INDIZI A CARICO E BUGIE DALLE GAMBE CORTE NEL MATRIMONIO AL TEATRO DEGLI “AUDACI”. IL PIACERE DELL’INFEDELTA’ E L’EBREZZA DI SENTIRSI DESIDERATE IN “COPPIE SCOPPIATE”

Data:

Al Teatro degli Audaci di Roma, dal 10 al 27 novembre 2022

Il sentimento che domina il mondo per realizzare la felicità di ciascuno è l’Amore a livello spirituale e psichico, come sul piano istintivo per gli esseri irrazionali che restano al puro stato animale e non s’elevano dal sistema naturale. Noi esseri umani siamo, per chi crede, frutto dell’Amore diffusivo e gratuito di Dio, che siamo a nostra volta chiamati a riversare sui nostri simili per la concordia nella comunità civile e politica di dimensione cosmopolita o nazionale patriottica, nata dalle battaglie del Risorgimento contro gli Imperi assoluti; tuttavia il legame può essere ristretto ad un’unione di due cuori, o d’ “anime gemelle”, che in chiave religiosa sono  la fusione d’una sola carne, come reciproco completamento dei due generi maschio e femmina quali Dio li creò, essendo ora elevato a sacramento del mistero di Cristo e della Chiesa, suo corpo mistico. Se non si ha Fede, si tratta d’una mutua donazione per tutta la vita, in cui il più forte deve sostenere il più debole, alla maniera che nella società i maggiorenti occorre che provvedano ai più fragili e miseri, in quanto inique sarebbero l’ingiustizia, lo sfruttamento con violazione dei diritti del cittadino stabiliti nella Dichiarazione del 1948, la violenza con l’ingiusta distribuzione delle risorse economiche. Nell’ottica di tale questione siamo andati a visionare una brillante commedia familiare sui rapporti che s’instaurano nel menàge e su come questi arrivano alla fine, nonostante tutti si promettano di stare insieme per l’eternità a parole, restando tuttavia il cuore un organo sensibile capace di lasciarsi suggestionare da improvvisi colpi di fulmine specialmente allorché il convivere non viene alimentato giorno per giorno, come bisogna innaffiare sovente l’orto per farlo fiorire e produrre frutti. Codesto discorso metaforico l’umorista e sarcastico autore inglese Derek Bensfield l’ha analizzato con un’acuta introspezione psicologica in due coppie britanniche costituite da Georgina ed Henry Brent da un lato e Rachel e Victor Parker dall’altro che abitano tra il 10 e 35 della stessa strada e che sono giunte a smarrire lo smalto ed il caldo affetto dell’inizio per la forzata convivenza durante la pandemia e dunque la mancanza del “peperoncino” del desiderio irrefrenabile della copula dopo un periodo di lontananza sofferta, come versificava una celebre canzone di Domenico Modugno. Le donne vogliono sentirsi sempre al centro dell’attenzione, essere attraenti  ed appetibili, suscitatrici di pensieri sessuali e gustose avventure, che le facciano provare i brividi sensuali a fior di pelle con rinnovati corteggiamenti e galanti incontri, questo all’insegna del noto adagio “occhio non vede e cuore non duole”. Proprio questo si propongono con una complice tresca Georgina, interpretata da una più compassata e perbenista dama borghese da copione Serena Renzi, nonché la seducente, briosa e slanciata Rachel che è incarnata dalla splendida fattezza bionda di Antonella Rebecchi. Ad essere fedifraghe sono per lo più le donne, basti considerare che da ultimo una sposa davanti all’altare ha piantato il fidanzato per il testimone ed il mancato marito non s’è fatto mancare il viaggio di nozze per consolarsi,  ma s’è dovuto accontentare della madre. Tutto ciò per non riferirci sempre ad Hilary e Francesco, che con la sfrenata parodia fescennina e gestuale di Francesca Manzini nei panni della Blasi è assurta a “Cavallo di battaglia” del telegiornale satirico dell’ammiraglia di Mediaset, in particolare dopoché Francesco ha rigettato l’accordo raggiunto dai legali e dato il benservito al suo, la matrimonialista Bernardini Pace. Le due si sono scambiate le chiavi delle rispettive sedi ed infatti Georgina s’è intrufolata nella casa dello spasimante Victor in cui ha lasciato la sua borsetta dorata, mentre Rachel aveva organizzato una cena galeotta nella magione di Henry, essendo questi a teatro, con il suo “latin lover”, togliendosi l’abito di gran lusso, che nasconde sotto il tavolo, per inventarsi il pretesto della sua intrusione nell’appartamento del rientrante proprietario per essersi rovesciata la barca su cui remava ed avere perciò gli abiti bagnati. Se poi il “gallo cedrone” che ardirebbe farle sue fosse comune, dato che fugge da una finestra all’altra delle residenze in mutande senza gli abiti addosso e non avendo soldi per prendere l’auto? Ciò sospetta il poliziotto che sembra apparentemente ingenuo e che invece ha buon fiuto, come quello del suo grande cane che resta fuori dalle porte d’ingresso, che alla maniera delle commedie di Plauto sono vicine, ma non di fronte su una piazzetta centrale, bensì schierate lateralmente sullo sfondo del palcoscenico in continuazione prospettica : rossa quella di Henry e verde l’altra pertinente a Victor. Non manca l’emblema della cameriera pettegola e ricattatrice che in cambio di soldi contanti cerca d’aiutare gli intrighi ed i subdoli piani strategici delle due coppie, che non hanno più niente da dirsi, se non ritrovare ciascuno per proprio conto un po’ di gioia ed appagamento dei sensi. Da siffatte premesse peccaminose deriva tutta una serie d’inganni, raggiri, falsità e mascherati sotterfuggi , che pian piano vengono tutti scoperti per una relativa riconciliazione coniugale. La comicissima recitazione della scottante commedia d’attualità è vivacemente sostenuta dall’arguta e salace  compagnia del direttore artistico del Teatro degli “Audaci” Flavio De Paola, che ha fondato questo spazio culturale nella periferia quirite di Porta di Roma, dove s’estende anche il Parco della Marcigliana, per dare vita sociale al quartiere della cintura metropolitana e tramettere civiltà primaria per l’emancipazione della popolazione, come deve fare l’Arte nelle sue diverse specificità. Lo spettacolo sarà replicato fino al 27 novembre, poi seguirà il lavoro di Luciana Frazzetto e Scapicchio” Signore e Signori buonasera” dal 1 al 4 dicembre.

Giancarlo Lungarini

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