Umberto Lenzi è stato uno dei registi più rappresentativi del genere poliziottesco, Tomas Milian è stato uno degli attori più rappresentativi, Franco Micalizzi è uno dei maggiori compositori italiani che ha firmato numerose colonne sonore di questo genere cinematografico. I tre hanno lavorato insieme nel film di cui andrete a leggere oggi, “ La banda del gobbo “, un film che si può definire un “ One Man Show “, in quanto Tomas Milian dà il volto a due personaggi, il feroce bandito Vincenzo Marazzi, detto “ Il Gobbo “, ed il fratello gemello Sergio, un ladruncolo di basso profilo, soprannominato “ Er Monnezza “. In questo film, il ruolo del Commissario, interpretato dal pur bravo Pino Colizzi, eccellente doppiatore, passa totalmente in secondo piano in quanto il cubano di Roma predomina la scena. Questo film rappresenta l’ ultima collaborazione fra Lenzi e Milian in quanto il fumantino regista toscano non accettò un monologo moralistico scritto da Milian sulle classi agiate, pur avendone Milian facoltà come da contratto.
Vincenzo Marazzi, dopo un periodo passato in Corsica, torna a Roma per organizzare una rapina, reclutando tre vecchie conoscenze: “ Er Sogliola “, interpretato da Guido Leontini, Milo Dragovic, detto “ l’ Albanese “, nelle cui vesti vediamo Sal Borgese e Perrone, titolare di una concessionaria automobilistica,nei cui panni troviamo Luciano Catenacci. I tre, però, non si fidano del bandito tornato dalla Corsica e, durante la rapina, gli tendono una trappola tentando di farlo fuori senza, però, riuscirvi. Marazzi viene amorevolmente aiutato dalla fidanzata Maria, una prostituta ed,ovviamente, dal fratello. Inizierà, così, la vendetta del Gobbo che ucciderà uno ad uno i suoi ex compari, il primo facendolo ibernare in una cella frigorifera, il secondo tendendogli una trappola grazie ad una bella donna, il terzo facendogli venire un attacco di cuore durante una seduta dal dentista. Nel mentre, la donna di Vincenzo vuole andare in un locale chic dove il Gobbo dà il meglio di sé, rapinando i presenti e facendogli assumere lassativi. Il Commissario Sarti vuole tendere una trappola al bandito servendosi del Monnezza facendolo rinchiudere in un ospedale psichiatrico, ma anche questo espediente non servirà a niente. Il Gobbo, infine, tenterà un ultimo colpo con nuovi soci, la rapina andrà bene, ma il finale sarà amaro in quanto Il Gobbo, in fuga con l’ auto rubata al Commissario Sarti, per evitare un gatto nero, finirà fuori strada dentro ad un fiume. Il Monnezza riceverà una busta dal fratello con una ingente somma di denaro ed una lettera in cui il Gobbo dichiarerà di avergli sempre voluto bene.
Il film è del 1977 e già si iniziava a vedere qualche crepa nel genere poliziottesco, in quanto i migliori anni erano stati dal 1973 al 1976, ma con un regista come Umberto Lenzi si va sempre sul sicuro. Certo, chi “ tifa “ per la Polizia, rimarrà un po’ deluso da questa pellicola, ma bisogna andare anche oltre in quanto il poliziottesco non è solo violenza, sparatorie e giustizia sommaria , ma contiene anche elementi moralistici e qualche volta ironici che servono per rilassare e far riflettere lo spettatore.
Stefano Steve Bertini