parlare dei problemi tecnici che sono iniziati sin dai primi giorni di produzione. Ad un certo punto credevo di mollare tutto ma alla fine ho tenuto duro per Majakovskij perché se lo merita.

Come sarà diffuso?

Il documentario verrà diffuso tramite festival e proiezioni principalmente, poi cercherò anche di farli girare nelle scuole laddove possa integrare la didattica nell’ambito letterario.

E adesso? Progetti per il futuro?

Dopo tre anni di questo progetto mi ritrovo un po’ stordita a dire la verità anche perché è il mio primo lungometraggio quindi come tutte le cose più grandi ti lasciano un po’ svuotata quando finiscono però c’è già un’altra storia che vuole essere raccontata e la sto scrivendo. Si tratta di un lungometraggio e riguarderà Dante e l’elaborazione del lutto, un tema a me caro e che mi porto sempre dietro nelle mie opere. Nel prossimo lavoro lo affronterò in maniera più lucida e cercherò di elaborarlo. Ci sarà anche un omaggio a Vittorio De Sica, il mio maestro.

Stefano Duranti Poccetti

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