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INTERESSANTE MOSTRA SULLA FINE DELLA DINASTIA DEI FLAVI AI MUSEI CAPITOLINI. LE GRANDI OPERE ED IL DESPOTISMO DI DOMIZIANO CON  STUPENDE RICOSTRUZIONI

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L’afa e la canicola di Caronte tolgono il fiato ed il respiro a coloro che continuano a lavorare oppure sciamano per le strade della nostra città per visitare i suoi monumenti principali e vederne i resti archeologici come sudati e trafelati turisti con i bambini per mano e bottigliette di plastica per refrigerarsi ai “nasoni”, ma i motivi culturali per non restare nelle claustrofobiche case ed uscire nelle ore meno calde sono veramente tanti, nonostante ci si metta pure la ripresa elevata del contagio d Omicron 5 con ospedali di nuovo pieni e rialzo del numero dei morti , così da  consigliare per i più fragili e gli over 60 la quarta dose del vaccino. Dopo quella sul Tibet a Palazzo Bonaparte, abbiamo visitato un’altra accurata esposizione ricca di reperti archeologici ed esplicitata con eloquenti e particolareggiate didascalie sotto l’originale della statua equestre di Marco Aurelio nei Musei Capitolini e Villa Caffarelli. Idealmente Marco Aurelio era stato il massimo rappresentante dell’Impero adottivo iniziato dopo la morte di Domiziano, ultimo discendente della casa Flavia cominciata con Vespasiano a Rieti , dove il teatro municipale è intitolato a lui. Purtroppo il filosofo stoico discepolo di Epitteto e scrittore d’opere riflessive come “Pensieri” e “Colloqui con se stesso” , onorato trionfalmente con la postura sul cavallo, sbagliò in fin di vita lasciando il potere al figlio Commodo e da lì riprese il declino dell’Impero di nuovo araldico con il tracolo nei regni romano  barbarici. Dunque assistiamo all’illustrazione storica ed esistenziale del dominio assoluto e spietato di Domiziano, che salì al trono nel 81 d.C. dopoché Tito aveva inaugurato l’Anfiteatro Flavio ovvero il Colosseo, posteriormente all’aver distrutto Gerusalemme nel 70 d.C. come ci racconta Giuseppe Flavio storico ebreo con le sue splendide “Antichità giudaiche” e testimonia l’arco che porta il suo nome sul Palatino, con il trasporto della “Menoràh” il candelabro a 7 braccia e di fronte il carro vittorioso su cui è assiso l’imperatore. Di Domiziano, che fu avversato da Tacito per aver ucciso suo suocero il generale conquistatore Agricola tanto da meritare la “Damnatio memoriae”, pur se il suo nome s’è tramandato con altisonante rilievo letterario fino ai nostri giorni, resta invece lo stadio in cui correvano le bighe con i vari colori delle casacche o che veniva allagato per le “naumachie” e che è meglio conosciuto come Piazza Navona,  di cui è stato fatto un modellino, visitabile ancora nei sotterranei, mentre statue colossali riproducono i personaggi della sua famiglia di cui c’è un enorme pannello con tutta la riproposizione dell’albero genealogico, mentre sono esposti magnifici cimeli giotteschi policromi e si dice che avesse costruito il suo famoso palazzo con l’esedra nell’omonima piazza con la fontana realizzata dall’avo architetto dell’attuale presidente dell’ANEC ed ex sindaco di Roma Francesco Rutelli, che ha composto un volume per esemplificare alcune passeggiate turistiche nel cuore della capitale. Domiziano ebbe due mogli e notevoli personaggi femminili intorno a sé, che restaurò il Tempio di Giove Capitolino di cui resta solo il plastico in quanto su di esso è stata realizzata la Villa Caffarelli. La Mostra comprende quasi 100 opere ed ha avuto il gradito piacere d’essere prima, dal 17 dicembre 2021 al 22 maggio di quest’anno , al Rijksmuseum di Leiden con l’etichetta  “God on Earth, Emperor Domitian” riscuotendo un  sentito consenso. Oltre ai ritratti delle figure flavie  vi sono statue di divinità mitologiche, monete d’oro ed oggetti di piccole dimensioni in metallo, un prezioso cammeo di Domizia Longina che insieme con Flavia Giulia fu amata da Domiziano che, come Nerone con Ottavia e Poppea, le rese entrambe in ordine successivo di tempo Auguste. Dunque onori, stelle, gloria militare ed urbanistica per Domiziano, munifico mecenate artistico e parimenti acerrimo dittatore con soppressione dei suoi oppositori, che alla sua dipartita avrebbero scelto per meritoria selezione quale imperatore Nerva da lui adottato. I meravigliosi reperti archeologici provengono dai maggiori Musei europei ed italiani, nonché dalle collezioni antologiche quiriti tra cui i frammenti d’affresco ludico e ed esteticamente raffinato. La Mostra si può visionare tutti giorni, naturalmente tranne il lunedì, fino alle 19,30 con ingresso consentito fino ad un’ora prima e resterà aperta a tutto il 29 gennaio 2023.L’Italia brucia dalla Venezia Giulia , tra Monfalcone,  Trieste isolata e Gorizia, con l’eroica morte d’una volontaria della Protezione Civile colpita da un albero combusto, fino alle isole, ma la cultura richiede qualche giustificato sacrificio come quello di rientrare tra le proprie mura domestiche stressati, assiderati ed accaldati; tuttavia Roma è piena di fontanelle che ancora buttano acqua fresca per ristorarsi, se non si vuole essere “solati” o raggirati dagli extracomunitari con le loro bottigliette d’acqua, magari riempite con le stesse opportunità e non tenute in frigo ,come ha dimostrato un quotidiano romano. Perciò vale la pena sottoporsi  a qualche sforzo per la Cultura gratificante l’intelletto e lo spirito.

Giancarlo Lungarini

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