Notice: A non well formed numeric value encountered in /web/htdocs/www.corrieredellospettacolo.net/home/wp-content/plugins/td-social-counter/shortcode/td_block_social_counter.php on line 1176

La scuola cattolica. Quel maledetto anno 1975

Data:

In un quartiere residenziale di Roma sorge una nota scuola cattolica maschile dove vengono educati i ragazzi della migliore borghesia. Le famiglie sentono che in quel contesto i loro figli possono crescere protetti dai tumulti che stanno attraversando la società e che quella rigida educazione potrà spalancare loro le porte di un futuro luminoso. Nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1975 qualcosa si rompe e quella fortezza di valori inattaccabili crolla sotto il peso di uno dei più efferati crimini dell’epoca: il delitto del Circeo. I responsabili sono infatti ex studenti di quella scuola frequentata anche da Edoardo, che prova a raccontare cosa ha scatenato tanta cieca violenza in quelle menti esaltate da idee politiche distorte e un’irrefrenabile.
Il cast di giovani – sebbene identificarli sia arduo, e non solo per volontà di addurre il branco… – è ben diretto da Mordini, e davvero ottimo: sia i noti, Benedetta Porcaroli che si mette a nudo per incarnare la sopraffazione maschile di cui fu vittima Donatella Colasanti e Giulio Pranno alias Andrea Ghira, che i debuttanti o quasi, su tutti Luca Vergoni per un somigliantissimo e inquietante Angelo Izzo.
Davanti alla macchina da presa anche Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Valeria Golino e Fabrizio Gifuni, La scuola cattolica è un film modesto nelle ambizioni, timido nell’ideologia, solido nella resa.
L’abilità narrativa di Mordini, in termini strettamente cinematografici, è notevole: La scuola cattolica ricrea un mondo di cui alcuni di noi hanno ancora memoria in maniera del tutto credibile, descrivendo un humus socioculturale che non poteva che produrre una concezione distorta della morale e della virilità. La violenza era all’ordine del giorno e certe istituzioni, dietro la facciata perbenista di matrice religiosa, tolleravano un sistema gerarchico basato sulla sopraffazione, acconsentendo ad una visione elitaria funzionale alla crescita (anche urbanistica) delle scuole private, dove “tutto si sistema con una donazione”.

È in quegli anni, anche nelle scuole pubbliche, che il ruolo degli insegnanti perde valore e rispetto, e gli studenti si convincono che l’autorità dei loro docenti “è basata sul nulla perché non sanno niente”. Ed è di quegli anni, in quel contesto socioeconomico, che i padri trasmettono ai figli un’idea distorta di mascolinità che comporta freddezza e alterigia sia verso gli strati sociali “inferiori” che verso le donne.

Mordini ricrea fedelmente quel clima ma non ne affronta mai la dimensione specificatamente politica, e anche lo studio delle psicologie dei singoli personaggi rimane in superficie, senza darci aperture che ci aiutino a comprendere, e non solo contestualizzare, certi comportamenti aberranti. Quando poi si passa al delitto del Circeo la regia si fa insistente, con tratti inquietanti e di sadismo.
Con gli occhi di Edoardo conosciamo alcuni suoi compagni, entriamo nelle loro case, capendo alla radice da dove provengano ossessioni e paure. Li incontriamo per la prima volta in piscina, i ragazzi della scuola, durante la lezione di educazione fisica, in un ampio spazio in stile littorio. Un primo indizio, apparentemente di ordinaria quotidianità, della montante dinamica cameratesca in atto fra alcuni di loro. Una rappresentazione della potenza del privilegio, l’azione oltre al pensiero. Una chiamata alle armi di un manipolo di miliziani in formazione, che abitano i luoghi in cui si formano con crescente senso di dominio. Il Cattolicesimo è il collante di questo privilegio, un sigillo antico. Solo raramente, e da pochi, vissuto come sincera fede.

l film non attraversa né sa far dialogare la città con le traiettorie dei suoi tanti personaggi, un pezzo di Battisti intonato in coro in auto è un tentativo davvero troppo grossolano per geolocalizzare – temporalmente e politicamente (i “boschi di braccia tese”…) – la vicenda.

La sensazione è che qualsiasi approfondimento (di tematiche, di personaggi, di racconto) sia stato ben presto abbandonato a favore di una attenzione verso l’incastro – i giochi temporali e i simboli ritornanti della struttura del film – che tenta di nascondere il timore dell’ingolfamento attraverso il ricorso ad una voce narrante che si infila davvero in ogni respiro possibile dell’immagine.

La generazione della Scuola cattolica è la prima a godere i frutti della rivoluzione degli anni ’60, di consolidare una libertà praticamente illimitata, in un’Italia ormai benestante. Un patrimonio che dà alla testa e genera una cesura insanabile fra la generazione dei padri e quella dei figli.
La scuola cattolica rimane in bilico fra il distacco di un racconto di genere e l’empatia del dramma sociale. Evita consolidate ricette, senza rielaborarne una originale. Rimane sospeso in un limbo che lo rende fruibile, in alcuni momenti anche appassionante, senza però trovare una compiutezza complessiva, un senso di urgenza, un’anima.
Un film che sulla carta prometteva benissimo ma che prende la “ strage del Circeo” solo di striscio. Poteva osare molto di più…

Marco Assante

Voto: 6/10
Si ringrazia per la visione del film il cinema Plaza di Napoli,
Via Michele Kerbaker, 85, 80129 Napoli NA
• Regia:
Stefano Mordini
• Attori:
Benedetta Porcaroli
– Donatella,
Valeria Golino
– Ilaria Arbus,
Riccardo Scamarcio
– Raffaele Guido,
Jasmine Trinca
– Coralla Martirolo,
Giulio Pranno
– Andrea Ghira,
Fausto Russo Alesi
– Davide Rummo,
Fabrizio Gifuni
– Golgota,
Valentina Cervi
– Eleonora Rummo,
Emanuele Maria Di Stefano
– Edoardo Albinati,
Giulio Fochetti
– Arbus,
Leonardo Ragazzini
– Salvatore,
Alessandro Cantalini
– Picchiatello Martirolo,
Andrea Lintozzi
– Gioacchino Rummo,
Guido Quaglione
– Stefano Jervi,
Federica Torchetti
– Rosaria,
Luca Vergoni
– Angelo Izzo,
Francesco Cavallo
– Gianni Guido,
Angelica Elli
– Leda Arbus,
Gianluca Guidi
– Ludovico Arbus,
Corrado Invernizzi
– Preside,
Beatrice Spata
– Lia Rummo,
Giulio Tropea
– Gian Pietro
• Soggetto: Edoardo Albinati – (romanzo), Massimo Gaudioso, Luca Infascelli, Stefano Mordini
• Sceneggiatura: Massimo Gaudioso, Luca Infascelli, Stefano Mordini
• Fotografia: Luigi Martinucci (Gigi Martinucci)
• Musiche: Andrea Guerra
• Montaggio: Massimo Fiocchi, Michelangelo Garrone
• Scenografia: Paolo Bonfini
• Arredamento: Paolo Bonfini
• Costumi: Grazia Materia
• Suono: Francesco Liotard, Cristiano Ciccone – (mix), Andrea Caretti – (montaggio), Thomas Giorgi – (effetti sonori)
• Altri titoli:
The Catholic School
• Durata: 106′
• Colore: C
• Genere: DRAMMATICO
• Tratto da: romanzo omonimo di Edoardo Albinati (ed. Rizzoli)
• Produzione: ROBERTO SESSA PER WARNER BROS. ENTERTAINMENT ITALIA E PICOMEDIA
• Distribuzione: WARNER BROS. PICTURES
• Vietato 18
• Data uscita 7 Ottobre 2021

Seguici

11,409FansMi Piace

Condividi post:

spot_imgspot_img

I più letti

Potrebbero piacerti
Correlati

Niente panico – vaneggiamenti di un patafisico involontario

Roma, teatro Kopo (Via Vestricio Spurinna 47/49 – Metro...

“Cabaret” made in Italy

  Al Teatro Nazionale di Milano, fino al 10 Dicembre...

I templi di Malta secondo la visione poetica di Gian Piero Stefanoni

  - Qui ci è dato liberamente di domandare. Harry Martinson,...

Separati… ma non troppo

Ieri 27 gennaio 2024, alle ore 20:45 si è...