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FLUSSO DI COSCIENZA NARRATIVO IN UN GIALLO DA TEATRO DA CAMERA A “LO SPAZIO”. INTERROGATORIO SENZA DIRITTI PER UN DROGATO OMOSESSUALE OMICIDA “IN CASA CON CLAUDE 3.0”

Data:

Dal 9 all’11 dicembre 2022 al Teatro Lo Spazio di Roma

Siamo in un periodo in cui divampano le critiche politiche alla manovra economica del governo Meloni per evitare l’esercizio provvisorio del Bilancio se non  approvato entro il 31 dicembre per una serie di motivi, tra cui l’uso del POS, l’eliminazione del reddito di cittadinanza tra 8 mesi per chi non si troverà un lavoro e la discriminazione tra le donne con figli o senza per la pensione anticipata, mentre altre polemiche sono rivolte al ministro della Giustizia di via Arenula l’ex Procuratore della Corte d’Appello di Venezia dottor Carlo Nordio che vuole rivedere l’ intercettazioni telefoniche, separare le carriere dei Magistrati e Pubblici Ministeri e  modificare il Codice Penale per le norme sui Processi delittuosi e criminali o mafiosi. Nell’ambito della Giustizia ed in particolare riguardo agli spacciatori di droga ed alle devianze di genere, in cui per il momento è saltato il piano Zan con il riconoscimento della parità dei diritti agli LGBT che sfilano spesso nelle città per il loro “ pride”,rientra il testo del drammaturgo canadese Renè Daniel Dubois scritto nel 1980 “Being  at home with Claude” in cui si cerca di comprendere per quale motivo neurologico un giovane gigolò che si prostituiva ha ucciso crudelmente un suo coetaneo, con cui ha avuto un rapporto sessuale, sgozzandolo. Siamo nella cella del commissariato dove avviene un serrato confronto dialettico senza un attimo di pausa e la garanzia dell’avvocato di difesa a tutela e guida dell’omicida che, tra crisi psicologica e turbe persistente da trauma commesso, s’interrompe spesso per la protervia inquisitoria del poliziotto che non gli concede una tregua di ripresa di fiato, volendo chiudere il caso come ogni tutore dell’Ordine quando il crimine è eclatante e suscita scalpore per la gravità, come quello di Campiti a Fidene. I due straordinari interpreti sono Dario Guidi nella parte del Commissario spietato ed accanito sul metaforico quadrato del ring da teatro da camera in cui accade la memoria volontaria, talora ambigua ed imprecisa, spezzata nella trama rievocativa, che l’”escort”, interpretato con sofferta immedesimazione da Carlo Di Maio, viene forzato con grintosa persecuzione a rammentare, senza per fortuna giungere alle botte che sovente vengono impiegate negli interrogatori; basti rammentare la vicenda di Stefano Cucchi, per conseguire pragmaticamente il fine machiavellico della confessione .Naturalmente in codesto copione si può leggere la prevenzione concettuale contro tali soggetti che la società pone all’indice ed emargina, ad eccezione per l’uso terapeutico della cannabis. Questo dovrebbe anche spingere allo studio neuropsichiatrico delle condizioni che spingono i soggetti, in particolare i giovani, a ricorrere ai “paradisi artificiali” e scopriremmo che ciò deriva dall’assenza di valori etici e civili, similmente alla carenza del lavoro od alla sua precarietà, prevedendo che andremo sempre peggio per la scarsa organizzazione dei centri di formazione dopo la mancanza di “navigator” efficienti. Tutte queste riflessioni ci sono venute dall’osservazione del lavoro composto nel Quebec francofono e trasposto al teatro “Lo Spazio “ di via Locri da Giuseppe Bucci, che così ha dato al coinvolgente atto unico di poco più d’un’ora il suo terzo anno di repliche tra Milano, Napoli e Roma. L’inquadramento spaziale e temporale è astratto in quanto in qualunque città metropolitana o piccola d’Italia si sono registrati siffatti misfatti, specie in relazioni promiscue ed occasionali che poi sono degenerate per cause varie dalle liti sensuali alle rapine del più ricco ed abbiente, che forse non s’era troppo preoccupato di studiare bene la psichiatria e mentalità di quello con cui s’era accompagnato ed a tal proposito sarebbe sufficiente citare il povero Pasolini, di cui stiamo festeggiando il centenario della nascita, vittima nel 1975 del ragazzo “borderline” Pelosi cui aveva dato superficialmente con estrema leggerezza fiducia e portato cena, che successivamente l’avrebbe barbaramente ucciso all’Idroscalo di Ostia. Tali soggetti non solo vengono considerati reietti e di categoria inferiore rispetto alla normalità della comunità nazionale, ma in alcuni Stati sono facili “capri espiatori”, insultati vilmente con epiteti irripetibili, gratuitamente aggrediti a pugni sulle banchine delle metro e per strada tra l’indifferenza generale, per cui l’adattamento scenico in codesto periodo ci sembra giusto ed apprezzabile per la sua rilevanza che oggettivamente è da condannare, tuttavia occorre sempre l’attenzione per il singolo che ha diritto di vivere la sua sessualità come desidera ed anche il peccato, se credente, va distinto tra gravità soggettiva ed oggettiva. Sul piano laico va ugualmente intuito se vi sono l’ attenuanti o l’aggravanti  ed “In casa con Claude” a scatenare il folle gesto potrebbe essere stato l’effetto degli stupefacenti, alla guisa dell’alcolismo e tabagismo in altri casi od addirittura del sessismo sfrenato con mezzi strumentali quali le catene e gli anelli di ferro che bloccano chi viene sottoposto al rischioso sadismo. Il bravo Carlo Di Maio, che si cala perfettamente nell’amante a pagamento assoldato per strada, è sempre più incredulo e stravolto dal crimine di cui non si riesce a darsi una plausibile spiegazione, magari per il fatto che nel fatale attimo brutale non era “compos sui”. La parabola discorsiva ed espiatoria, per la liberazione della coscienza dal peso che l’opprime con l’assunzione delle sue responsabilità, pur se avrebbe fatto meglio a tacere per non essere presente il suo “patrono” legale, fosse pure d’ufficio, la stessa linea che ha seguito non collaborando il triplice killer del Nuovo Salario a via Monte Giberto, viene a toccare il suo vertice nel monologo sensibile ed accorato, lacrimoso  ed emotivo, che ancora frastornato e perplesso l’assassino recita nella commovente conclusione, che comunque non annulla la colpa per quello che dicevamo prima e che conferma che l’amore non può essere comprato e subito goduto, lasciando più vuoti ed estenuati di prima se va bene. Per il consueto appuntamento settimanale da giovedì a domenica vi sarà “La Signorina Papillon “ di quell’ironico caricaturista comico che è Stefano Benni con la regia di Piero Di Blasio, nei giorni feriali alle 21 ed in quello festivo alle 18.

Giancarlo Lungarini

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