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ENOGASTRONOMIA TERRITORIALE

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Ci sono luoghi della nostra penisola che anche volendo è difficile non trovarsi bene in fatto di cucina, specie se è affidata a persone che senza tante smancerie al cucinare è unito l’ingegno del saper fare dalla povertà delle materie prime ad ottenere un risultato unico e sorprendente per il palato. Da questo preambolo, ci spostiamo su un territorio particolare sia come costo che come gusto, giacché siamo in autunno, periodo adatto per visitare paesi dislocati su tutto il territorio italiano, dove troviamo sagre e fiere. Siamo in Piemonte, proprio in questi giorni ad Alba in Provincia di Cuneo, ogni anno c’è un appuntamento da non perdere e che riscuote notevole interesse nel mondo: la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco (Tuber magnatum Pico), un tubero che vanta ricordi che si perdono sin dalla notte del tempo.
Si presume che la sua comparsa iniziò dalla tavola dei Savoia, ma alcuni cartigli lo fanno apparire ancor prima, durante i suntuosi banchetti nelle terre dei Faraoni oltre a essere conosciuto anche dai Sumeri. Tornando ai giorni nostri, nel paese dei Trifolau con i loro cani, addestrati per questo scopo poiché non è facile trovarli in quanto sono sotterrati, escono nel cuore della notte andando alla loro ricerca. Vi domanderete del perché “nel cuore della notte”, semplicemente per essere i primi nel cercare questa preziosa pepita che gli assomiglia sia per forma che per colore. Già difficile trovarlo, se poi aggiungiamo il suo proibitivo prezzo comprendiamo del perché viene tagliato con un apposito arnese (tipo pelapatate) da renderlo sottilissimo e disporlo come lo si fa per il parmigiano sugli spaghetti come condimento, sarebbe meglio usassimo i Tajarin come pasta, molto più adatta. Stesso procedimento (sempre a piacere) sulle uova al tegamino, provatelo anche sull’albese (fettine di carne cruda condita con olio, sale e pepe). Se siete al ristorante… ricordate che ogni “grattata di quel tubero” ha un costo che il locandiere vi aggiungerà alla fine del conto! Come sempre alcune curiosità per completare il racconto. I tartufi meritevoli, cioè di grande pesatura vanno all’asta, attualmente quelli trovati il loro peso si aggira all’incirca tra i milleduecento e millenovecento chilogrammi. Il valore di questi tuberi si aggira alle migliaia di euro, i compratori sono quasi sempre ristoratori stranieri. Tempo fa la Casa d’Aste Sotheby’s di New York a battuto una vendita per 417,200 dollari… Però si trovano anche di piccole dimensioni, senza grande valore di asta… ma ottimo per una cena famigliare con del buon vino rosso robusto. Senza allontanarci troppo dal magnifico luogo del tubero, nelle Langhe troviamo la nocciola, già conosciuta anche lei nell’antichità, in particolar modo quando ci fu il blocco d’importazione del cacao (1806) da parte di Napoleone in conflitto con l’Inghilterra. Avendo “in casa” il prodotto citato, perché non utilizzarlo sostituendolo al cacao. Così pare (senza entrare in discussione) che un cioccolatiere valdese di nome Michel Procht provò a usare la nocciola al posto del cacao, dando origine e valore a quella che diventerà un’eccellenza piemontese: la Nocciola Tonda Gentile IGP (Trilobata), di questo prodotto l’Italia è il secondo esportatore dopo la Turchia.

Daniele Giordano

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