L’OMAGGIO DEL GRANDE ATTORE S. AMMIRATA AL TEATRO SATIRICO E SURREALE ALL’ANFITRIONE. SCENETTE GROTTESCHE E MACCHIETTE CARATTERIALI BRIOSE NEL DIVERTENTE GRAN VARIETA

Data:

dal 27 dicembre al 5 febbraio 2023 al Teatro Anfitrione di Roma

Un maestro della recitazione allegra e sbrigliata sul palcoscenico, corroborata da una forte mimica espressiva, che risponde al nome del bravo Sergio Ammirata, toccato nell’animo più sensibile dalla perdita della compagna di vita e di scena Patrizia Parisi, non s’è lasciato abbattere dal profondo dolore, ma nel nome della sua consorte ha reso sempre più eccelsa la sua Arte e s’ è messo ancor più a scrivere per lasciare una viva testimonianza della sua carriera artistica agli attori che sta plasmando, quasi fosse una palestra accademica o staffetta atletica, con i suoi corsi di teatro tenuti per la compagnia “La Plautina. Ispirandosi a questo geniale autore latino , venuto a Roma come schiavo dalla sua Sarsina in Romagna vicino a Forlì, ha sempre portato in scena brillanti commedie popolari e di stampo caratteriale,  commerciale, finanziario, con i servi dalla parte dei loro giovani padroni a cui gli anziani genitori vietavano gli amori e badavano unicamente ad arricchirsi, ricollegandosi alla “nea” di Menandro , mentre quella di Aristofane rimaneva aristocratica e politica per il tema delle guerre del Peloponneso ed invece il più sofisticato e colto Terenzio s’attestava sul piano della pedagogia  e psicologia con i suoi personaggi. Perciò nell’età moderna Moliere e Shakespeare riformando la Commedia dell’Arte si sono ispirati ai soggetti di Plauto, togliendo le maschere carnascialesche degli Zanni e del carro di Tespi dell ‘500, motivando così la scelta dell’autore classico comico assunto a modello da Ammirata che ha impresso tale nome pure alla sua formazione e scuola attoriale. Adesso volendo realizzare un decalogo della sua esperienza vitale, essendosi purtroppo la sua esistenza fattasi corta in quanto con triste malinconia rassegnata ha sospirato nel ringraziamento finale che la sua impagabile Patrizia ed il frizzante Lando Buzzanca l’aspettano in Cielo per essere protagonista pure lì, ha composto il “divertissement” sulla salace carica grintosa e fescennina in teatro diviso in due atti : il primo riservato al teatro comico ed il secondo al sarcastico ed assurdo, riunito sotto la comune definizione di rottura. Il titolo unico è “Gran Varietà” ovvero quel genere che si diffuse dopo l’avanspettacolo ed ebbe al suo arco frecce di prima grandezza e straordinario, prestigioso, talento, suggellato sul piccolo schermo e nelle sale teatrali dall’applauso incontenibile del pubblico spensierato e giulivo per le battute spiritose e le giocose “Pochade” e “Vaudeville”, con scatenati caratteristi ed intrecci sarcastici , cui aveva assistito. Ciascuna delle due parti è stata divisa in tre siparietti effervescenti, anche se di tipologia generale variegata :nella prima vicenda della sezione iniziale tre sorelle fedifraghe ed adultere hanno corrotto il nipote cadetto militare Orfeo per cui, novelle “sorelle Materassi”, Ninì, Ninò e Nanà con vestiti che rimandano alla “Bella Epòque” sono state condannate a 50 giorni di prigione e, tramite un’intrigante postina, si danno da fare con un onorevole e non baderanno a mantenere l’onore, purché si salvino dalla galera e con un astruso e lussureggiante comportamento riusciranno a punire ancor più i mariti beffati e resi cervi; nel secondo quadro si prende spunto da “la bugiarda” di J. Cocteau e si domanda agli spettatori se loro siano sempre onesti e sinceri, dato che i commediografi per i loro copioni si basano sugli studi e l’osservazione della realtà. Dunque la finzione del palcoscenico si rispecchia nell’ipocrisia della società, come giustamente rileva pure il monologo del critico censore  in vestito rosso e cravatta nera che evidenzia il ruolo e la funzione del teatrante, mentre nel medaglione  “double face” prima in completo scuro aveva deprecato la falsità, fatua vanità e sovente inutile retorica dispersiva dei testi rappresentati. Nella seconda fase del lavoro l’identità teatrale pensata è quella paradossale e surreale a partire dal tentativo d’impiccarsi con una corda del maniaco schizofrenico innamorato del suo orologio “Franklin” che 59 orologiai, ritenendosi tecnici assai competenti, avevano finito per distruggergli totalmente e noi sappiamo bene quante volte ci siamo irritati in quanto il lavoro commissionato ad un artigiano non è stato eseguito alla perfezione. Alla guisa del primo tempo, nel secondo Ammirata s’è ispirato similmente ad un’opera celebre ed in codesto caso s’è connesso al famoso film “il Viale del Tramonto” in cui la protagonista civettuola e svenevole, tuttavia affetta anche da un’incipiente cecità e sordità per la sua età senescente, legatasi con un vincolo sentimentale al tecnico Mezzabotta si vede irrompere in camerino la moglie tradita che rivuole il legittimo marito e che l’amante sa furbescamente controllare, sostenendo che non deve credere al biglietto d’addio del marito giacché era soltanto un trucco per suscitare e provare la sua gelosia. Infine Ammirata, che fino ad allora s’era limitato alle funzioni di direttore di palcoscenico dietro le quinte, si ritaglia l’elegante e perfetta parte del professore e letterato Ivan Ivanisevic che legge le memorie d’una sciantosa d’alto bordo, quasi centenaria, che s’è riflessa in 13 specchi, ha sceso 13 scale ed ha avuto 150 corteggiatori che hanno cercato di sedurla. Durante la rievocazione della sua vita sulla “cresta dell’onda” ella s’aggira sulle tavole dell’Anfitrione con un lungo abito bianco e ventaglio ammiccando alla platea, come se desiderasse proseguire a fare conquiste. Si tratta d’un superlativo pezzo di bravura “en travesti” di colui che prima era stato il ministro Americo Tourbillòn “ longa manus” con le tre sorelle, di cui parlavamo prima , per intervenire sul collega della Giustizia De Vignì e soddisfarle. La prestazione degli attori è stata pienamente sinergica ed efficace per non tradire le doti del mestiere che l’inossidabile Ammirata sta trasmettendo loro, essere  maggiormente godibili e meritevoli d’immedesimazione per gli spettatori capaci di cogliere velocemente gli estemporanei doppi sensi e le metaforiche allusioni rapide e scoppiettanti. Il copione ludico dell’estroverso e fecondo Sergio Ammirata, dedicato naturalmente alla rimpianta Patrizia,  sarà replicato al teatro di San Saba, nei pressi di piazza Gian Lorenzo Bernini, fino al 5 febbraio e va visionato con aria smaliziata per tutte le due ore di durata dello spettacolo.

Giancarlo Lungarini

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