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Anatomia del potere, il nuovo libro di Georgios Katsantonis sul teatro di Pasolini (Metauro Edizioni)

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L’attraversamento del corpo nel teatro di Pasolini presenta una caratterizzazione in più rispetto agli altri linguaggi: la “parola” e il “corpo” sono di fatto una coppia sinonimica. Il nodo tematico, problematico e critico, non è tanto definire la centralità del corpo nel teatro di Pasolini, quanto capire come essa si esprima e quali segni emetta.
Georgios Katsantonis elegge un canone breve ma esatto, comprendente tre testi che pertinentizzano «il corpo in preda al desiderio sadomasochistico (Orgia), il corpo con la sua viscerale motivazione erotica che sconfina nella zooerastia (Porcile), il corpo imprigionato, tra scissione e visionarietà (Calderón)».
In particolare la storicizzazione e politicizzazione del corpo nel teatro, inteso come soggetto individuale, sociale, autoriale, riflette la peculiare visione dell’intellettuale che agisce su più fronti per incorniciare in un possibile sistema critico la mutazione antropologica a cui è costretto ad assistere.


Tali scavi monografici non sono però atomistici, sia perché all’orizzonte v’è sempre il complessivo macrotesto pasoliniano, sia perché l’analisi mantiene sempre un respiro comparatistico: le istituzioni totali di Goffman, che affiancano il più frequentato Foucault ci permettono, di rileggere in una diversa chiave Calderón: opera, questa, che viene posta in dialogo, oltre che col dichiarato ipotesto spagnolo La vida es sueño, con Un sogno di August Strindberg; la lettura di Orgia, dalla cui scaturigine sadiana si indaga lo scarto; e le pagine dedicate a Porcile, dove il concetto di potenza spinoziano è convocato, insieme alle teorie tardonovecentesche sul «divenire animale». Le tre opere selezionate in questo studio illustrano, da angolature diverse, un tentativo di lettura del potere nelle sue varie declinazioni simboliche: l’erotizzazione del fascismo (Orgia), la fine della polis (Porcile), la trasformazione della società in un universo concentrazionario, in diretta continuità con il sistema del Lager (Calderón).   Lo scopo è di dar vita alla concezione filosofica e all’impegno politico che si nascondono dietro le drammaturgie pasoliniane, per vedere fino a che punto i connotati di quei poteri sono riconducibili al nostro mondo contemporaneo.
La riflessione teorica della  ricerca si giova, poi, di una serie di interviste rilasciate da artisti e registi-attori che hanno lavorato direttamente sulle drammaturgie pasoliniane prese in esame.

– Georgios Katsantonis è studioso di teatro e letteratura. Si è laureato in Studi Teatrali presso l’Università di Patrasso (Grecia) e ha conseguito il Master in Letteratura, Scrittura e Critica teatrale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Ha poi conseguito il dottorato di ricerca in Letterature e Filologie Moderne con lode presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha tenuto conferenze in molti Atenei e Istituzioni italiane ed internazionali. Si è inoltre occupato della ricezione del teatro di Eduardo De Filippo in Grecia, riportando al lettore documenti e giudizi critici inediti sul piano storiografico; recensioni pubblicate da vari critici, per la prima volta tradotte in italiano in modo da poter disporre anche dati sulla percezione interculturale dal punto di vista etnografico. Nel 2017 ha vinto il premio Nicoletta Quinto della Fondazione Premio Internazionale Galileo Galilei di Pisa, dedicato a giovani studiosi stranieri che si sono distinti nel campo degli Studi sulla cultura italiana.

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