Gabriella Paci (seconda classificata). I protagonisti della IV edizione del Premio Pierluigi Galli

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Si pubblicano a seguire le liriche della seconda classificata al nostro Premio Gabriella Paci.

 

Forse è solo la pioggia

Nel camino dei sogni oramai

non arde più la fiamma:

resta solo qualche pugno di cenere

a ricordo dei giorni bruciati

alla ricerca di un senso al cammino.

 

È cippo caldo di occasioni perdute,

risposte mancate, sogni non spesi

quello che resta nella scintilla

che balugina ma che non scalda

il buio della notte che avanza.

 

Resta il grigio che scende nel cuore

e negli occhi dove hanno posto

aghi di pianto e di rimpianto…

 

o forse è solo la pioggia triste

 

in questo giorno d’inverno senza colore

a spegnere anche una sillaba di luce.

 

 

18 marzo: giorno della memoria Covid

A chi ha superato il confine della vita

senza la tenerezza di un bacio,

abbraccio, carezza vanno queste parole:

siano esse per sempre aiole dove

far fiorire i gesti negati scaldati

dal calore mai spento del ricordo.

 

Come preghiera sale alle labbra

di ognuno un addio da ricucire

nel vuoto delle mani ma non del cuore

dove non mancano nomi e volti di tanti

che come sabbia sugli occhi bucano

lo sguardo che cerca a terra le radici

antiche che ci ancoravano al tempo.

 

Sventola lo scampolo dell’oggi

sul pennone della fragilità. Ci sentiamo

un po’ più soli e un po’ più vecchi

nell’accasciarsi della luce sulla notte

di un corteo senza fanfare, solo di bare

clandestine che ha reciso il filo della prospettiva.

 

Difficile alzare ora gli occhi al cielo

alla ricerca della stella cometa a indicare

la via della speranza con i pesanti passi del dolore.

 

 

Calipso: -Infelice, non starmi più a piangere qui, non sciuparti

la vita: ormai di cuore ti lascio partire.-

 

Cosa resta di una storia d’amore

che ha perduto l’amore?

 

Restano conficcate parole nella gola

che dure ricavano spigoli d’ombra

e chiudono al vento l’abbraccio con

il cielo. L’imperativo del dolore taglia

l’orizzonte, lascia l’illusione dello spazio

e diventa linea di confine che si staglia

oltre l’albero segato storto, nell’ultima

beffa del taglio. Misura degli occhi è

il cader frale delle foglie che fingono

il volo mentre perdono il ramo e sanno

della discesa senza ritorno.

 

Ma accade che la storia suggerisca

la lusinga che cura nella culla del

ricordo e torni al tempo del rifugio

e della gemma scaldata dal coraggio

del raggio nascente.  Sillaberà allora

ancora l’amore come astro di luce

che ha attraversato il vivere

e lo ha accompagnato nel sogno di Calipso.

 

Resterà forse allora il profumo del

bosco degli incanti nel disinganno di foglie morte.

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