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Interviste ad Osvaldo Martani

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Si intitola “La luna amante del mio fanciul sollazzo” e si tratta dell’ultimo libro di Osvaldo Martani, scrittore che abbiamo incontrato e intervistato proprio in occasione di questa nuova pubblicazione….

Benvenuto Osvaldo,
cominciamo prima di tutto parlando della tua formazione…quali sono stai i passaggi fondamentali che ti hanno apportato un bagaglio culturale tale, da decidere di cominciare a scrivere…?

La mia formazione, come scrittore, è iniziata più di quarant’anni fa leggendo molti libri di tutti i generi, dopodiché ho iniziato a pubblicare silloge poetiche con liriche, poesie, aforismi. La critica così si esprimeva: le liriche eccetera, veri virgulti dell’anima, traducono un vis emotivo forte, cadenzati secondo un preciso ritmo: quello del cuore. La poesia così diventa cosmica e un’intuizione e inno della bellezza, sua fedele e nobile ancella, ma sono anche richiami, appelli, grida, di dolore, di speranza. Poi si è ampliata in racconti, romanzi, gialli, fiabe, quindi posso definirmi un autore poliedrico. Tutto ciò ovviamente è avvenuto negli anni, lentamente, comunque ero già portato all’inizio a questa universalità.

Resta il fatto che, da oltre trent’anni, scrivi liriche e racconti, tra i quali merita sicuramente una menzione la raccolta intitolata “Con le ali azzurre della poesia”, pubblicata nel 1997, che ti è valso il secondo posto al Premio della cultura Regione Piemonte…

Si, e il bello è che non ho vinto solo il secondo premio alla cultura della regione Piemonte, aggiudicandomi la coppa d’argento nel 1997, ma altri riconoscimenti.

Quello della cultura non è ovviamente l’unico, dei tanti premi che hai ricevuto, dal momento che sono tanti i concorsi letterari a cui hai partecipato…Ti va di ricordarne qualcuno in particolare…?

Ho ricevuto un encomio per il libro “il fiore della mia vita”, romanzo pubblicato nel 2010, dal ministero della Cultura di Roma che è stato dichiarato un’opera e indi depositata è registrata nel Registro Pubblico Generale.
A maggio di quest’anno ho ricevuto il premio alla carriera assegnatomi nell’ambito del concorso internazionale di poesia è letteratura “Litterae Florentinae” a Scandicci (Fi).

Parliamo ora del tuo nuovo libro, direi un saggio dato l’argomento e data soprattutto la modalità con la quale viene narrata questa storia…Una storia purtroppo di alcolismo…

L’alcolismo è una malattia dell’anima, che ti dà la possibilità di vedere la faccia nascosta della realtà degli avvenimenti, ritrovare il limite umano, cioè la povertà radicale della persona; è una mistica per la nostra epoca. Un sentimento molto forte, che ha aiutato il protagonista a bere, fu la tenerezza per la gente comune, non poteva abituarsi alla miseria, alla malattia, all’umiliazione, alla solitudine degli altri.

Nonostante la drammaticità del racconto, la storia ha però un lieto fine…e anzi, direi una svolta proprio nel finale…quando il protagonista diventa un punto di riferimento per altre persone con il medesimo problema…

Lo riconosco”, egli scrive, “l’alcol mi ha aiutato a gridare al mondo intero che, esiste uno iato fra l’incomprensione, l’orgoglio, la stupidaggine, e là dolcezza di un mondo futuro, dove l’amore regnerà. Ero sensibilissimo alle critiche ingiuste. La cattiveria e la disonestà esistevano intorno a me, e né mio padre, e né mia madre, mi avevano preparato a superarle. Nella mia mente c’erano sempre le stesse ossessioni: io sono sulla mia Terra, intuizione che il Globo sia molto più di quel che sembri, la gente dorme e avrà gli incubi, sono solo a vegliare su di lui, purché gli uomini siano felici, purché la terra non si stanchi di generarne di altri, il globo piange sulle nostre violenza, la terra si ammalerà per le nostre imbecillità, la mia terra.”

E’ curioso il titolo di questo racconto “La luna amante del mio fanciul sollazzo”.. un titolo evocativo…ma soprattutto poetico…

Quando un bambino è amico della luna acquisisce una pace atta ad aiutarlo per tutta la vita!” Un’infanzia felice, dei genitori che lo amano teneramente e che si amano. Un ragazzino che percorre chilometri e chilometri di solitudine per frequentare i primi anni di scuola, vede attraverso gli alberi la luna che corre quando lui corre e si ferma quando lui si ferma, di tanto in tanto lui le fa l’occhiolino ed ella fa altrettanto. Questo titolo poetico viene da questo concetto sopracitato.

E per concludere ti chiediamo caro Osvaldo, qual è il messaggio che vuoi lasciare ora al pubblico prima di mettersi alla lettura del tuo nuovo libro…?

Ne esce grazie a una comunità di A.A. e scrive il suo libro, per indicare ai suoi simili la via del recupero. Un testo, apparentemente, dedicato ai malati come lui e che ama profondamente, nonostante il suo dramma, il successo delle sue poesie, egli non è mai diventato un personaggio ed è rimasto una persona umile. Leggendo le pagine in cui egli descrive le tappe della sua risalita, non si può fare a meno di riflettere che, in definitiva, il metodo degli A.A. è basato su valori universali: l’umiltà, l’amore, la sincerità, la fiducia.

Sonia Bellin

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