“Svevo”: Mauro Covacich, solo in scena, dà vita a un delicato e profondo “dialogo corale” tra scrittori, contemporanei e passati

Data:

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Bartoli, 13, 14 ottobre e dal 19 al 26 ottobre 2021

Con sapienza, passione e ironia, Mauro Covacich, autore e interprete della lezione-spettacolo curata da Franco Però, racconta Italo Svevo e le sue opere.

Aron Hector Schmitz non era un umanista, ma gestiva con naturalezza il proprio tempo tra l’otium, necessario completamento di una vita di successo dedicata agli affari e, appunto, il negotium. Trieste è una poliedrica città che vede ancora oggi, nella pratica amatoriale della cultura, un’attività collaterale particolarmente diffusa e di ciò Svevo fu espressione massima: abile industriale di educazione viennese e “folle scrittore della domenica”, viveva in una città biculturale in cui cultura tedesca e italiana convivevano in un ambiente colmo di altre presenze linguistiche, slovene e greche, tra le altre.

Nel brillante e saturo discorso di Covacich, una rispettosa e delicata familiarità ne aumenta la limpidezza permettendo al pubblico di cogliere appieno non soltanto l’essenza dell’argomentazione, ma di assaporarne pure, senza smarrirsi, l’articolata complessità.

In questo non facile viaggio – che lo scrittore triestino compie di fronte a un pubblico attento e coinvolto nell’accogliente Sala Bartoli del Rossetti – vengono evocate figure tra le massime della letteratura e della critica, contemporanee e non al protagonista di questa affascinante storia, aiutandoci così a comprendere meglio la personalità, l’ambiente e le scelte, il rapporto con la scrittura e la vita di quel gigante del Novecento che scelse di usare nelle sue opere la lingua italiana, pur non essendo per lui la più praticata.

Come lui, in diversi contesti, fecero altri autori: il praghese Franz Kafka utilizzò il tedesco e l’irlandese James Joyce, come oggi l’afrikaner John Maxwell Coetzee, l’inglese: è evidente quanto Svevo si trovi in ottima compagnia.

In compagnia di chi, optando per una lingua meno abituale, ha aumentato per se stesso il livello di complessità, di chi si è caricato liberamente sulle spalle un fardello non richiesto; di chi ha messo alla prova la personale capacità di “entrare nelle scarpe dell’altro”; di chi, forse, si è sentito sradicato nella terra natale e ha voluto proporre così, con mimetica astrazione, un’esperienza singolare.

Ogni cultura crea la propria lingua per esprimere al meglio i valori e la visione del mondo di cui è portatrice; ogni lingua, con i ritmi, i suoni, la struttura che la contraddistingue, non è perciò mai neutra. Adottare, come fecero Svevo e gli altri, uno strumento espressivo meno scontato e più scomodo di quello a sé più vicino, lo è altrettanto.

Per chi osserva dall’esterno può disorientare, sorprendere e perciò offrire occasioni per riflettere sui nostri confini, reali o mentali e sulla loro utilità.

Mauro Covacich, qui come nelle sue opere, collega con fine attenzione i tanti fili sospesi e apparentemente lontani tra loro in un discorso sempre aperto, grazie alla sofisticata maestria nel mantenere saldo il rapporto tra pragmatismo e poesia, tra i contesti teorici e la quotidianità. Parlando di letteratura offre agli spettatori un importante punto di osservazione sulla realtà, interiore ma non solo.

Un’ulteriore, necessaria, possibilità.

Paola Pini

Trieste, Politeama Rossetti – Teatri Stabile del Friuli Venezia Giulia
Sala Bartoli
dal 13 al 14 ottobre e dal 19 al 26 ottobre 2021
 
Svevo
di e con Mauro Covacich
a cura di Franco Però
Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

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