Modella e attrice, con le idee ben chiare in testa (alla faccia della giovanissima età, 22 anni) e tantissimi sogni da realizzare. Nel frattempo però la carriera di Chiara Ghioni, originaria dell’Appennino tosco-emiliano ma ormai trasferitasi alle porte di Milano, si allunga a vista d’occhio. Dopo aver frequentato il Liceo Classico e la facoltà di Lettere antiche, ha deciso di buttarsi nel mondo della fotografia e della cinematografia, sperimentando quegli stili e quei modelli che oggi paiono persino anti-convenzionali. Ma quello di Chiara è un percorso partito tempo addietro che ora pare in rampa di lancio…
Come inizia la tua avventura in campo fotografico?
Ho iniziato a posare per gioco alle fiere del fumetto in costumi del Signore degli Anelli, avevo 15 anni. Frequentavo queste fiere circa due volte l’anno e ricordo che venivo quasi presa d’assalto dai fotografi. In quel momento ho iniziato a pensare di poter diventare una modella. Continuo a posare per gioco in costume fino a quando, una sera mentre uscivo dalla metropolitana per andare alla Scala, mi ferma lo scout di un’agenzia di moda e mi lascia il biglietto da visita di quella che sarebbe diventata la mia agenzia madre. Alla fine di quell’estate avevo firmato il secondo contratto con un’agenzia di Milano. Dopo quattro anni ho deciso di lasciare entrambe le agenzie per poter seguire il mio stile e i miei gusti.
Ed è questo tuo stile che fa la differenza…
Con l’esperienza ho capito su cosa era meglio puntare per riuscire a “distinguermi” e ho avuto diverse soddisfazioni. Dai costumi storici alle atmosfere fiabesche al vintage. Ho avuto occasione di viaggiare in Italia e all’estero, collaborare con grandi professionisti e creativi straordinari, arricchirmi di nuove esperienze e idee, partecipare a diversi workshop, partecipare alle riprese di cortometraggi e imparare molte cose che ci sono da sapere su cosa comporta stare sul set.
Non solo fotografia…
Recentemente ho preso parte alla produzione di un videoclip musicale per Murubutu, è stata un’immensa soddisfazione creare visivamente la storia che l’artista avrebbe cantato e viaggiare nel tempo insieme a tutto il team, ho avuto la possibilità di valorizzare i paesaggi della valle da cui provengo e le mie capacità di ricreare una atmosfera indietro nel tempo. Altrettanto soddisfacente è stato collaborare con fotografi del calibro di Carlo Diamanti e Giuseppe Gradella, raccontare rispettivamente una relazione tossica e il mio lato più androgino. Mi sento in obbligo di citare anche Jacopo Abbruscato per la collaborazione e amicizia che abbiamo creato, con lui posso dare spazio alle mie idee più folli ed esplorare il mondo dell’analogico sia da modella che da fotografa, la sua influenza e l’esperienza della catalogazione delle fotografie di mio nonno mi hanno fatto capire come spesso chi vive di fotografia e ne ha fatto il suo lavoro si dimentica che questo mezzo serve anche per fissare nel tempo ricordi sotto forma di immagini. Ho ricordato solo da poco che esisto anche io sotto quei personaggi di cui mi vesto, esiste la mia vita al di là delle fantasie e tutte le persone con cui posso condividere queste passioni, esiste anche la mia storia e voglio poterla rivivere attraverso le immagini in futuro.
Perché questo feeling così speciale con la fotografia?
La prima cosa che la fotografia mi ha dato è una autostima generale sul mio aspetto fisico. Ovviamente ho continuato ad avere in odio alcune mie caratteristiche, ma la considerazione del mio aspetto fisico si è risollevata, nonostante tutte le insicurezze che si possono generare a frequentare ambienti relativi alla moda e ai casting. Da quando non sono più con le agenzie il mio stile si è definito, così come la mia estetica, cerco di restare il più flessibile che posso, ma tento sempre di restare fedele alla mia personalità. Ho ancora tanto da esplorare, idee da realizzare e vestiti da creare!
Ed infatti, nuovi percorsi stanno per svilupparsi.
Da qualche mese mi sono buttata in una nuova avventura con Teatro al Verso, questa estate stiamo portando il nostro spettacolo Body Reflex in scena in Toscana. Ho aperto una nuova parentesi nella mia vita che coinvolgerà le mie capacità performative dal palco alla sala pose, organizzando workshop e corsi di vario genere. Al momento le mie energie sono concentrate su questo, anche se ammetto che a qualche foto e ripresa a tema vintage non posso assolutamente rinunciare.
Che rapporto hai con i social?
Uso i social network diversamente in base alla piattaforma su cui mi trovo, Facebook è per mantenere i contatti con persone da tutta Italia, amici e colleghi, confrontarmi con loro e lasciare una finestra aperta sulla mia vita privata; Instagram invece è la vetrina che mi aiuta a creare una rete di contatti con altri artisti. Non mi reputo assolutamente una influencer, condivido i contenuti che creo per mostrarli a un pubblico più ampio possibile e attraverso ciò che faccio provo a rendere visibile il mio mondo interiore. I social sono stati il mezzo principale per trovare nuove collaborazioni, spesso continuative, e fonti di ispirazione sempre nuove.
Che immagine vuoi raccontare tramite i social?
Alla base dei contenuti che creo c’è una forte voglia di fuga: raramente, anzi, mai si trovano riferimenti al presente; la mia estetica è sempre rivolta al passato, è un tratto fondamentale e portante del mio stile e della mia personalità. Spesso sono immagini legate a mie scelte di vita come il vintage e il fatto a mano. Cerco di stimolare la riflessione di chi mi segue, senza forzarla, sui motivi per cui ho fatto queste scelte, per sensibilizzare verso un abbigliamento sostenibile e la cosiddetta “slow fashion”. Allo stesso tempo cerco di creare un prodotto che esuli dal suo tempo e sospenda per un istante il presente e la credibilità del fruitore. Cerco di creare storie, le innaffio delle mie fantasie e tento di ingannare lo spettatore. Mi lascio ispirare da una immensa comunità di creatori e stringo con loro rapporti anche stretti, imparo davvero molto da loro e mi faccio consigliare. Da questo punto di vista i social sono formidabili.
Che ragazza sei nel quotidiano?
Sono una persona molto introversa anche se un po’ eccentrica, ho sempre avuto un gusto per l’antiquariato e tutto ciò che è antico, il mio percorso di studi è stato un riflesso di queste mie tendenze e il vestire vintage una conseguenza direi quasi inevitabile. Non riesco a immaginarmi in un altro modo, sono sempre stata così. Allo stesso tempo ho una predilezione per la vita contadina e la frugalità, una passione per il campeggio e la natura incontaminata. Non mi reputo diversa dalle altre ragazze, ma dalla maggior parte delle persone mie coetanee, sono riuscita a trovare la mia nicchia e ne sono contenta.
Il tuo slancio resta verso il futuro…
Ho diverse storie che vorrei raccontare e parti di me che non so ancora bene come esprimere, ho prototipi di costumi storici che aspettano di essere finiti o rifatti. Sono una persona che cerca di vivere più nel presente che nel futuro e preferisco concentrarmi su quello che sto facendo ora finché non ho le idee perfettamente chiare sui progetti più complessi e tematiche più sensibili da affrontare.
Luca Fina