LA POLIEDRICA VALENZA ARTISTICA DI KLIMT E LA CORRENTE DELLA SECESSIONE A PALAZZO BRASCHI. IL MOVIMENTO VISIONARIO SORSE A VIENNA E GIUNSE IN ITALIA AI PRIMI DEL XX SECOLO

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La capitale dell’Impero austriaco fu centro alla fine dell’Ottocento d’un grande rinnovamento culturale, puntato sulla capacità di proiettare all’esterno le proprie emotive sensazioni ed immaginare paesaggi e decorazioni, fregi, frutto della propria tendenza onirica e di ricreare liberamente lo splendore artistico del passato. L’iniziatore del movimento fu il grande Gustave Klimt che vi si dedicò con tutte le sue forze e che nel 1898 diede vita alle prime due esposizioni, che s’allontanava dallo schema ufficiale dello storicismo positivista e rivendicava un proprio spazio autonomo, che presto ebbe molti sodali nella gloriosa città del Danubio blu e del “ Prater”.L’allestimento è suddiviso in 14 sezioni e non manca proprio nulla : n elle duecento opere esposte vi sono dipinti, disegni, manifesti d’epoca e sculture, art design, concessi dal Museo Belvedere di Vienna e dalla Klimt foundation, oltre all’apporto della Neue Galerie Graz. Naturalmente ad arricchire lo sguardo d’insieme sulla produzione del periodo non mancano altri artisti che lo seguirono, quali Hoffmann, K. Moser, C.Moll, J.Maria Auchentaller, W.List e F.von Matsch. Sedotto dalla beltà di Anne Flog e puntando sull’amicizia con l’artista Moll venne in Italia e si soffermò sul lago di Garda per partecipare c on i suoi stupendi quadri policromi con una sala personale alla Biennale di Venezia, per poi essere a Roma dove fu premiato all’Esposizione Internazionale d’Arte del 1911 riconoscendo l’immenso valore dei suoi dipinti. Il più bello inizialmente è quello della stucchevole nel suo abito dorato Giuditta I con la testa di Oloferne, mentre poi nella sala centrale vi sono anche piatti, vasi e ceramiche di varia foggia e colore per denotare il variegato interesse artistico ed il lodevole design degli esponenti principali di quella scuola di composizione e produzione d’oggetti ornamentali. Si passa quindi alle cartoline in bianco e nero testimonianza del suo soggiorno nel nostro Paese, che determinò il fiorire di numerosi adepti di tale matrice espressiva anche da noi. Ecco perciò visioni di straordinario fascino ed incanto di Trieste, Venezia con Piazza San Marco, Firenze con le botteghe degli orafi di Pontevecchio, Pisa con la Torre pendente e Ravenna in cui amò i mosaici bizantini. Intanto si dedicava ad ornare con il suo incredibile fregio la sala contenente la scultura di Beethoven: realizzava una fiabesca e meravigliosa decorazione lunga 34 metri ed alta 2 che alternava vigorosi bianchi silenziosi ad altorilievi femminei gialli dagli sguardi dolci ed armoniosi in cui talora ‘insinuava una scimmia orango a rendere attraente la scena a cui è stata riservato l’ampio e lungo salone centrale. Le due sezioni finali sono il proporre visivamente i suoi mirabolanti paesaggi dalle chiare tonalità come per il lago Benaco ed i dolci ed ameni paesini che su esso si affacciano ed i suadenti volti e corpi femminili a tutto tondo, che rappresentano il vertice della parabola del suo intenso lavoro artistico alternato ai riposi ristoratori sulle nevi della sua patria o sulle sponde dei nostri bacini d’acqua con la sua compagna di vita spesso cambiata. Qui raggiunge il meglio di sé a partire dalle “Amiche” più noto come “le Sorelle”, poi Ritratto di Signora” del 1916 rubato al museo Ricci – Oddi di Piacenza nel 1997 durante circostanze poco chiare e poi ritrovato in un’intercapedine dello stesso nel 2019, cui fecero seguito “La signora in bianco” degli ultimi due anni della Grande Guerra, la maestosa nella sua postura “Amalie Zuckerkandl” e l’incompiuta “La Sposa”. A fronte di tanto metro di paragone rischiano di scomparire od almeno di ricevere una minima attenzione le opere degli artisti italiani come G. Chini, G. Prini, C.Innocenti, A.Noci, E.Drei ed A. Casorati, che recependo con più sensibilità dei colleghi viennesi l’innovazione finale di Klimt verso il puntinismo ed il realismo espressivo, misero in luce i risultati della loro ricerca e vena pittorica prima a Ca’ Pesaro a Venezia e quindi nella Secessione romana. Proiezioni sonore della Vienna aristocratica del 1900 e la Nona Sinfonia, sigla dell’Europa, del sordo Beethoven apprezzata musicalmente come “ Gioia squisita e romantica” arricchiscono la mostra che ha richiesto enormi sforzi organizzativi ed un’elevata spesa economica. Da ciò la ragione per cui resterà aperta fino al 27 Marzo 2022 e ne vale la pena per una “Full immersion” di profondo e gratificante spessore culturale come raramente accade; perciò la ripartenza dopo il ”lockdown” è totale e di livello superiore.

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